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Residence, chiudono altre sette strutture: ma il piano rallenta

Lo scorso 29 gennaio il commissario Tronca ha approvato una delibera nel quale viene stabilito il Piano operativo per la chiusura dei Caat. Da via Segré a via Tovaglieri: sette gli immobili individuati

Chiudono altri sette residence per l'emergenza abitativa. Ma sui tempi per l'esecuzione del piano si rallenta. Lo stabilisce una delibera approvata dal commissario straordinario Francesco Paolo Tronca nella quale viene stabilito il Piano operativo per la chiusura dei cosiddetti Caat, i Centri di assistenza abitativa temporanea e di altre strutture che forniscono un servizio di accoglienza a 233 famiglie. Nel Piano vengono individuati i prossimi 7 centri che chiuderanno i battenti senza fissare però nessuna data. Nel documento si parla di “necessaria armonizzazione di tutti gli strumenti a disposizione dell'amministrazione”. Compresa la “progressiva individuazione del termine per la chiusura degli stessi Caat”. Una misura che si è resa necessaria “al fine di garantire i nucli familiari assistiti aventi diritto, procedendo alla graduale dismissione delle strutture e dei servizi stessi”. La data del 31 dicembre 2015, poi prorogata dal commissario Tronca al 31 gennaio 2016, scompare. 

L'AZIONE DI MARINO Con tale delibera Tronca predispone il superamento dei tempi stabiliti dall'ex sindaco Marino e dal suo assessore alle Politiche Abitative Francesca Danese. Perché, nei fatti, si sono dimostrati inattuabili. L'ultimo provvedimento approvato dalla giunta, che porta la data del 29 ottobre 2015, prendendo atto del fallimento del progetto dei Saat, stabiliva l'obbligatorietà del 'bonus casa' come unico strumento di assistenza alloggiativa alternativo ai residence. La scadenza era fissata al 31 dicembre 2015. In pratica, oltre mille famiglie avrebbero dovuto trovare un alloggio in poco tempo sul libero mercato con la sola garanzia della promessa del contributo comunale. Il 'bonus casa' infatti viene erogato dagli uffici capitolini nel momento in cui la famiglia in questione si presenta con un contratto d'affitto già stipulato. Una strada impervia che, come Romatoday ha raccontato più volte nelle ultime settimane ha creato non poca agitazione tra gli abitanti dei residence. Con una delibera del 30 novembre il prefetto Tronca spostava il termine ultimo al 31 gennaio 2016 con una spesa aggiuntiva di 3.568.464,28. Ma anche questa scadenza è arrivata.

LE STRUTTURE – Le strutture da chiudere sono 21 a cui si aggiungono i 233 nuclei familiari ospitati in alloggi ubicati sul territorio. La giunta Marino, nell'arco di un anno, ne aveva già chiusi 5. Con la delibera del 29 gennaio Tronca stabilisce la chiusura di altri 7. L'operazione coinvolgerà in totale 162 famiglie: 80 in via Segré, 35 in via Tovaglieri, 18 in via del Padiglione, 13 in via Seminara, 10 in via Malvagna, 9 in via Martini e 8 in via Rioio del Sangro. Alle famiglie, sarà offerto un bonus affitto. Il costo delle strutture restanti nelle delibera non viene precificato. 

IL PIANO DI TRONCA – Si legge nella delibera: “Considerato che, anche alla luce di tali ultimi accadimenti, l’evoluzione del quadro di riferimento rappresentato dalle citate misure, così come rimodulate nel corso della loro dinamica attuativa, rende necessario approvare un Piano Operativo per la graduale chiusura dei Centri di Assistenza Abitativa Temporanea (C.A.A.T.) [...] che tenga conto delle problematiche connesse all’emergenza abitativa e al conseguente disagio sociale e, al contempo, garantisca un carattere di progressiva implementazione, ispirato a criteri di fattibilità e sostenibilità, in grado di armonizzare tutti gli strumenti a disposizione del Dipartimento Politiche Abitative, ivi inclusa l’individuazione del termine per la progressiva chiusura dei suddetti Centri”. Tronca parla ancora di una necessaria “armonizzazione di tutti gli strumenti a disposizione dell'amministrazone, ivi compresa la progressiva individuazione del termine per la chiusura degli stessi Caat”. L'obiettivo è quello di “garantire i nuclei familiari assistiti e aventi diritto, procedendo alla graduale dismissione delle strutture e dei servizi stessi”.

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