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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Piani di Zona, il Tar respinge il ricorso dei costruttori: "I canoni andavano rivisti"

Alcune imprese avevano chiesto l'annullamento del provvedimento con cui il Comune ha rettificato i prezzi degli affitti. Esulta Asia Usb: "I diritti degli inquilini vanno rispettati"

I prezzi degli affitti degli appartamenti di edilizia agevolata dei Piani di Zona andavano corretti. Il Tar del Lazio ha respinto i ricorsi presentati da alcune imprese contro il Comune di Roma. In particolare questi costruttori chiedevano l'annullamento del provvedimento del marzo 2014 con cui gli uffici competenti capitolini hanno rettificato le tabelle con i prezzi degli affitti. Un ricorso “privo di fondamento” per il Tar. Esulta il sindacato Asia Usb, che segue da tempo gli inquilini dei quartieri in questione: “Una vittoria su tutta la linea difensiva”. Spiega il sindacato: “Il Giudice amministrativo ha rigettato i ricorsi delle imprese, stabilendo che nell’applicare il canone vanno scalati i finanziamenti pubblici ottenuti dalle società; quanto versato in più dagli inquilini deve essere restituito agli stessi; le migliorie non possono essere conteggiate in quanto non dimostrate dalle società costruttrici” commenta.

Il braccio di ferro al Tar si inserisce all'interno della vicenda, sfociate anche in una serie di sequestri da parte della Guardia di Finanza, dell'errato calcolo dei prezzi dei canoni di affitto per gli appartamenti dei Piani di Zona. Per la realizzazione di questi immobili infatti le imprese hanno ottenuto aiuti pubblici sia sottoforma di concessione dei terreni da parte del Comune di Roma, sia sottoforma di erogazione di finanziamenti da parte della Regione Lazio. Un contributo pubblico che però, spiega anche il Tar, inizialmente non era stato scalato nella determinazione dei prezzi.

Nel 2008 le tabelle con i canoni erano state approvate dall'amministrazione comunale che però, anche a fronte delle proteste degli inquilini e all'avvio dell'inchiesta, ha deciso di agire in autotutela e di avviare un Gruppo di controllo interistituzionale. Il Tar in particolare ha spiegato come “l’attività di verifica si rendeva necessaria per la constatata mancata detrazione del contributo regionale dal prezzo massimo di cessione utilizzato per la determinazione del canone di locazione”.

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Per il Tar il Comune ha agito secondo un  principio di carattere generale ovvero quello “che vede nel cittadino il beneficiario effettivo e finale del finanziamento pubblico”. Spiega ancora il tribunale: “Appare quindi corretto l’operato del Comune che ha defalcato il contributo in sede di computo dei prezzi di cessione. Del resto, è stato già affermato da questo Tar che parametrando i canoni di locazione al prezzo di cessione degli alloggi definito al lordo del finanziamento regionale si otterrebbe un’inammissibile duplicazione del beneficio, il quale in tal modo sarebbe fruito sia all’atto della corresponsione del prezzo della costruzione, sia al momento della riscossione dei canoni”.

“I diritti degli inquilini devono essere rispettati” commenta Angelo Fascetti di Asia Usb. “Lo scandalo dei piani di zona è andato avanti per anni nell’inerzia degli enti che erano preposti al controllo: Regione Lazio e Comune di Roma. Questi enti locali solo grazie alla lotta sindacale dell’AS.I.A./USB, insieme al lavoro giuridico dell’avvocato Vincenzo Perticaro, si sono visti costretti a fare marcia indietro, riconoscendo il proprio errore nell’applicare la normativa prevista per l’edilizia agevolata, ed hanno rivisto le tabelle dei prezzi massimi di cessione e quindi degli affitti gonfiati”.

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