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Roma Metropolitane, mal di pancia nel M5s dopo il sì alla liquidazione. E il Pd pensa a ricorso al Tar

Polemiche e malumori dopo il voto di ieri in aula Giulio Cesare. Dai dem la richiesta di parere al Segretariato su un vizio di forma legato all'atto: "Potrebbe essere nullo"

Malumori che serpeggiano tra i consiglieri di maggioranza, possibili ricorsi al Tar da parte dell'opposizione e il clima che si scalda in vista dello sciopero del 25 ottobre. Il capitolo Roma Metropolitane è tutt'altro che chiuso. Ieri il voto in aula Giulio Cesare alla delibera per la messa in liquidazione della società controllata che dal 2005 si occupa - non senza problemi di cassa - della progettazione di opere del trasporto pubblico. Dopo una seduta fiume di 13 ore scandita dalle proteste di lavoratori e consiglieri di minoranza, è arrivato (con i soli 25 voti favorevoli dei pentastellati) il sì finale. Che oggi porta con sé strappi e polemiche. 

La consigliera dissidente: "Iter poco chiaro"

"Non è stato condiviso per niente tutto l'iter amministrativo, ma soprattutto mancano gli scenari di cosa succederà nei mesi successivi al voto delle messa in liquidazione". La prima voce infuriata è di Monica Montella, consigliera M5s che si è rifiutata di votare l'atto, dicendosi pronta anche a essere cacciata. Prima in aula durante il suo intervento, poi su Facebook in risposta agli utenti, ha espresso chiaramente la sua contrarietà rispetto a una procedura a suo dire poco trasparente, che non chiarisce le varie fasi del processo. "Sono convinta che si possa trovare una terza strada. Aspettiamo almeno l'incontro tra la sindaca e il ministro De Micheli" suggeriva ieri schierandosi di fatto con la richiesta delle opposizioni: prendere tempo.  

"Io, espulsa dalla chat"

Oggi, contattata da RomaToday, non vuole aggiungere molto altro, se non un laconico: "Sono amareggiata, questo sì". Nessuno l'ha contattata, dice. "L'unica solidarietà l'ho ricevuta dagli attivisti dell'VIII municipio, il mio, che hanno riconosciuto il mio lavoro". Ha un sito Montella, dove raccoglie atti e testi vari relativi alla sua attività di consigliera. Ci sono anche le tante richieste di accesso agli atti proprio su Roma Metropolitane. Quelle alle quali sostiene di non aver ricevuto risposte esaustive. Assicura che non ha intenzione di lasciare i Cinque Stelle: "Credo ancora nel Movimento". Ma non in alcune sue declinazioni che tanto somigliano alla "vecchia politica". Intanto, a riprova della pessima aria che tira, la consigliera è stata espulsa dalla chat dei Cinque Stelle su Telegram, come lei stessa ci conferma. 

"Il punto non è che non fosse d'accordo, ma i panni si lavano in famiglia" commenta Paolo Ferrara, ex capogruppo. "Ci sono state tante occasioni per verificare le carte, poteva chiedere ed esprimersi tutte le volte che voleva". Certo, riconosce la portata di una delibera simile. "Io sono il primo ad aver avuto dubbi, in tanti ne abbiamo avuti, legati sia al futuro delle opere pubbliche che a quello dei lavoratori". Dubbi dipanati, almeno per lui e per chi alla fine ha scelto di allinearsi. 

Il Pd: "La delibera potrebbe essere nulla"

A non mollare invece è l'opposizione. Dal centrosinistra la richiesta di un parere al Segretariato generale sull'ammissibilità stessa della delibera. "Il dg Franco Giampaoletti ha firmato la delibera in qualità di delegato alle Partecipate della sindaca ad interim, un incarico rinnovato per almeno 3 volte l'ultima delle quali ad aprile fino al 30 giugno, e quindi scaduto" attaccano dal Partito democratico. "Non esiste un atto successivo che proroghi questo incarico, motivo per cui abbiamo chiesto al Segretariato se questo possa comportare un vizio di nullità o annullabilità della delibera qualora malauguratamente venisse approvata" ha spiegato il presidente della commissione Trasparenza di Roma Capitale, Marco Palumbo. Il parere del Segretariato è atteso tra domani e giovedì. Se dovesse essere positivo rispetto al quesito, e quindi confermare l'ipotetica nullità dell'atto, i dem pensano a un ricorso al Tar. 

"Come consiglieri essendo una delibera d'aula e non di giunta rispondiamo in solido" spiega il capogruppo dem Giulio Pelonzi. Tocca però prima capire se il ricorso di amministratori pubblici contro la stessa amministrazione pubblica preveda o meno la decadenza dalla carica. "Domani lo appureremo". Senza contare, oltre al presunto vizio di forma, la sostanza contenuta nella delibera. "Non è una liquidazione volontaria, è una liquidazione provocata - conclude Pelonzi - ho depositato in capigruppo e in commissione mobilità la copia di un accordo del 2018 tra l'au (amministrazione unico, ndr) e il Comune in cui c'era l'impegno da parte della società a non richiedere 4 milioni e mezzo al Comune delle annualità 2014, 2015 e 2016, e da parte del Comune in cambio di mettere in campo una serie di azioni di risanamento, che non sono mai arrivate"

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