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Emergenza rifiuti: tutto quello che Raggi doveva fare e non ha fatto

Differenziata ferma al palo, impianti per il compostaggio annunciati e spariti, il silenzio sul bisogno di una discarica, i bilanci Ama non approvati e i bandi per i rifiuti all'estero mai partiti. Un anno di nulla per arrivare a farsi commissariare

La Regione Lazio è pronta a commissariare Roma sui rifiuti. Ultime 24 ore per l'amministrazione capitolina per provare a prendere quelle decisioni sollecitate da tempo e rimaste lettera morta. Un'inerzia ormai conclamata, che ha provocato anche l'irritazione del ministero dell'Ambiente e che, questi sono i rumors, ormai non convince più neanche a pieno i grillini in Campidoglio. Oggi, in serata, è prevista la cabina di regia al ministero.

"Qual è il piano di Raggi e del Comune?", si chiedono tutti. Nessuno lo sa. Sabato la nota della città metropolitana con cui si paventava l'ipotesi di Civitavecchia ha sorpreso e spiazzato. Una soluzione, diventata reale questa mattina con la firma dell'ordinanza, comunque provvisoria, perché il 6 gennaio Colleferro chiuderà ed un piano definitivo non c'è. 

Per il resto il nulla. L'ordinanza, ha spiegato oggi l'assessore regionale al ciclo dei rifiuti Valeriani in un'intervista a Il Messaggero, arriverà per colmare le mancanze del Comune. Proviamo qui a riassumere quanto non fatto dalla Raggi.

Quando Raggi diceva: "Superare la logica degli Ato"

Partiamo dal 7 ottobre 2018, da un passaggio che, pur discutibile, comunque fa emergere un'idea, un piano, un minimo di visione. La sindaca Raggi, intervistata da Radio Radio, spiegava, pur in assenza della volontà di fare una nuova discarica o nuovi impianti per l'indifferenziato, come pensava di risolvere la situazione. 

"Quando io dico che ci troviamo in un momento di transizione. Si è capito che i rifiuti possono essere portati a nuova vita è fondamentale. Noi dobbiamo iniziare a ragionare con un'ottica di paese e non più in un'ottica di Ato (Ambito territoriale ottimale). Noi abbiamo discariche e inceneritori e questi noi dobbiamo affamarli. Inutile pensare che ogni città debba avere una sua discarica e inceneritore, prima di tutto perché l'Europa dice che non va bene e poi perché, anche volendo (e noi non li vogliamo) per autorizzare e costruire nuovi impianti ci vogliono anni. Nel frattempo, cosa facciamo? Io suggerisco 'superiamo la logica degli Ato e andiamo a portare i rifiuti negli impianti già esistenti, dando il tempo alle città che devono riconvertirsi di costruire quegli impianti più grandi per compostaggio e per separazione della plastica che poi potranno accogliere rifiuti provenienti da altre città. Iniziamo un rapporto di interscambio sfruttando quello che già abbiamo, mandando a morire discariche e inceneritori'". 

Il piano Montanari: differenziata al 70% e impianti per il compostaggio

L'assessora Montanari in quel momento è ancora in sella. C'era un piano, già comunque fallimentare, per aumentare la percentuale di differenziata: a ottobre 2018 due le zone coinvolte, parte del X municipio e parte del VI municipio. Ad oggi, nonostante gli annunci, nessuna altra zona è stata raggiunta dal nuovo sistema. Il rifiuto indifferenziato è aumentato e la differenziata non si scosta di molto dalle percentuali ereditate dall'amministrazione Marino, ben lontane comunque dal 70% preconizzato nel piano.

Roma e l'amministrazione Raggi vogliono costruire impianti di compostaggio, annunciati da tempo ma ancora in altomare, e chiedono di cambiare la logica degli Ato (ogni Comune deve smaltire nei propri territori, ndr) fino a quando non ci sarà la riconversione, fissata, da piano della Montanari, entro il 2021. Ecco, pur nell'intenzione di non costruire una discarica, la sindaca e l'amministrazione allora sembravano avere un piano. L'idea di cambiare la logica degli Ato fu rispedita al mittente.

