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Residence, chiusura prorogata al 31 gennaio: spesa da 3 milioni e mezzo di euro

Il commissario Tronca ha spostato il termine di un mese per "consentire lo svolgimento di tutto l’iter" per l'erogazione del buono casa per oltre mille famiglie

Slitta la chiusura dei residence per l'emergenza abitativa della Capitale. E costerà tre milioni e mezzo di euro in un mese. Il termine deciso dall'ex amministrazione Marino e dall'ex assessore alle Politiche Abitative Francesca Danese, fissato per il 31 dicembre prossimo, è stato prorogato di un mese dal commissario Francesco Paolo Tronca. Dopo il naufragio del progetto di aprire altre strutture per l'assistenza abitativa temporanea, i cosiddetti Saat, per svuotare i residence con i costosi contratti in scadenza, ad oggi 28 strutture,  il buono casa era stato trasformato da facoltativo in obbligatorio. 

Tradotto in termini pratici: secondo la delibera licenziata dalla giunta Marino, nelle sue ultime ore di attività, alla fine di ottobre in due mesi le oltre mille famiglie rimaste avrebbero dovuto trovare una casa in affitto e gli uffici comunali procedere all'erogazione del sostegno, con annesse procedure burocratiche. Un periodo troppo stretto per il commissario che ha deciso di concedere un po' più tempo agli uffici del dipartimento politiche abitative e di prorogare la chiusura al 31 gennaio 2016. “Al fine di consentire lo svolgimento di tutto l’iter volto alla verifica nonché all’istruttoria delle richieste di “Manifestazione di interesse all’erogazione del Buono Casa” e, al contempo, allo scopo di garantire assistenza e sostegno ai nuclei in disagio abitativo, si rende necessario ed indispensabile procedere a differire il termine previsto” scrive nella delibera. 

ECCO IL PIANO SVUOTA RESIDENCE

L'operazione non è a costo zero. La spesa per garantire l'erogazione del servizio per un mese è di 3 milioni e 568 mila euro. 27 strutture, più “assistenza in varie strutture” in mano alla Eriches 29, pagate a peso d'oro. Come riportato più volte dalle cronache, molti dei nomi degli 'affidatari', sono legati a soggetti coinvolti nell'inchiesta su mafia capitale come Domus Caritatis e Casa della Solidarietà. Solo per citare qualche esempio, nell'elenco ci sono i 179 mila euro per un residence nel vicolo di Casal Lumbroso, via Campo Farnia 171 mila euro, 192 mila euro per la struttura di viale della Primavera. Il costo della voce “assistenza varie strutture” con soggetto affidatario Eriches 29 pesa sulle casse capitoline 663.965 mila euro. Specifica Tronca nella delibera, le spese “vengono ridotte del 20% rispetto ai costi previsti nelle convenzioni/contratti precedentemente stipulati”.

"La notizia della proroga non è un buon segnale" commenta Guido Lanciano di Unione Inquilini. "Ci auguriamo che i soldi utilizzati per pagare queste strutture un altro mese non siano sottratti al fondo per il buono casa. Speriamo inoltre che molte situazioni critiche siano risolte tramite assegnazione di case popolari".

Dietro alle voci di bilancio e alle polemiche si nasconde una fetta di emergenza abitativa della Capitale che, dopo essere stata per anni parcheggiata in attesa di una casa popolare, si ritrova a dover fare i conti con il libero mercato. In molti dei residence gli inquilini sono in subbuglio. Non sono poche le segnalazioni di disagio e difficoltà che sono state segnalate alla redazione di Romatoday. “Per ottenere il buono casa dobbiamo presentarci con un contratto d'affitto registrato ma i proprietari di casa spesso non trovano nelle nostre situazioni tutte le garanzie che cercano” racconta un'inquilina. C'è da ricordare, infatti, che i redditi delle persone che avranno diritto al buono casa sono tutti inferiori ai 18 mila euro all'anno. “C'è una famiglia che aveva accettato il buono casa quando ancora non era obbligatorio ed ora è tornata nel residence perché non è riuscita a far andare a buon fine l'operazione” racconta invece un operatore. L'amministrazione capitolina e i sindacati lo scorso 28 ottobre hanno stipulato un accordo con l'associazione Proprietari di casa per incoraggiare il mercato “ma agli inquilini non è chiaro cosa stabilisca e come questo incentivo si traduca”. La strada per chiudere i residence è ancora in salita. 

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