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Rifiuti, un'altra grana per Roma: a rischio l'accordo per portarli nelle Marche

L'assessore marchigiano: "Noi trattiamo i rifiuti ma è Ama a doverli portare in discarica". Così dice anche la deliberazione regionale della giunta Zingaretti. Ma l'azienda romana non sa dove portarli

A rischio l'accordo per portare i rifiuti fuori Roma. Le Marche dovrebbero prenderne una parte, trattarla, e restituirla ad Ama, chiamata poi a smaltirla (per suo conto) in discarica. L'azienda municipalizzata però non vuole, e non può, farlo. Non sa dove portarli. Specie dal 31 dicembre, quando l'unica cava a sua disposizione, a Colleferro, chiuderà. Eccolo, l'ennesimo intoppo al capitolo più caldo per l'amministrazione Raggi. Stavolta il problema viene dallo schema di accordo deliberato dalla giunta Zingaretti, che avrebbe dovuto dare il via libera a un contratto tra Ama e l'amministrazione regionale marchigiana per il conferimento di una porzione di scarti prodotti dalla città. 

Portare 5500 tonnellate al mese di indifferenziato nell'impianto Tmb (Trattamento meccanico-biologico) di Relluce, nel comune di Ascoli Piceno, gestito dalla Picenambiente Spa, sarebbe stato l'obiettivo. Diventa però d'obbligo il condizionale, perché il contratto tra le parti non è stato ancora sottoscritto, e non lo sarà finché Ama non accetterà le condizioni già stabilite dalla deliberazione di giunta che la regione Lazio ha licenziato a inizio a ottobre. 

"È stato stabilito che non siamo noi a portarli in discarica ma che lo fa Roma" spiega a RomaToday l'assessore all'Ambiente delle Marche, Angelo Sciapichetti, membro della giunta guidata da Luca Ceriscioli, il presidente Pd della regione. "Il contratto non partirà finché Ama non accetterà di riprendersi i rifiuti una volta che noi li abbiamo trattati". Ama però non vuole riprenderli affatto, anche perché non saprebbe dove portarli. "Così saturiamo Colleferro" spiegano dall'azienda. "Poi l'accordo che avevamo chiesto prevedeva anche lo smaltimento".

Sarà, ma la deliberazione della giunta Zingaretti, votata il 3 ottobre e pubblicata in gazzetta ufficiale il 22 dello stesso mese, parla chiaro."I rifiuti prodotti dal trattamento dell’impianto TMB di Relluce (CER 191212 e 190503) sono avviati a cura e spese della società AMA S.p.A. allo smaltimento finale presso impianti di ubicati nel territorio della regione Lazio" si legge all'articolo 3. Punto che da Ama non è mai stato contestato, tanto che la stessa azienda già lo fa con l'Abruzzo, dove è stato sottoscritto un accordo simile. 

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E comunque, se anche venisse sottoscritto oggi, giovedì 7 novembre, per i 6 mesi pattuiti, la discarica di Colleferro utilizzata da Ama sarebbe disponibile solo per poco meno di due mesi. Il 31 dicembre 2019 infatti chiuderà. Roma non ha ancora ancora un'alternativa per lo smaltimento, né per quelli trattati in casa, né per quelli trattati fuori, in Abruzzo e appunto nelle Marche. Il nodo del dopo Colleferro è tutto da sciogliere.

La sindaca Virginia Raggi mantiene la posizione: qui una discarica, anche eventualmente temporanea, non la vuole. Alternative? Portare i rifiuti a smaltire in termovalorizzatori, o discariche, all'estero. Ama però non riesce a stringere gli accordi, perché i quantitativi resi disponibili dalle città da cui si è rivolti, tra queste anche Copenaghen, offrono spazi risibili, tipo 3mila tonnellate in totale per l'intera durata dell'accordo. Praticamente quanto Roma produce di indifferenziato in un giorno. 

Ricapitolando, la questione discarica non è stata ancora risolta, e ora senza le Marche, restano fuori 180 tonnellate circa di tal quale al giorno che Ama non sa dove portare. Senza contare che gli interventi di manutenzione straordinaria per il Tmb di Rocca Cencia sono in programma per il mese di dicembre, e l'impianto, unico di proprietà dell'azienda capitolina funzionerà solo a metà. Il rischio emergenza sotto Natale, ormai un classico delle feste per i romani, è più che concreto. 

Contattato da RomaToday per avere riscontri sugli accordi con le Marche che rischiano di saltare, l'amministratore unico di Ama Stefano Zaghis, fedelissimo di Raggi chiamato a settembre a sostituire l'ex presidente Luisa Melara e il suo consiglio d'amministrazione, ha preferito non rispondere

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