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Renzi: "Senza un progetto su Roma anche l'Italia acquista meno forza"

Il segretario Pd alla Festa dell'Unità alla Città dell'Altra Economia

Intervista di un'ora per Matteo Renzi ieri alla Festa dell'Unità alla città dell'Altra Economia. Renzi e Roma ed inevitabile toccare argomenti caldi per la Capitale. Battute su Virginia Raggi e sui grillini, sulla rinuncia alle Olimpiadi, sulle 2 morali grilline. Qualche mugugno della platea quando spunta il nome di Ignazio Marino, il cui addio viene affrontato dall'ex Premier che non fa nessun mea culpa.

Cinque stelle e 2 morali 

Si comincia con l'attualità e con le vicende della Lega, i cui conti sono stati bloccati, con annesse critiche a Renzi. L'ex premier replica a Salvini ("Parlava di Roma Ladrona, abbiamo scoperto che chi rubava era la Lega") , ma poi si sposta anche sul Movimento Cinque Stelle: "Siamo pieni di gente che dà lezione di onestà al Pd. Poi c'è la Lega che porta i diamanti in Tanzania. C'è chi dice no all'Olimpiade e un mese dopo si ritrova il vice capo di gabinetto della Raggi arrestato per corruzione. Dicono no perché hanno paura dei corrotti, ma stiano più attenti a chi scelgono invece di dire no alle Olimpiadi". 

Quindi il segretario Pd commenta l'indagine che coinvolge Virginia Raggi: "Ci sommergono con la parola onestà, poi si scopre che se uno dei nostri viene indagato dopo 5 minuti deve dimettersi, se è iscritto al blog valgono altre regole. Noi siamo per il garantismo sempre ed anche per questo ritengo che Virginia Raggi non debba dimettersi e trovo barbaro che qualcuno chieda le dimissioni per gli avvisi di garanzia. Se si è colpevoli si va a casa. Hanno 5 stelle ma 2 morali".

Olimpiadi: Parigi gode, Roma piange

Non c'è una domanda diretta sulle Olimpiadi, ma a Renzi il no grillino non è evidentemente andato giù. Così, nel parlare del modello Roma, spiega: "La figuraccia che ha fatto Roma per le Olimpiadi resterà per anni. In una cena a Rio de Janeiro nel 2016 i sindaci di Parigi e Los Angeles mi hanno detto: ce l'avete fatto. Poi mi hanno chiesto: "Dov'è il sindaco?"". E ancora prima: "Oggi Parigi gode e Roma piange. Alle periferie di Parigi vanno 2 miliardi di euro". 

L'epoca della rimozione 

Il segretario del Partito democratico parla quindi di epoca della rimozione, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa, snocciolando le accuse nei suoi confronti, dall'autoritarismo, alle stime di crescita gonfiate: "Dicevamo che io avevo gonfiato le previsioni di crescita. Arrivano folate improvvise e ci si dimentica di quello che c'era prima. Come se un sindaco che oggi vede la città allagata si dimeticasse che quattro anni prima su twitter scriveva ad ogni pioggia: "Che vergogna". Noi non chiediamo di dimettersi, ma almeno di liberare i tombini che non è poi una cosa difficile". 

L'Italia non può fare a meno di Roma per ripartire 

Arriva anche il mea culpa di Renzi su Roma, ma non sulla gestione della vicenda Marino, ma su una sua sottovalutazione del problema Roma da un punto di vista economico. "Ho sbagliato nel non comprendere fino a fondo che un progetto di ripartenza dell'Italia non può fare a meno di un progetto di ripartenza della Capitale. Roma è in oggettiva difficoltà. Senza un progetto Roma, anche i numeri di ripartenza dell'Italia acquistano meno forza. C'è bisogno di un nuovo modello economico, anche se il punto vero è iniziare a fare le cose normali". 

L'addio di Marino e le contestazioni 

Qualche contestazione arriva quando viene fatto il nome di Ignazio Marino e sulla gestione di quella vicenda. Mugugni in platea che Renzi silenzia così: "Non raccontiamo frasi false sul passato. Le dinamiche di quella crisi in quell'amministrazione non dipendevano da fatti esterni. Io facevo il presidente del consiglio, figuriamoci se avevo voglia di mettere il naso in quella crisi", risponde Renzi. E aggiunge: "La vicenda Marino nasce a Roma dentro l'amministrazione Marino. Ho fatto il sindaco. Se un sindaco è capace va avanti. Non potete continuare a vivere di alibi. Se non ce la fai non puoi dare la colpa agli altri. Noi siamo le prime vittime di quella incapacità". 

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