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Il salva Roma diventa il "salva Comuni": si lavora all'accordo ma prevale la linea Salvini

Oggi in commissione Bilancio il tentativo di trovare la quadra con un pacchetto di emendamenti ad hoc

Il "salva Roma" diventa salva Comuni, tutti i comuni. Non solo la Capitale. Oggi in commissione Bilancio e Finanze il governo giallo verde cercherà in extremis la quadra sul provvedimento che, nei desiderata del M5s e così come da formulazione originaria del provvedimento, dovrebbe chiudere la gestione commissariale del debito storico che grava da anni sulle casse capitoline spostandolo in capo allo Stato per la rinegoziazione dei debiti con le banche. Una strada che, se intrapresa, dovrà però valere per tutti i comuni in dissesto finanziario. 

Già, è questo quanto richiesto fin da subito dalla Lega, che alla fine avrebbe vinto la partita. Non si salva solo Roma ma tutti gli enti locali. Questo dovrebbe essere l'accordo raggiunto dalle parti, da inserire in un pacchetto di emendamenti da presentare oggi in commissione. Ricordiamo che il decreto Crescita è atteso nell'Aula di Montecitorio non prima di giovedì e poi dovrà passare al Senato per essere convertito entro il 29 giugno. E ricordiamo anche che dal Cdm il provvedimento voluto dai grillini è uscito ribaltato: si chiude il commissariamento sì, ma il debito viene accollato direttamente al Campidoglio.

L'alternativa per il salva Roma è lo stralcio totale del testo, e il suo reinserimento in una norma ad hoc, sempre estesa a tutti gli enti locali in difficoltà. In ogni caso, senza un appiglio normativo, i conti della città rischiano il default nel 2022. E la sindaca Virginia Raggi è su tutte le furie, ai ferri corti sulla questione con i vertici M5s: "Vogliono avvantaggiare le banche invece che i cittadini, la nostra pazienza è finita".

Dure critiche dall'opposizione. "Si tratta di un pregiudizio anti romano derivato da una vecchia inaccettabile discriminazione di un partito regionalista e settentrionalista che non dovrebbe più aver ragione di essere" attacca il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, di Fratelli d'Italia. "Ma è evidente, in forza di questo accordo, che per Di Maio e Salvini Roma è uguale a tutte le altre città, nessun paragone con ciò che Parigi, Londra e Berlino rappresentano per le rispettive nazioni. Il Governo pentaleghista conserva questo pregiudizio che si traduce in un danno economico per l'intera nazione, impedendo che la capitale diventi un volano economico e faccia fruttare al meglio il suo residuo fiscale. Considerando che la Lega Nord ha ottenuto 15 punti in meno nelle ultime elezioni europee rispetto alle altre province del Lazio, si può concludere che la sua antipatia per Roma è adeguatamente ricambiata". 

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