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Venerdì, 26 Aprile 2024
Politica

G8, bufera dopo le parole di Sabella: Sel e Marino ai ferri corti

L'intervista resa Repubblica dall'assessore della giunta Marino scatena la reazione di Sel. Smeriglio, vice presidente della Regione: "Ecco le mie 14 domande". Marino si infuria e minaccia di 'dimissionare' Nieri

Il G8 di Genova e le polemiche seguite al pronunciamento dell'Europa sui fatti della Diaz, sbarcano in Campidoglio. E' un'intervista resa dall'assessore alla legalità Alfonso Sabella, all'epoca (nel 2001) magistrato di sorveglianza a Genova, a fare da detonatore ai mal di pancia che covavano da giorni. L'area di estrema sinistra della maggioranza romana, quella di Sinistra Ecologia e Libertà, attendeva al varco l'assessore sul quale, nonostante una sentenza di assoluzione, grava a tutt'oggi una grave ombra. E ieri quest'ombra si è fatta più grande, talmente grande da materializzarsi in una grande polemica.

Già, perché nell'intervista resa a Giovanna Vitale, Sabella parla di "un piano di arresti preventivi poi saltati", di "servizi che hanno cancellato i suoi tabulati telefonici" e di errori di valutazione nel difendere mediaticamente nell'immediato l'operato di chi aveva agito alla Diaz e a Bolzaneto. A Massimiliano Smeriglio, vice di Zingaretti in Regione, e di fatto capo di Sel a Roma, è bastato leggere quest'intervista per mettere nero su bianco, dubbi che covava evidentemente da tempo. Su facebook ha così pubblicato 12 domande, accompagnandole con un duro commento

"Ho letto con grande attenzione l’intervista su Repubblica dell’assessore Sabella. Io c’ero al G8 di Genova 14 anni fa, come rappresentante istituzionale. E come tanti altri ho subito violenze e restrizioni in altre circostanze mai viste, né prima, né dopo. Il tema per me non è quello delle dimissioni di Sabella, che è arrivato in Campidoglio, tra l’altro, dopo la partenza dell’inchiesta di Mafia Capitale. Il tema è quello di stabilire una verità giudiziaria e storica su Genova. Ecco perché, leggendo l’intervista, mi sono venute spontanee alcune domande per l’assessore. Le stesse domande che dovrebbe poter fare una commissione d’inchiesta parlamentare".

A Smeriglio si sono accodati altri esponenti del partito di Vendola, Gianluca Peciola su tutti. La presa di posizione però non è piaciuta al sindaco Marino che, su tutte le furie, al termine di un incontro al Prefetto ha dato in pasto alla stampa dichiarazioni di guerra

"Nessuno si deve permettere di criticare l'azione di un uomo che ha rischiato per tutti noi la propria vita e quella dei suoi familiari inseguendo, identificando e arrestando persone come Giovanni Brusca che hanno massacrato Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta. Se non abbiamo rispetto per queste persone allora forse è meglio che lasciamo il Paese".

Ad aggiungere altri particolari è questa mattina il Corriere della Sera che parla di una crisi sfiorata. Marino infatti, secondo la minuziosa ricostruzione di Ernesto Menicucci, apprese le parole di Smeriglio, ha chiamato infuriato il vice sindaco Luigi Nieri, chiedendogli di rimettere le deleghe. Sarebbero quindi seguite ore di grossa tensione, con il sindaco inamovibile sulla sua posizione e i ricucitori a far da pacieri.

A muovere per primo le "truppe della pace" è stato Zingaretti che, chiamato in causa da Marino, avrebbe spinto Smeriglio ad un parziale dietrofront. E così in serata è stato lo stesso Governatore a parlare di equivoco chiarito. Che qualcosa però stesse accadendo lo raccontano le parole di Gianluca Peciola: "Marino ci sta cacciando dalla maggioranza, noi chiediamo solo la verità su Genova".

La ricostruzione di Menicucci trova conferme anche nelle parole di Melilli, segretario del Pd, che si complimenta con Smeriglio per i chiarimenti alle sue parole. Nel silenzio nel frattempo le colombe di Sel erano riuscite a rabbonire Marino. E' Menicucci a dare un volto a queste colombe, Nicola Frattoianni e Loredana De Petris, vendoliani di ferro. In tarda serata la crisi è rientrata. In Campidoglio comunque il nervosismo è palpabile

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