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Occupazioni sotto sgombero, monta la protesta verso il Campidoglio: "No a nuove piazza Indipendenza"

Movimenti in assemblea, giovedì 17, contro nuovi sgomberi

Temono una nuova piazza Indipendenza. Altre tendopoli come quella che in piazza Santi Apostoli si è conclusa dopo sette mesi senza alcuna soluzione alternativa. Pesano anche i ripetuti sgomberi di via Vannina. Dalla Roma dei movimenti per il diritto all'abitare, la città "meticcia", sta montando la protesta verso l'amministrazione a Cinque Stelle di Virginia Raggi. Primo appuntamento, l'assemblea di giovedì 17 maggio alle ore 17 nell'occupazione abitativa di via Tiburtina 1099. 

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, la notizia di un piano per sgomberare sei immobili entro l'estate circolata nei giorni scorsi sui giornali, "e mai smentita". Il dito è puntato anche verso l'assessora al Patrimonio e alle Politiche abitative Rosalba Castiglione che da mesi ha aperto un tavolo con numerose sigle sindacali, movimenti e rappresentanti dei costruttori: "Il comportamento del suo dipartimento ha fino ad oggi bloccato l’utilizzo di decine di milioni di euro stanziate dalla Regione Lazio disponibili da subito per far scorrere la graduatoria di edilizia residenziale pubblica (12mila nuclei in attesa) e affrontare l’emergenza abitativa nel suo complesso, compresi lo scandalo dei residence (Caat) e degli stabili abbandonati occupati per necessità".

Così "per non ritrovarci nella stessa situazione dell’estate scorsa con gli sgomberi di Cinecittà e piazza Indipendenza, costruiamo una mobilitazione cittadina che sia in grado di far cambiare passo all’amministrazione" scrivono in una nota. "Una iniziativa che esprima la forza delle comunità meticce di questa città e che si saldi con le lotte per una diversa qualità della vita nelle periferie". 

In particolare in un quadrante come quello della Tiburtina, dove si terrà l'assemblea di giovedì, "che in questi mesi, dagli sgomberi fatti (via di Vannina) a quelli minacciati (via Scorticabove) è finito sotto i riflettori della guerra ai poveri, anziché alla povertà. Una realtà che nelle sue esperienze virtuose, così come nelle situazioni più complesse e disperate (come la fabbrica abbandonata della Penicillina, diventato rifugio di oltre 500 persone) incarna i diritti negati e la precarietà diffusa, ma soprattutto la possibilità di rifiutare la guerra tra poveri e rovesciare il disagio sociale in capacità di resistenza, di proposta, di lotta".

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