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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Roma è in vendita, le scritte denuncia sui monumenti diventano virali. Ecco cosa significano 

Decine di scritte luminose, "vendesi", proiettate su opere d'arte e palazzi della città

Roma, i suoi palazzi, le sue opere d'arte, le sue infrastrutture. Tutto... in vendita. "Vendesi" sul Colosseo, sul Pantheon, sotto la Tangenziale est, sul palazzo dei Congressi, sulle mura della basilica di San Paolo, su una facciata della Piramide Cestia. Le scritte luminose hanno fatto capolino ieri sera appena dopo il tramonto, tra lo stupore dei passanti pronti smartphone alla mano a non perdere lo scatto social da postare subito su Facebook. Decine di foto che hanno fatto il giro del web. 

Di cosa si tratta? A ora nessuna rivendicazione ufficiale. Ma a quanto apprendiamo non si tratterebbe né di un'azione pubblicitaria di guerriglia marketing, né di una performance artistica. "Vendesi" Roma è una protesta e arriva dal collettivo di Lucha y Siesta, centro per donne vittime di violenza, sotto sgombero perché, appunto, in vendita. Oltre alla proiezione delle scritte, il messaggio è stato veicolato anche sul web con l'hashtag #vendesiroma. Ecco le indicazioni girate ieri sera sulle chat di amici e amiche degli attivisti.

"Stasera, quando cala il buio, faremo partire un’altra campagna in sostegno di Lucha y Siesta. Vi chiediamo di pubblicare queste foto dai vostri profili personali, SENZA NESSUN RIFERIMENTO A LUCHA Y SIESTA e contenente #vendesiroma. Nel post che accompagna le foto, lasciate intendere che siete in questi luoghi e interrogate i vostri contatti su quel che sta succedendo? (es. succedono cose strane in capitale… pare che la piramide sia in vendita, ne sapete niente?) e via di creatività. Questo perché, dato l’imminente sgombero, Lucha intende lanciare un comitato per comprare lo stabile. Questa azione serve a far girare la notizia. Se condividi questo messaggio sei già di grande aiuto per salvare la casa delle donne Lucha y Siesta”.

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Ultimo capitolo quello firmato Lucha y Siesta di una mobilitazione che va avanti da mesi. Di qualche giorno fa un mail bombing a Comune e Regione e una serie di messaggi vocali al contatto whatsapp di Atac. L'immobile in questione è infatti di proprietà della partecipata dei trasporti, rientrato nel concordato preventivo con cui l'amministrazione Raggi vuole risanare il debito dell'azienda. Metterlo in vendita però significa porre fine a un'esperienza ultradecennale a servizio delle donne vittime di violenza. Un epilogo che le attiviste e una vasta schiera di realtà operanti nel sociale, vorrebbero scongiurare.

Di questi giorni il lancio di una possibile soluzione, a fronte del silenzio del Campidoglio sulla questione. "Poiché siamo 'incorreggibili ottimiste', di fronte al vuoto istituzionale e a un attacco tanto feroce scegliamo di reagire puntando lo sguardo a un orizzonte futuro". La Casa delle Donne, tramite un comunicato, ha fatto sapere di voler "costituire un fondo che ci permetta di acquistare lo stabile di Via Lucio Sestio 10".  

"Vendesi" Roma - le strane scritte sui monumenti della città

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