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Renato ucciso dal Fascismo: "Dieci anni dopo accade ancora. Fermo lo dimostra"

Il 27 agosto 2006 ricorre il decennale dalla morte di Renato Biagetti, accoltellato a Focene al termine di una festa reggae. Parla la madre, Stefania Zuccari

Quando Stefania Zuccari risponde al telefono sta impacchettando generi di prima necessità e vestiti da inviare ai terremotati del sisma che solo poche ore prima ha distrutto Amatrice, Accumoli, e i paesi limitrofi. "Siamo affranti e distrutti da tutti questi morti nella sofferenza più atroce" esordisce senza nascondere un dolore sincero per la violenza con cui tante vite sono state spezzate. Il 27 agosto è l'anniversario per la morte del figlio, Renato Biagetti, ucciso da otto coltellate 'fasciste' nella notte tra il 26 e il 27 agosto del 2006. Ma quanto accaduto quella tragica notte rigenera dolore tutto l'anno: "Non lo dimentico mai, mi manca il sorriso di Renato. Vivo nel suo pensiero e nel suo ricordo". 

Sono passati dieci anni da quella tragica notte in cui Renato, uscendo con degli amici da una serata reggae sulla spiaggia di Focene, venne aggredito da due ragazzi. Giovanissimi, 17 e 19 anni. Sulle braccia tatuati i simboli del fascismo. “Merde, questo non è il posto vostro” gli insulti prima delle coltellate. Otto colpi, su una gamba, al petto, al cuore. Renato aveva 26 anni, era da poco diventato ingegnere, una forte passione per la musica, la stessa che resta viva nel progetto Renoize che Acrobax ha avviato proprio dopo la sua scomparsa. Morì poche ore dopo in ospedale.

Il dolore di una madre e la rabbia di una città. Dieci anni senza Renato, continua ad essere una ferita aperta per Roma. 

E' stato ucciso perché era una zecca, un comunista. Ammazzato solo perché era stato a una serata con della musica 'che piaceva ai compagni'. Da allora è come se avessi inizato un cammino, e con me tanta altra gente. Continueremo a riproporre i suoi sogni, i suoi ideali e quelli di tutti i compagni che hanno perso la vita in circostanze simili. Non ci fermeremo. 

La sua storia negli anni ha incrociato quella di tante altre famiglie, soprattutto madri e sorelle, a cui un figlio, anche se in circostanze diverse, è stato strappato con la violenza. Quello che accomuna queste storie è la difficoltà di far emergere la verità sulle circostanze che hanno portato alla loro morte. Sembra una condanna obbligatoria: famiglie affrante dal dolore sono costrette a combattere per ricostruire la verità. Ha imparato qualcosa in tutti questi anni?

Solo dove si ricostruisce la verità può esserci, più o meno, una qualche forma di giustizia. Non ho mai chiesto giustizia per Renato, solo verità. L'ho chiesto al pubblico ministero: Renato non è morto per una "rissa tra balordi" ma per mano di due fascisti che l'hanno accoltellato solo perché diverso da loro. Prima di aggredirlo gli hanno detto “merde, questo non è il posto vostro”. Questa verità a un grado del processo l'ho ottenuta. Ma non dimentichiamo che l'anno seguente un'altra persona è stata accoltellata proprio al concerto per Renato. E nemmeno che davanti a casa mia comparve la scritta: 'Acrobax, uno in meno'. Ecco cosa ho imparato: non cambia niente. Quello che è accaduto a Fermo lo dimostra. 

Parliamo di Roma. Alle elezioni ha vinto una formazione politica che, per sintetizzare, non si riconosce "né a destra né a sinistra". La campagna elettorale è stata caratterizzata anche però dallo 'sbarco' di formazioni politiche che a Roma non esistevano, come la Lega Nord. A maggio una manifestazione di estrema destra dal respiro internazionale. Come Madri per Roma città Aperta avevate chiesto di non autorizzarla. A che punto è Roma?

Non è cambiato niente. Tutto è permesso, tutto è sdoganato. A prescindere dalle affermazioni razziste di Salvini, i fascisti possono manifestare liberamente per le strade della città. Molti di loro si sono presentati alle elezioni. Non è cambiato niente, Roma è la stessa dove è stato ucciso Renato. 

Come Madri per Roma Città Aperta avete intenzione di incontrare Virginia Raggi?

Non ne abbiamo ancora parlato. Sono impegnata a organizzare le iniziative per il decennale, incontrare la nuova sindaca per ora è l'ultimo pensiero. Abbiamo incontrato Veltroni e Marino, Alemanno no. Non escludo che con Raggi avverrà in futuro. 

Cosa le chiederebbe?

Di non sgomberare i centri sociali e di lavorare per risolvere l'emergenza abitativa della città, la situazione è catastrofica. So che Berdini ha rilasciato qualche dichiarazione in merito (Paolo Berdini, assessore all'Urbanistica della Giunta Raggi, ndr). Di lui ho fiducia, la Raggi non la conosco. 

Per ricordare Renato, che messaggio si sente di mandare alla città?

Il fascismo non è un'idea, è un crimine. Come comitato di Madri per Roma Città Aperta continueremo a seguire i nostri figli, e per nostri intendo tutti i ragazzi uccisi da sporche lame. Continueremo a portare avanti le loro idee, a farle vivere e a seguire quello che accade. Una madre dà la vita e non potrà mai accettare la morte di un figlio. 

#IONONDIMENTICO: GLI EVENTI IN RICORDO DI RENATO

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