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Immobili comunali, c'è un regolamento fermo nei cassetti: “Ora vada in Aula. La proposta grillina è inaccettabile”

Il capogruppo di Sinistra x Roma critica il regolamento grillino sui beni indisponibili di Roma Capitale. Fassina: "Rischiamo di perdere l'enorme lavoro che fanno sul welfare centinaia di spazi sociali"

Centinaia di realtà rischiano lo sgombero. Le concessioni degli immobili comunali in cui svolgono le loro attività sociali, sono scadute da anni. Alcune hanno presentato ricorso. Altre, di recente, hanno diffidato la Sindaca. Il Campidoglio, da quando si è insediata l'amministrazione Raggi, ha promesso di affrontare la situazione. Per farlo dall’inizio del 2020 è approdata in commissione una proposta di Regolamento, presentata dal consigliere pentastellato Francesco Casu. Me ce n’è anche un’altra, presentata da Stefano Fassina, che è rimasta nei cassetti.

Fassina, intanto che differenza rileva tra il suo regolamento e quello predisposto da Francesco Casu, il presidente della Commissione Patrimonio?

Ci sono differenze nel metodo e nel merito. Sinistra per Roma ha presentato una proposta di delibera che è figlia di un lungo processo partecipativo, avviato nell’autunno del 2016. Abbiamo intrapreso un ampio confronto con le realtà sociali, con gli spazi autorganizzati, che è poi stato compendiato, un anno dopo, in quel documento. Il regolamento del M5s invece sembra sia qualcosa che è stato calato dall’alto.

E nel merito invece qual è la differenza?

Noi puntiamo a stipulare un patto di collaborazione, tra istituzioni e realtà sociali, che mira a riconoscre la centralità degli spazi sociali. Il regolamento grillino, anche se Ardu nell’incontro svoltosi al centro sociale Corto Circuito ha sostenuto il contrario, è più attento all’aspetto economico.

In sostanza si deve fare cassa con gli immobili indisponibili di Roma Capitale, com’era nelle intenzioni della Delibera 140?

Sì e per noi è sbagliato. L’impostazione della delibera 140, e quella del regolamento grillino, finiranno per premiare le realtà che hanno la capacità di portare liquidità nelle casse del Campidoglio. Per questo infatti, sempre nel merito, il regolamento pentastellato mira a fare un bando di gara.

Ecco cosa prevede la delibera 140

Non è d’accordo con la scelta del bando?

Riteniamo sia più corretto fare un patto collaborativo. Le realtà che gestiscono da anni il patrimonio disponibile ed indisponibile di Roma Capitale devono indicare quali sono le finalità di quella gestione, quali i servizi offerti. Nessuno vuole che siano fatte regalie. Infatti il Municipio, in questo patto, dovrebbe vigilare affinchè gli accordi siano rispettati.

Ma gli immobili sono del Comune. Perché dovrebbe vigilare il Municipio?

Certo, gli immobili sono comunali ed infatti il Campidoglio dovrebbe fissare la cornice, dettare le linee entro le quali muoversi. Poi però dovrebbe delegare i municipi che meglio dei dipartimenti conoscono il territorio. A loro andrebbe il compito di promuovere dei percorsi trasparenti, con sedute pubbliche. E poi dovrebbero verificare il rispetto degli obblighi contenuti in questo patto. Insomma il ruolo dei municipi, nella nostra visione, è decisivo.

La sua proposta però, per quanto partecipata, si è arenata.

E’ stata bocciata in Commissione patrimonio nel maggio del 2018. L’allora presidente di Commissione, Valentina Vivarelli, disse che era pronto il nuovo regolamento per la gestione degli immobili comunali. Io sono rimasto in attesa di leggerlo. Un'attesa che è durata per dei mesi, fino al dicembre di quello stesso anno. 

Sul finere del 2019 è stato infatti presentato il regolamento firmato da Ardu. Ma lei, con la sua proposta di delibera, cosa intende fare?

Non appena faranno in modo che le sedute tornino ad essere convocate in aula Giulio Cesare, chiederò sia calendarizzata in Assemblea Capitolina.  Abbiamo comunque presentato anche molti emendamenti per trasformare l’impianto del regolamento firmato dal presidente della Commissione Patrimonio. C’è infatti un aspetto, sul piano politico, che non si sta tenendo abbastanza in considerazione. 

Quale aspetto?

La maggioranza non sta riflettendo sul fatto che nel prossimo autunno andremo incontro ad una stagione molto difficile. Mi riferisco al rischio che l’emergenza Coronavirus possa tornare a bussare alla porta. 

Cosa c’entra il Covid con le realtà sociali che rischiano lo sgombero?

Noi abbiamo già visto lo scorso inverno quanto, questi spazi, siano in grado di fare. Arrivano prima delle istituzioni fornendo una sorta di welfare alle persone che sono in difficoltà, che non hanno i soldi per fare la spesa, che non possono andare a comprare i farmaci. E vi riescono perché sono realtà profondamente radicate nel tessuto cittadino. Per questo non vanno sacrificate per l’esigenza, da parte dell’amministrazione, di fare cassa.

La partita è ancora aperta. E questo significa che, su centinaia di spazi sociali, continuano a pendere le minacce di sgombero. In Aula Giulio Cesare, per ora, non è stato presentato neppure il regolamento firmato dai Cinque Stelle. 
 

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