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Rom, arriva il rimpatrio assistito. E sul Camping River il Comune ammette: "Fallite le misure di assistenza"

Allo studio i dettagli che verranno inseriti in un'apposita delibera. Il delegato alla Sicurezza Marco Cardilli: "Proposte inclusive fin'ora non hanno dato risultati sperati"

Non solo assistenza nella ricerca di un alloggio e di un lavoro. La chiusura dei campi rom prevederà anche la formula del rimpatrio assistito. La nuova misura stabilita dal Campidoglio dovrebbe passare dall'esame dell'aula tramite una delibera ancora in via di definizione, come spiegato dal delegato alla Sicurezza del Comune Marco Cardilli all'AdnKronos: "Verranno ampliate le possibilità di estendere i progetti inclusivi del piano per il superamento dei campi rom anche ad altre forme di aiuto, tra le quali il rimpatrio assistito, che inizialmente non era previsto".

Il piano rom fallito 

E' un correre ai ripari quello del Campidoglio, di fronte a un piano rom che ad oggi è quasi all'anno zero. Come più volte sottolineato da RomaToday, la chiusura dei campi così come progettata dalla giunta Raggi ha già dimostrato diverse falle. A quasi un anno dalla presentazione del cronoprogramma i risultati raggiunti sono quasi nulli. 

Sulla carta la strategia, fissata con apposita delibera, pone al 31 dicembre 2020 il termine per la chiusura di due insediamenti su otto, La Barbuta e La Monachina, tramite un percorso di accompagnamento delle famiglie verso un'autonomia alloggiativa (i nuclei sono invitati a cercare da soli una casa, con un bonus affitto fino a 800 euro per due anni agli aventi diritto) e lavorativa, con gli operatori sociali di viale Manzoni a fare da "consulenti". Ma il bando per affidare le operazioni del primo campo interessato, La Monachina (municipio XIII) è andato deserto mesi fa e non è ancora stato ripubblicato. Per l'altro invece, La Barbuta (Ciampino), siamo ancora in alto mare. 

L'esperimento sul Camping River

Sullo sfondo l'esperimento avviato al Camping River, il campo sulla via Tiberina dove ieri sono intervenuti per un blitz gli agenti della Polizia Locale. Doveva chiudere il 30 settembre e invece semplicemente non è stato rinnovato il contratto con la cooperativa che gestiva l'area, le famiglie però sono rimaste dov'erano. Nei fatti lo spazio si è trasformato in un mega campo abusivo. E' lo stesso Cardilli ad ammetterlo, sempre intervistato dall'agenzia di stampa: "Non si è riusciti a liberare l'area perché le proposte inclusive che riguardano la gran parte dei nuclei che vi risiedono non hanno portato ai risultati sperati". Parla del contributo per l'affitto da erogare a contratto firmato

In pochissimi sono riuciti a trovare una casa in un'agenzia immobiliare senza una copertura economica. E poi dell'inserimento lavorativo. Stessa situazione. "Essendo basati sul coinvolgimento volontario delle famiglie e degli abitanti, non hanno sortito l'effetto sperato. Loro hanno accettato l'aiuto ma hanno trovato difficoltà oggettive nella possibilità di stipulare affitti, difficoltà in parte legate anche a un approccio culturale che deve man mano prendere piede e che necessita quindi di tempi di razionalizzazione da parte delle popolazioni". 

Insomma, per il momento il piano rom ha mostrato più di una criticità. Da qui la necessità di metterci le mani, introducendo la possibilità di rientrare nel paese d'origine con una serie di aiuti da parte del Comune. I dettagli sono ancora allo studio. 

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