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Spazi sociali, scontro sul regolamento per il patrimonio indisponibile: "Nessuna partecipazione"

Il provvediento è arrivato in commissione patrimonio. Ardu: "Siamo all'inizio". Associazioni: "Testo già scritto, è tardi"

A distanza di oltre tre anni e mezzo dall’inizio della consiliatura, in Campidoglio arriva il regolamento delle concessioni degli immobili del patrimonio indisponibile di Roma Capitale. Un provvedimento atteso da tempo, soprattutto da quelle decine di associazioni e realtà che, negli ultimi trent’anni, hanno reso vivi questi spazi con attività sociali e culturali, sportive ed educative. Tutte realtà che dal 2015 sono alle prese con richieste di arretrati milionarie e procedimenti di sfratto su cui il regolamento dovrebbe fare chiarezza.

Il provvedimento è approdato venerdì 31 gennaio al tavolo della commissione capitolina Patrimonio presieduta dal consigliere M5S Francesco Ardu, che è anche primo firmatario della proposta di delibera. “Siamo al punto di partenza”, ha spiegato Ardu. Ma il documento ha già sollevato i dubbi e le critiche degli spazi sociali che a più riprese si sono mobilitati in massa negli anni scorsi per protestare contro sfratti e richieste di risarcimento e per rivendicare un diverso modello di gestione.

In cima alla lista c’è la mancata partecipazione alla stesura del testo: “Dopo tre anni non è accettabile che esperienze presenti da tanti anni sul territorio, che avrebbero potuto dare un contributo sostanziale al testo, non vengano ascoltate”, denuncia Stefano Simoncini del collettivo ReTer. “La delibera ormai è stata depositata e le nostre proposte potranno tradursi solo in una lista di emendamenti avanzate dai consiglieri e approvati dagli uffici tecnici”. Replica però Ardu: “Ho seguito l’iter previsto dal regolamento. La discussione è appena iniziata e ci sarà il tempo necessario a condividere la proposta. Inoltre scrivere a quattro mani il regolamento con le associazioni avrebbe comportato il rischio di escluderne alcune”.

La necessità di mettere ordine alle concessioni del patrimonio indisponibile è sul tavolo dell’amministrazione di Virginia Raggi fin dall’inizio. Il caos è scoppiato durante il mandato del commissario Francesco Paolo Tronca, dopo l’approvazione da parte della Giunta Marino della delibera 140 con le linee guida per il riordino delle assegnazioni. Infatti le concessioni di decine di spazi sociali della città, che avevano goduto per anni di canoni ribassati dell’80 per cento proprio per l’utilità pubblica riconosciuta alle attività svolte, non erano mai state perfezionate.

Così dal Campidoglio sono partite centinaia di richieste di arretrati dei canoni a prezzi di mercato per centinaia di migliaia se non addirittura milioni di euro. Parallelamente sono scattate anche le richieste di rilascio degli immobili cha hanno messo a rischio la sopravvivenza di decine di spazi sociali della città. Nel 2017, però, la Corte dei Conti ha confermato la correttezza dei canoni ribassati e il Tar ha giudicato illegittime alcune delle richieste di riacquisizione in autotutela avanzate dal Comune di Roma. Per mettere la parola fine a questa situazione, però, manca il regolamento comunale.

Come si legge nel testo del documento, depositato presso la Ragioneria generale il 22 gennaio, le assegnazioni passeranno per una procedura ad evidenza pubblica e per gli “organismi senza fini di lucro” il canone sarà ribassato dell’80 per cento. Le attività che rientrano in questa categoria vanno dal sostegno alla persona alla didattica, dalla protezione civile all’oratorio, dalla promozione culturale ed artistica a quella dei diritti umani.

Per le realtà già attive in questi spazi, anche se con concessioni scadute, è stata inserita una norma transitoria che li trasforma in ‘custodi’ del bene per un massimo di tre anni e solo se in regola con i pagamenti. I morosi dovranno estinguere il debito pregresso, anche se il documento non specifica se avverrà a canone di mercato o ‘sociale’. Al termine di questo periodo di tempo il “detentore” può presentare “un’idea progettuale” all’amministrazione, che non sarà vincolante e che potrà essere posta “a base di gara”. Per l’assegnazione in concessione anche le realtà storiche dovranno comunque passare attraverso la procedura pubblica. Nessuna garanzia per il futuro, quindi.

Il regolamento lascia aperta la possibilità anche ad attività a scopo di lucro, “di natura commerciale, laddove esercitabili” si legge, con canoni a prezzo pieno. Previsti anche progetti di valorizzazione. All’articolo 24, con il “fine di incrementare il valore economico e sociale del proprio patrimonio”, viene prevista la possibilità da parte dell’amministrazione di ricorrere al cosiddetto project financing per interventi di riqualificazione prevedendo quindi forme di partenariato tra pubblico e privato. In cambio dell’investimento l’operatore privato avrà un affidamento “per un tempo di godimento idoneo ad assicurare l'equilibrio economico e finanziario della concessione rispetto al capitale investito, di un canone stabilito tenuto contro dell'impegno finanziario assunto e del valore di mercato del bene”.

Questa impostazione preoccupa gli spazi sociali. “Il giudizio è negativo sia nel metodo sia nel merito”, commenta Simoncini che punta il dito anche contro “l’impianto generale del provvedimento: nelle premesse si orienta l’utilizzo di questo patrimonio all’autonomia economica e finanziaria dell’ente andando esattamente nella direzione opposta della funzione del patrimonio indisponibile riconosciuta anche dal codice civile che viene indebolita da questo regolamento”. In gioco, sottolinea, non c’è solo la singola sopravvivenza delle decine di realtà coinvolte ma anche “l’interesse collettivo di un patrimonio che va concepito come un bene comune”.

Per Ardu invece nel regolamento “è chiara la volontà di riconoscere la funzione sociale e culturale delle realtà che operano nel patrimonio indisponibile. Per questo abbiamo previsto anche una norma transitoria per gestire le situzioni che sono in già in corso”. Se la procedura di evidenza pubblica, al termine dei tre anni, garantirà la loro sopravvivenza è un tema “che preferisco affrontare in modo collegiale in commissione”. La prossima convocazione dovrebbe arrivare entro la metà del mese.

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