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Nuove regole anti minimarket: passa la delibera. Ma è polemica da Cna: "Testo inutile e confuso"

Via libera alla delibera dopo continui rinvii e contestazioni. Restano contrari i comitati per il decoro. Cna per prima che già pensa a ricorrere al Tar

Stop a minimarket, friggitorie e negozi di souvenir per almeno i prossimi tre anni, in Centro storico e nel quartiere San Lorenzo, inserito all'ultimo nel provvedimento. Alla fine, dopo una lunga maratona in Aula martedì scorso e una battaglia tra continui rinvii ed emendamenti, il nuovo Regolamento sul commercio nella Città Storica ha passato la prova dell'Aula, con 24 voti favorevoli, un astenuto e quattro contrari. 

La delibera 64/2017 andrà a disciplinare la tutela del centro e dei rioni che ricadono nel sito Unesco, con nuove norme restrittive per le aperture di attività alimentari e la tipologia degli esercizi commerciali autorizzati. Studiato in base alle differenti peculiarità dell'area, il provvedimento distingue fra periferia della Città storica, ambito intermedio e cuore del sito Unesco, prevedendo per gli esercenti misure via via pià stringenti a seconda della zona. Anche San Lorenzo è stata fatta rientrare tra le zone (dopo le proteste dell'opposizione Pd e dei comitati) con un emendamento in extremis. 

Il punto chiave del regolamento: all'interno dell'area Unesco e appunto a San Lorenzo, per i prossimi tre anni, non potranno aprire nuovi negozi di vicinato, friggitorie e pizzerie. Stop che è stato esteso all'ultima anche ai negozi di souvenir, insieme al divieto di aprire friggitorie in tutta la Città storica. E ancora negli emendamenti alcune prescrizioni per il decoro, con lo stop a merci appese e pannelli sugli stipiti con immagini o scritte raffiguranti i prodotti in vendita. Infine, norme più stringenti per i commercianti per quanto riguarda la pulizia antistante il negozio e il corretto conferimento dei rifiuti, con in più l'obbligo di fornirsi di stoviglie e posate biodegradabili o compostabili per il consumo sul posto.

Esulta la sindaca Raggi: "Con questo provvedimento poniamo un freno a minimarket e negozi-suk a tutela delle tipicità locali, dei residenti e dell'identità stessa della nostra città, nel segno della legalità e dell'eccellenza". Idem dall'assessore (uscente) Adriano Meloni: "Lo scopo è quello di riequilibrare i settori merceologici, promuovendo la qualità delle tipicità locali". Ma tra comitati e associazioni che da sempre si battono per il decoro cittadino e delle aree di pregio serpeggia il malcontento. Tanto da far ipotizzare un ricorso al Tar. 

"Siamo profondamente delusi, se l’obiettivo era quello di innalzare la qualità dell’accoglienza degli esercizi commerciali ed artigianali del settore alimentare presenti nel Centro Storico e tutelare il commercio non alimentare di prossimità, crediamo che si possa tranquillamente affermare che l’obiettivo è fallito". Così dalla Cna di Roma che punta il dito su due punti in particolare: "Le norme sulla somministrazione non assistita non introducono nulla di nuovo rispetto alla vigente legislazione e/o regolamentazione, ad eccezione di una limitazione della superficie (pari al 25%)". E ancora per quanto riguarda i prodotti in vendita: "Le norme sulla qualità, che dovrebbero qualificare gli esercizi alimentari, risultano indeterminate, confuse e potrebbero portare, a seconda dell’interpretazione dell’ambigua dizione “provenienza certificata” la chiusura entro 12 mesi della stragrande maggioranza di attività o di non sortire alcun cambiamento". Già, una dicitura che fa discutere.

"Nessun esperto del settore da noi consultato è in grado di darne definizione e tale dizione non è riportata in nessun atto normativo nazionale o comunitario" commenta la presidente di Cna Roma Giovanna Marchese Bellaroto. "Stiamo inoltre valutando con il nostro ufficio legale la possibilità di presentare ricorso in quanto l’indeterminatezza della dizione pone gli operatori nella impossibilità di svolgere la propria attività".

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