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Teatro dell'Opera, sciopero al via: salta la prima di Ernani con Muti

Lo ha deciso oggi l'assemblea dei lavoratori del teatro dell'Opera di Roma, per protestare contro l'ipotesi di commissariamento. Lo rendono noto i sindacati Cgil, Libersind e Fials

Stop alla prima del 27 novembre e a tutta la produzione dell'Ernani diretto da Riccardo Muti. Lo ha deciso oggi l'assemblea dei lavoratori del teatro dell'Opera di Roma, per protestare contro l'ipotesi di commissariamento. Lo rendono noto i sindacati Cgil, Libersind e Fials.

A seguito della proclamazione dello sciopero da parte delle organizzazioni sindacali per la prima dell'opera Ernani la direzione del Teatro dell'Opera di Roma ha convocato d'urgenza un incontro con le rappresentanze sindacali aziendali per domani alle ore 12.

Di ieri l'ultimatum lanciato dai sindacati e un incontro andato a vuoto con il sindaco Marino. Al primo cittadino, che è presidente della Fondazione, Cgil, Fials e Libersind hanno chiesto di dire "una parola chiara" contro il commissariamento. Ma anche di liberare subito "il finanziamento residuo o almeno parte di esso'' per consentire il pareggio di bilancio. Tocca a lui ora"  dice Lorella Pieralli di Libersind "fugare lo spettro del commissariamento e del default finanziario indotto". Ma Marino tace. 

Segnali incoraggianti non arrivano neanche dal capogruppo Pd in Campidoglio, che sottolinea come il deficit del teatro dell'Opera, non possa "essere attribuito all'attuale amministrazione comunale". "Il partito democratico capitolino - ha dichiarato Francesco D'Ausilio, "è preoccupato unicamente per il destino dei lavoratori, per il mantenimento dei livelli salariali e per la tutela di una eccellenza culturale della città di Roma comunale". 

Per uscire dalla crisi, indica insomma il capogruppo Pd in Campidoglio, ci sono anche altre strade, per esempio il ricorso al Fondo di emergenza per le Fondazioni liriche istituito dalla legge Bray. Perché oggi, ribadisce, "il Comune di Roma non può più erogare 20 milioni di euro vista la complessa e deficitaria situazione del bilancio capitolino". 

E non va meglio sul fronte della Regione, l'altra istituzione verso la quale il teatro rivendica crediti (che secondo i sindacati ammontano a 8,5 milioni di euro) che oggi con una nota ribadisce di essere in regola con le date concordate per il saldo dei suoi debiti. 

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