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Salario accessorio, Causi incontra i sindacati e "apparecchia" il tavolo per il Commissario

Dopo mesi di stallo il vicesindaco con delega al Personale annuncia la riapertura della trattativa. Il tempo però è poco: il 2 novembre, dopo le dimissioni di Marino, arriverà un commissario

Dopo mesi di stallo, si riparte con la contrattazione sul salario accessorio. Ieri il vicesindaco con delega al Personale Marco Causi ha incontrato le rappresentanze sindacali “ per comunicazioni in merito al contratto decentrato”. La trattativa si era interrotta con l'ex vicesindaco Luigi Nieri ormai nel giugno scorso e ad oggi, dopo la bocciatura dei lavoratori della pre-intesa raggiunta tra l'amministrazione e i sindacati, in vigore c'è ancora il contratto unilaterale licenziato dalla giunta capitolina nel luglio 2014. 

Ora Causi mette sul tavolo una nuova proposta. “Nel corso della prossima riunione il Campidoglio si è impegnato a rendere pubblica la proposta avanzata dall'amministrazione capitolina per la ricomposizione del fondo destinato al salario accessorio, su cui si richiede un parere di convalida all'Aran” ha spiegato l'assessore in una nota. Causi ha infatti chiesto all'organismo pubblico di valutare il comune di Roma come un ente 'nuovo', dopo la sua trasformazione nel 2010 in Roma Capitale. Tenendo in considerazione questo punto e i cambiamenti che il Campidoglio ha dovuto affrontare in questo passaggio, per l'assessore, si porrebbero le basi per una ricostituzione dei fondi destinati al salario accessorio.   

“Contestualmente” continua la nota “verranno affrontati anche gli aspetti legati all’organizzazione del lavoro e ai criteri di valutazione dei dipendenti comunali, su cui sono emerse alcune criticità”. Quei criteri di 'produttività' che avevano rappresentato il perno della precedente proposta. Il tentativo sarebbe quello di dare più consistenza alla parte stabile. 

Il tempo a disposizione non è molto. Il 2 novembre le dimissioni del sindaco Ignazio Marino diventeranno operative e tutto passerà nelle mani di un commissario. La speranza è che si arrivi ad un accordo il prima possibile anche se sembra difficile che l'intesa, dopo mesi e mesi di rinvii e difficili trattative, venga raggiunta in pochi giorni. In questo caso, arrivare alla firma di un accordo chiave come quello che regola il salario e l'organizzazione del lavoro per i 24 mila dipendenti capitolini potrebbe essere un passaggio troppo delicato e 'duraturo' per una figura tecnica. Il nodo del salario accessorio, in vista del Giubileo, rimane quindi un punto caldo impossibile da rimandare.  

“Dobbiamo ristabilire la normalità delle relazioni sindacali” ha sottolineato Causi “e la riattivazione di questo tavolo è un passaggio fondamentale per affrontare nel migliore dei modi le prossime sfide che vedranno al centro la città Roma, a partire dagli impegni giubilari” continua. “Il salario accessorio è stato tra gli impegni prioritari dell’amministrazione e mio personale, perché il nostro dovere è mettere in campo ogni azione possibile per risolvere le questioni legate alla legittimità dei fondi, oggetto dei rilievi del Mef, e ricondurre la discussione all’interno di un quadro di collaborazione virtuosa tra Comune e dipendenti”.

"Le parole di Causi sembrano quelle di chi è in campagna elettorale o quelle di un discorso di insediamento, non certo quelle di un assessore a mezzo servizio da consumare preferibilmente entro il 2 novembre” commenta Stefano Giannini coordinatore di Roma del DICCAP. “Di parole ne abbiamo sentite molte in due anni, gli unici fatti invece sono i tagli ai salari dei dipendenti. Ci prepariamo ad affrontare un giubileo senza un contratto e senza un datore di lavoro: sarà colpa dei dipendenti anche questa volta?” conclude Giannini. 

“L'intervento di Causi certifica il fallimento dell'amministrazione Marino sul tema del personale” commenta Natale di Cola, segretario generale della Fp Cgil di Roma e Lazio. “Il sindaco Marino a giugno aveva promesso un nuovo contratto entro settembre mentre ieri il vicesindaco ha nuovamente rimandato l'apertura di un tavolo di confronto. E il dato preoccupante è che i lavoratori, nel frattempo, per via del contratto unilaterale in vigore, vedono il loro stipendio decurtato mese dopo mese. Ad oggi inoltre non ci sono certezze in merito ad un nuovo accordo mentre l'avvio Giubileo è sempre più vicino. Ci auguriamo che si apra presto la trattativa, prima del nuovo commissariamento che complicherà ulteriormente la situazione”. 

La situazione è stata commentata, in una nota, anche da Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Roma Capitale e la Uil Fpl Roma e Lazio: "L'amministrazione ha sostanzialmente rinviato ulteriormente la soluzione del problema. Pur apprezzando l'impegno assunto dal Vice Sindaco appare paradossale che da oltre 10 mesi l'amministrazione stia erogando salario ai propri dipendenti attraverso regole che si è unilateralmente data, attraverso l'applicazione di un contratto non condiviso con le parti sociali, utilizzando un fondo da lei stessa costituito e ora in discussione" scrivono.

I sindacati "consapevoli del fatto che il Fondo che Roma Capitale destina ai propri dipendenti sia tra i più bassi d'Italia se confrontato con realtà al pari della nostra, sostengono che questo debba rimanere integro nell'ammontare costituito. E' inimmaginabile che si possa pensare di affrontare un impegno mondiale come quello del Giubileo, oramai alle porte, senza che i dipendenti, asse portante di tutte le strutture capitoline, siano messi nelle condizioni di avere regole certe sull'organizzazione, sull'erogazione dei servizi alla cittadinanza e soprattutto regole contrattuali certe". le rappresentanze sindacali chiedono quindi che "dalla prossima settimana siano effettivamente riattivate le relazioni sindacali a tutela e ripristino di una serie di diritti lesi". Obiettivo, arrivare "alla sottoscrizione, entro brevissimo tempo e se pur in amministrazione Commissariata, di un nuovo Contratto Decentrato Integrativo. Una cosa è certa, se i tempi continueranno ad essere dilazionati, come sino ad oggi accaduto, riprenderemo con forza la mobilitazione in virtù di uno stato di agitazione già proclamato e mai ritirato". 

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