Sui rifiuti grillini con il passo del gambero

Da allora però la situazione è precipitata. Prima l'incendio al Tmb Salario (dopo il quale la sindaca dice di essere stata lasciata sola, smentita però dal ministro grillino Costa, ndr), poi la mancata approvazione dei bilanci. E ancora: le dimissioni di Montanari, con il totale disconoscimento del lavoro fatto dall'assessora, e di due consigli di amministrazione di Ama scelti dalla prima cittadina. In mezzo nessun piano industriale, nessuna proposta: solo tante polemiche contro la Regione che nel frattempo ha varato il proprio piano rifiuti. Intanto il ministro grillino Costa ha fatto capire che il Comune doveva assumersi le proprie responsabilità e dare seguito al piano regionale, con l'indicazione di un impianto di servizio. 

L'ordinanza di luglio 

L'inerzia di Raggi è diventata fisica quest'estate quando è stata firmata un'ordinanza che ha prescritto delle cose da fare al Comune. Su tutte l'approvazione dei due bilanci Ama, 2017 e 2018. Fuori dall'ordinanza l'idea, rilanciata da Raggi, di portare i rifiuti all'estero. Per farlo serviva un bando europeo che Ama non ha fatto, anche e soprattutto perché senza bilancio. A ottobre infatti i nuovi vertici, sempre scelti dalla sindaca, si sono dimessi e in una durissima lettera hanno denunciato anche loro di essere stati abbandonati dalla sindaca. 

Il piano rifiuti e la discarica che serve a Roma

Sempre con l'ordinanza e con le discussioni che ne sono seguite, si è reso ancora più evidente l'orizzonte di fine anno, dead line per la chiusura della discarica di Colleferro. L'impianto è centrale: qui vengono smaltiti gran parte degli scarti degli impianti che servono la Capitale. La sua chiusura lascia il territorio di Roma senza alternative. Ecco quindi che da luglio, con il varo del piano rifiuti della Regione, il Comune e l'Ama si sono ritrovati pressati a dover indicare un sito per una discarica di servizio. Un centro di stoccaggio, per dirla con il ministro Costa, nel frattempo sempre più lontano dalla sindaca e vicino alle posizioni della Regione.

La risposta del Campidoglio in merito è il silenzio. O meglio: in questi giorni a suon di lettere c'è un richiamo alla legge con cui si chiede alla Regione di indicare i siti. Legge però che dice l'esatto contrario, come fatto più volte notare dalla Regione. Lettere che si trasformano in una sorta di boomerang come fanno notare i lavoratori di Lila:

"La richiesta scritta dalla Sindaca a Zingaretti che leggete nei commenti, secondo noi "monnezzari cantastorie", è un autentico autogol amministrativo e politico, ma ancor peggio, un'omissione di atti d'ufficio. Con l'aggravante, che tale inadempienza può causare una emergenza igienico-sanitaria per gli abitanti di una intera città. Pertanto, la Sindaca sta violando la legge 152 che, come sanno pure i sassi, assegna alla azienda affidataria del servizio di igiene urbana il compito di realizzare gli impianti che servono per chiudere il ciclo dei rifiuti. Oppure servirsi di impianti di privati esistenti. Naturalnente dietro Ama spa, c'è Roma Capitale che è il socio unico, e quindi responsabile della guida tecnica e finanziaria, nonché dell'indirizzo politico ambientale. La Regione ha il compito di autorizzare tali impianti proposti inserendoli nel quadro complessivo regionale con un piano rifiuti ecosostenibile".


 

Stasera il redde rationem e si compirà forse quello per cui Raggi ha lavorato in questo anno: il commissariamento sul tema rifiuti. Un provvedimento che potrebbe toglierle le castagne dal fuoco sul tema per lei più delicate, consentendole di mettersi all'opposizione di decisioni impopolari pur restando al Governo della città.

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