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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Sciolta la giunta: al via polemiche e congetture sulla “nuova” fase

Dopo la revoca delle deleghe a consiglieri e assessori con l'azzeramento della giunta capitolina le polemiche del Pd e l'Udc per cui "Non esiste nel novero delle cose entrare nella Giunta"

Nel pomeriggio di ieri, la decisione del sindaco di sciogliere la giunta, ha concretizzato quel rimpasto di cui si vociferava da un po' e che da tempo il colle più importante della capitale rimandava. Poi la svolta con Alemanno che firma le ordinanze con cui revoca le deleghe ad assessori e consiglieri e la promessa di effettuare le nuove nomine entro giovedì 13 gennaio.

Ed è su questa seconda parte che si gioca la partita: nuovi nomi, assessori, consiglieri da portare al Campidoglio, quelli che rimarranno scrollandosi di dosso la polvere di questo scossone che non li ha travolti e quelli che arriveranno con il terreno già assestato dal terremoto. Poltrone, carriere e partiti. Un comune da rendere politicamente più simile al governo della regione, nomi da cambiare dopo i troppi scandali o ribaltone da prima repubblica, per capirlo basterà attendere le nuove nomine e vedere i colori, le storie e i volti che saliranno sul colle.

Intanto, dopo il fulmine scagliato dal sindaco, il tempo della politica romana è squarciato da polemiche, congetture e le immancabili dichiarazioni. Tra tutte, quella più interessante, è forse quella di Lorenzo Cesa dell'Udc che nega la possibilità di un'entrata del proprio partito in giunta: “Le chiacchiere stanno a zero: la possibilità che l'Udc entri nella giunta comunale di Roma semplicemente non esiste.” Il segretario nazionale dell'Udc, nel pomeriggio di ieri ha incontrato i consiglieri comunali centristi Alessandro Onorato e Francesco Smedile. Se già Cesa era stato chiaro sull'atteggiamento del partito nei confronti del rimpastone romano, Pier Ferdinando Casini ribadisce il concetto addirittura con maggiore schiettezza: “Non esiste nel novero delle cose che noi possiamo entrare nella Giunta comunale di Roma. "Noi - ha aggiunto il Leader dell'Udc - restiamo all'opposizione perché abbiamo un giudizio completamente negativo sul governo di Alemanno.”

Dal Pd invece arriva la conseguente richiesta di dimissioni di Alemanno, richiesta avanza nuovamente dal segretario del Pd Marco Miccoli: "L'azzeramento della Giunta deciso oggi dal sindaco Alemanno è la dimostrazione più lampante del fallimento di questa gestione della destra romana. A questo punto per coerenza si dovrebbe dimettere anche il sindaco visto che l'incapacità totale di questa Amministrazione è soprattutto colpa sua. "Non era mai successo - conclude Miccoli - che dopo appena due anni e mezzo una Giunta della Capitale d'Italia fosse revocata in questo modo. La città allo sbando è ora ufficialmente anche senza governo.”

Singolare la dichiarazione di Mino Dinoi dell'Api che tira in ballo anche il gradimento dei sindaci pubblicato ieri dal Sole 24 Ore in cui Alemanno non spicca per i consensi tra i suoi cittadini: "La lettura, questa mattina, del sondaggio su Il Sole 24 Ore sul suo gradimento, ha fatto completamente saltare i nervi al sindaco di Roma, il quale, per tutta risposta, ha deciso di azzerare la sua giunta e di ritirare le deleghe, delle quali è ormai impossibile tenere il conto, concesse ai singoli consiglieri comunali".

"Si tratta - prosegue Dinoi - di una sconfessione totale, da parte del Sindaco, di tre anni di lavoro. A questo punto ci sembra che Alemanno, dopo aver allontanato i suoi collaboratori più stretti, deve assolutamente dimostrare di essere ancora in grado di contare su una maggioranza oltre che dimostrare, cosa finora mai avvenuta, di saper governare la città, che continua nel frattempo a sprofondare nel caos. E nutriamo molti dubbi al riguardo."

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