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Sanità privata senza contratto, Di Cola (Fp Cgil): "Situazione vergognosa, anche Zingaretti assuma un impegno concreto"

Intervista al segretario regionale della Fp Cgil Natale Di Cola

Dall’ospedale Vannini al Cristo Re passando per il San Carlo di Nancy e la fondazione Don Carlo Gnocchi. Sono oltre cento le strutture sanitarie convenzionate che negli ultimi giorni hanno visto comparire sui cancelli d’ingresso bandiere e striscioni di protesta da parte dei lavoratori organizzati dai sindacati Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio. Per capire le motivazione della mobilitazione Romatoday ha intervistato il segretario della Fp Cgil di Roma e del Lazio, Natale Di Cola. 

Chi sono i lavoratori che si stanno mobilitando e perché? 

Sono 12 anni che il contratto dei lavoratori impiegati nelle strutture della sanità convenzionata accreditata non viene rinnovato. Ospedali e cliniche che svolgono servizi per i cittadini e che vengono remunerate dalla Regione con soldi pubblici. Nel Lazio sono oltre 25 mila i lavoratori della sanità che hanno lo stipendio fermo al 2006. Ai colleghi delle strutture pubbliche, nello stesso lasso di tempo, è stato rinnovato due volte. 

Qual è stata la scintilla che ha fatto scattare la protesta? 

Dopo un anno di trattativa al tavolo nazionale, le controparti hanno proposto un rinnovo del contratto con un aumento economico pari a zero. Di fatto, hanno impedito il rinnovo. Una vergogna. Per questo i lavoratori, dopo la giornata di sciopero di dicembre, hanno ripreso la mobilitazione. Ogni giorno saremo fuori dalle strutture interessate, più di cento tra Roma e il Lazio, per spiegare ai familiari dei pazienti che i loro parenti vengono curati da infermieri trattati in questo modo da importanti gruppi imprenditoriali che fatturano milioni di euro di utili ogni anno. Il tutto senza considerare che l’attività svolta da queste strutture accreditate non è destinata a contrarsi nei prossimi anni ma rimarrà costante. Una situazione vergognosa perché un lavoratore senza contratto non subisce solo un danno economico ma anche un’umiliazione. 

A differenza dei colleghi che svolgono le stesse attività per le strutture pubbliche, quali condizioni di lavoro hanno vissuto in questi anni i lavoratori della sanità convenzionata accreditata?

Oltre alle differenze di natura retributiva, per esempio, non hanno avuto accesso alla previdenza complementare o ai meccanismi di incentivazione promossi dalla contrattazione integrativa. Direi che hanno perso molte opportunità che ai colleghi del pubblico sono invece state date. 

Ieri il presidio davanti alla sede dell’Aris, l’associazione datoriale della sanità privata religiosa, venerdì sarà la volta della protesta davanti all’Aiop, che organizza le strutture laiche. La situazione è nazionale ma la mobilitazione che state portando avanti è a livello regionale. Cosa chiedete?

Da un lato chiediamo alle associazioni datoriali un atto di responsabilità: Aiop e Aris del Lazio sono tra le più grandi e importanti in Italia. Dall’altro è impesabile che la politica, sia a livello regionale sia nazionale, non stia intervenendo. Nicola Zingaretti si è sempre espresso a favore del rinnovo del contratto e ci aspettiamo che, nella sua doppia veste di presidente della Regione e di segretario nazionale del Pd, assuma un impegno concreto in merito. Una delle proposte che avanziamo da tempo riguarda, per esempio, l’inserimento nelle procedure di accreditamento di una clausola relativa all’applicazione di contratti rinnovati. 

La mobilitazione proseguirà anche nelle prossime settimane?

La situazione è esasperante e non escludiamo un nuovo sciopero. Nel frattempo continueremo a informare i cittadini sulla situazione che stanno vivendo i lavoratori di queste strutture e spiegheremo loro i motivi di eventuali disagi. Le mobilitazioni continueranno non solo a Roma ma anche in tutto il resto d’Italia. 

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