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Congresso Pd, nei circoli di Roma trionfa Renzi. Si spacca l'area degli ex Ds

Netta l'affermazione dell'ex Premier che vince con il 62,33% dei voti. Sconfitto Orlando e il suo principale sostenitore romano, Nicola Zingaretti

Nei circoli di Roma trionfa Matteo Renzi. Il voto degli iscritti premia la mozione dell'ex Premier che supera il 60%, attestandosi a quota 4868, ovvero il 62,33%. Staccato, più delle attese, Andrea Orlando, che prende 2644 voti, equivalenti al 33,85%. Indietro Michele Emiliano che non raggiunge il 4%. Orlando vince solo in 2 municipi su 15 (V e XI). Un trionfo importante, perché si tratta del primo test tra gli iscritti post commissariamento Orfini e dopo la cacciata di Marino. Un voto che, oltre ad avere valore per il congresso nazionale, inizia a segnare le posizioni in vista del congresso romano di giugno. 

Il grande sconfitto, almeno in apparenza, è Nicola Zingaretti. L'ex governatore qui a Roma è stato il principale, e quasi unico, sostenitore di Orlando. Distrutto il cliché che vuole gli ex Ds posizionati contro Renzi. Un blocco considerevole, grazie alla spinta di Roberto Morassut, e ad alcuni ex veltroniani, si è infatti spostato verso l'ex Premier, garantendogli il trionfo netto in zone come Tor Bella Monaca e più netto del solito, come all'Eur. Si divide, qui a Roma più che altrove, la corrente dei turchi dove Orfini ha portato voti a Renzi contro il suo ex amico Andrea Orlando. Si sgretola il fronte renziani-orfiniani-zingarettiani che ha portato alla candidatura alle primarie di Roberto Giachetti.

I fronti sono ora opposti e leggendo i voti in quest'ottica semplice e banale, si può dire che Renzi si è preso Roma e così dovrebbe accadere anche al congresso romano. La realtà è però molto più complicata.

In vista del congresso cittadino di giugno le manovre sono appena cominciate. Due componenti fortissime che hanno sostenuto Renzi sono da sempre "volatili" e legate più all'analisi del momento o alla scelta del singolo candidato. Parliamo di areadem di Franceschini e del gruppo che fa capo a Roberto Morassut. La vittoria, così netta nei contorni, è dovuta al loro appoggio e il loro spostamento può riaprire i giochi. Lo sa bene Orfini, lo sanno bene i zingarettiani e lo sanno ancora meglio i turborenziani che, a parte il caso tanto isolato quanto rumoroso di Luciano Nobili, hanno tenuto tutti un profilo basso. 

Ecco perché un'idea che circola sempre di più nella pancia del partito è quella di arrivare a giugno con un candidato unico, per non spaccarsi ulteriormente. Da qui i mal di pancia di molti turborenziani per l' "uscita coatta" di ieri di Luciano Nobili. Il renziano doc nella Capitale ha postato su facebook le parole del 2012 di Marco Miccoli, ex segretario romano e zingarettiano di ferro, che all'epoca diceva: "A Roma nun se passa". "Sono felice", spiega Nobili, "perché hanno vinto Matteo Renzi e Maurizio Martina con oltre il 62 per cento dei voti con punte incredibili come il 67 per cento del centro storico, il 76 per cento dell'Eur, l'87 per cento di Tor Bella Monaca. E non era previsto, né scontato, né facile".

Quindi l'attacco della precedente gestione. "Serve ricordare che c'è stata una stagione in questa città in cui il segretario del Partito Democratico, oggi parlamentare, invece di interpretare un ruolo di garanzia e di lavorare all'unità - proprio mentre Matteo Renzi pronunciava un bellissimo discorso della sconfitta mettendosi a disposizione di chi aveva vinto e di tutto il partito - scriveva "A Roma nun se passa!" come se avesse battuto dei barbari o dei nemici, non dei compagni di partito. Era la stagione in cui qualcuno ha posto le basi dei disastri degli anni successivi. Per fortuna è alle nostre spalle. E nonostante la nostalgia di qualcuno, grazie ad una comunità forte, orgogliosa e unita, non tornerà".

Un'uscita che ha provocato la reazione di Marco Miccoli. "Leggo che Luciano Nobili, capo indiscusso del renzismo romano, dichiara che col voto ai congressi di ieri, si sarebbe chiusa a Roma l'era di Bettini e Zingaretti. Evidentemente voleva spiegarci che é iniziata la sua. Peccato però che lo statista in questione, dal 2013 ad oggi, è stato vice segretario del PD romano, ha affiancato Orfini nel commissariamento del partito, ed è stato memorabile stratega della campagna elettorale di Giachetti contro Virginia Raggi. Gli strepitosi risultati, sono sotto gli occhi di tutti. Ora euforico dice che a Roma si cambia verso. Non ho capito, lascia il PD?". 

Non casuale, in questa zuffa social, la dichiarazione di Roberto Morassut: "La vittoria di Renzi tra gli iscritti di Roma non è la vittoria di una parte del partito su un'altra ma la vittoria di una visione aperta e popolare del Pd, quella che i nostri iscritti vogliono ma che negli ultimi tempi è mancata e che dobbiamo saper ricostruire anche innovando quanto di straordinario i democratici e la sinistra romana hanno fatto in passato e fanno oggi nelle amministrazioni di questa regione".

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