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A Roma la differenziata è ferma: si rischia il commissariamento. Ecco le zone più in difficoltà

Il dossier di Legambiente fotografa la situazione. Quasi il 60% dei rifiuti viene bruciato o va in discarica. La differenziata migliora solo dell'1%

Un quadro a tinte scure. Legambiente Lazio ha presentato un dossier dedicato alla gestione del ciclo dei rifiuti. I dati parlano chiaro: l'obiettivo di trasformare Roma in una città a rifiuti zero, appare lontano. Un sogno che, salvo repentini e drastici cambi di rotta, sembra destinato a non realizzarsi. 

Differenziata e porta a porta

L'associazione ambientalista ha confrontato i dati del 2016 con quelli disponibili per il 2017. Ciò che emerge è che la raccolta differenziata è aumentata  solo dell'1,5%, passando dal 42,8 al 44,3. Con questi risultati "l'ambizioso programma del Campidoglio per il raggiungimento nei prossimi tre anni del 70% di differenziata sembra compromesso considerando questi dati, a meno di un cambio di rotta deciso"ha commentato Scacchi, presidente di Legambiente. Se la differenziata migliora di poco, la raccolta porta a porta si è invece fermata al 33% delle utenze, stesso dato registrato nel 2017. 

Come si differenzia nei municipi?

Legambiente ha segnalato anche la disomogenità nella modalità di raccolta nei vari municipi della Capitale. "E' positivo il superamento del 50% delle utenze passate al porta a porta nei municipi IX, VI e I, mentre risulta fanalino di coda il V municipio con soli cassonetti".  I municipi dove si registra la minore quota di conferimento porta a porta sono il II, III, VII, VIII, XI e XII. La migliore performance, tra questi, la fa registrare il Municipio Arvalia, fermo al 16,71%. In una posizione intermedia si collocano i municipi XIII è al 23,85%, XV al 29,38%, XIV al 33,89% e X al 49,63%. 

Porta a porta municipi-2

Il microchip: poco più d'una sperimentazione

"Anche il nuovo porta a porta a microchip, buon sistema introdotto anche per passare alla tariffa puntuale istituita per legge dalla Regione, ha una diffusione irrisoria con sole 327 utenze domestiche e 68 commerciali al Ghetto- continua Legambiente- La sua ulteriore diffusione annunciata a tutto il Municipio VI e X Municipio sta riguardando in realtà i soli quartieri di Axa e Fontana Candida/Due Leoni, mentre a San Lorenzo, Dragona, Dragoncello, Centro Giano e Tor Bella Monaca Vecchia siamo ancora a studi preliminari".  

Ancora termovalizzatori e discariche

Se la quota di raccolta differenziata si attesta complessivamente attorno al 44%, significa che una larga parte deve essere smaltito con i tanto criticati metodi tradizionali. "Quasi il 60% dei rifiuti viene bruciato o mandato in discarica, anche se altrove rispetto a Roma- ha detto Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio - Più di 700mila tonnellate, il 41% del totale, sono state bruciate nei termovalorizzatori di altri territori. La Capitale produce circa 1,7 milioni di rifiuti annui totali, con una media giornaliera di 4.700 tonnellate, e di questi 1 milione di tonnellate sono ancora indifferenziato che passa nei Tmb di Ama e privati con una forte migrazione e in altri territorio del Lazio, altre regioni e Austria". Con questi numeri, che tra l'altro vedono aumentare la produzione dei rifiuti a dispetto dell'obiettivo che si è posto il Campidoglio di ridurli per 200mila tonnellate entro il 2021, "l'accordo per conferire in Puglia, fino al 30 giugno prossimo, 4.500 tonnellate complessive sembra del tutto irrisorio", ha fatto notare Scacchi. 

Gli impianti per la frazione dell'umido

Legambiente ha analizzato anche i dati relativi alle frazioni raccolte. "Ci sono poi 172mila tonnellate di umido nel 2017 da trattare che hanno preso le strade del nordest Italia e si parla invece di Cesano e Casal Selce per la realizzazione di due impianti per il compostaggio aerobico: senza coinvolgimento alcuni dei territori, senza recupero di edilizia in disuso e con nuovo consumo di suolo nel verde, con una progettazione affidata allo soletta tecnologia aerobica che maleodora e non crea energia- ha proseguito Scacchi- Al contrario si dovrebbe puntare sui biodigestori anaerobici che non emetterebbero miasmi, non produrrebbero emissioni e immetterebbero in eterno SNAM il biometano prodotto ma non vengono presi assurdamente in considerazione".

A rischio commissariamento

Pochi impianti, disomogeneità nella raccolta e scarsi passi in avanti nella quota di differenziata, portano ad una conclusione inevitabile.  C'è "un governo carente su ogni livello del ciclo di gestione- ha evidenziato il presidente di Legambiente Lazio -  E' stata strutturata l'emergenza cercando di frenare il mare con un dito". E se lo scenario non muterà, secondo il presidente regionale dell'organizzazione ecologista  "prima o dopo arriverà un commissariamento che imporrà a Roma gli impianti necessari alla corretta chiusura del ciclo di gestione dei rifiuti, anche quelli indifferenziati, quindi discariche e inceneritori".

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