rotate-mobile
Politica

Dalle roulotte alla casa famiglia: diminuiscono i clochard accolti in strada

Sono i dati forniti dalla Commissione Politiche Sociali, riunita in mattinata sul tema delle roulotte per senza tetto sparse per la città

Sparse per la città senza criterio, spesso parcheggiate in divieto di sosta, oggetto di svariate segnalazioni dei cittadini, tollerate ma non autorizzate, le roulotte per senza tetto sono oggetto di dibattito dal 17 febbraio 2014. Un 30enne quel giorno è stato assassinato. Carlo Macro, ucciso con un cacciavite piantato nel petto da un uomo che abitava una delle 'case mobili' al Gianicolo. 

Un omicidio che ha aperto la polemica su quei camper più covi di degrado che alloggi assistenziali, per lo più associati alla Comunità di Sant'Egidio che negli anni le avrebbe donate ai senza tetto della Capitale. Dagli appelli della madre, Giuliana Bramonti, che ha più volte chiesto lo sgombero delle strutture, ai dossier dei partiti politici di opposizione, all'impegno del sindaco per il rispetto di legalità, sicurezza, e dignità dell'accoglienza, le richieste di intervento per disciplinare il fenomeno sono arrivate da più parti. A un anno dal dramma, cosa è stato fatto? Si è optato per un'azione a più mani. 

Per primo si è mosso il sociale. Di questa mattina la riunione della Commissione Politiche Sociali per un rendiconto del lavoro svolto in questi mesi. Su 130 roulotte censite, con circa 170 utenti, il numero dei senza tetto che hanno accettato di lasciare la roulotte per un posto in una casa famiglia sono 30. Parliamo del 17% del totale, e per lo più di occupanti appartenenti alla categoria dei "grandi fragili", tossicodipendenti o affetti da patologie psichiche. Ma quella delle Politiche Sociale non è un intervento coatto. Si tratta di proposte che chi abita le roulotte può assolutamente rifiutare. 

Come accaduto per la clochard che abita una roulotte ad Arco di Travertino. Porta la mascherina per l'ossigeno, e con quella al volto fa le elemosine sulle scale della metro e la spesa al mercato. Dice di stare benissimo dove si trova, e di non avere alcuna intenzione di lasciare la sua umile dimora. A lei si uniscono i senza tetto agli arresti domiciliari, che non possono lasciare "l'abitazione". 

Insomma, quello di viale Manzoni si risolve come un tentativo, l'unico possibile per quanto di competenza del dipartimento, di offrire una degna assistenza alloggiativa alle fasce deboli, ma non risolve nè disciplina il fenomeno. Accanto alle politiche sociali, si è mossa la Polizia Locale, che ha operato qualche rimozione di roulotte parcheggiate in divieto al codice della strada, o con irregolarità di tipo amministrativo, numero di telaio e assicurazione. Nessuna contestazione invece per reati di tipo penale, legati a violazioni del codice unico per l'edilizia, ipotizzati da gruppi di opposizione che hanno approfondito il tema.

La presidente della Commissione di viale Manzoni, Erica Battaglia, ha garantito: "Convocheremo una seconda Commissione con i vigili urbani, per avere da loro le cifre del lavoro portato avanti fino a oggi". Che però, a un primo sguardo per le strade della città, non sembra aver risolto molto. 

Le roulotte sono in gran parte ancora lì. E resta da capire l'iter effettivo che precede il posizionamento e l'assegnazione di queste roulotte. Di chi sono? Per lo più di Sant'Egidio, è dato per assodato, ma dal Comune nessuno ha ancora fornito spiegazioni dettagliate ed esaustive a riguardo, nè sa dare riferimenti a progetti o percorsi di accoglienza avviati dalla comunità tramite accordi con Palazzo Senatorio. D'altra parte anche l'associazione cattolica non si è mai espressa a riguardo, non ha mai fornito spiegazioni, salvo gridare allo scandalo la scorsa estate per "la sistematica operazione di allontanamenti coatti messa in atto dalla Polizia". 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dalle roulotte alla casa famiglia: diminuiscono i clochard accolti in strada

RomaToday è in caricamento