Coronavirus, fase 2 del trasporto pubblico a rischio sciopero: “Mezzi affollati e pochi controlli”
Le sigle sindacali Orsa e Usb contro l’ordinanza della Regione Lazio: “Bus e treni rischiano di diventare veicoli di contagio”
“I mezzi di trasporto pubblico rischiano di diventare un potenziale veicolo di diffusione del contagio”. Sono le organizzazioni sindacali Orsa Tpl e USB Lavoro Privato a lanciare l’allarme sulle condizioni in cui si trovano ad operare nella fase 2 dell’emergenza Coronavirus i conducenti e il personale del trasporto pubblico romano.
Sindacati sul piede di guerra: “Mezzi sovraffollati”
Secondo i sindacati l’ordinanza della Regione Lazio metterebbe “a repentaglio salute e sicurezza”. Dito puntato soprattutto sul punto nel quale il provvedimento stabilisce che i mezzi del trasporto pubblico locale regionale possono trasportare un numero di passeggeri fino al 50% della capienza massima, “autorizzando de facto un sovraffollamento su bus, tram, metro e treni regionali”
“Basti pensare che su un bus da 12 metri – fanno notare Orsa e Usb - sono autorizzate a salire fino a 50 persone! Tale disposizione appare fortemente in contrasto con i contenuti del DPCM 26 aprile 2020, incongruente rispetto alle misure in esso contenute, rendendo impossibile rispettare la distanza interpersonale di almeno 1 metro”.
La fase 2 del trasporto pubblico a rischio sciopero
Da qui l’apertura della procedura per lo sciopero: uno stop dei mezzi pubblici che, se confermato, investirà Atac, Cotral e Roma Tpl. Nella fase due dell’emergenza Covid-19 dunque potrebbero a breve fermarsi bus, metro e ferrovie.
Su bus e metro mancano i controlli
I sindacati denunciano poi la carenza di controlli relativi al rispetto delle misure di contenimento e prevenzione, dai contingentamenti all’utilizzo di dispositivi di protezione da parte dell’utenza. “Un nodo irrisolto che abbiamo sollevato già prima dell’inizio della fase 2, con le aziende che non riescono a far fronte esclusivamente col personale a disposizione e il supporto delle Istituzioni che appare ancora decisamente insufficiente”. Tutto ciò, dicono Orsa e Usb, “espone il personale che opera frontline a ulteriori rischi e scarica su di esso tutte le difficoltà di questa situazione emergenziale”.