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Sanità, la Regione 'ricompra' 16 ospedali: "Risparmi per 184 milioni"

L'operazione è consistita nel riacquisto dei titoli nell'ambito dell'operazione San.Im attraverso l'emissione di bond

Il Cto, il George Eastman, il Sandro Pertini, il Sant'Eugenio, il Nuovo Regina Margherita o il Belcolle di Viterbo. Sono solo alcuni dei 16 ospedali del Lazio tornati nelle proprietà delle Asl del Lazio come risultato di un'operazione di ristrutturazione del debito San.Im spa per un risparmio totale di 184 milioni di euro. Il valore patrimoniale degli immobili è superiore a 600 milioni di euro.  

A presentare i risultati dell'operazione finanziaria è stato ieri il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, insieme al responsabile della cabina di regia della Sanità del Lazio, Alessio D'Amato, in una conferenza stampa presso la sede della Regione. L'operazione è consistita nel riacquisto dei titoli collocati nell'ambito dell'operazione San.Im attraverso l'emissione di bond regionali subito acquisiti da grandi investitori istituzionali e bancari italiani e di livello europeo operanti in Spagna, Belgio e Uk. 

"Con l'operazione di ristrutturazione del debito appena conclusa" fa sapere la Regione in una nota "si è proceduto alla cancellazione di titoli estremamente onerosi. Basti pensare, che il tasso di interesse applicato sui canoni corrisposti annualmente dalla regione è pari a quasi il 6% su base annua e il rifinanziamento attraverso l'emissione di Bond regionali con scadenza 2043 sono stati collocati al tasso dello 3,088%".

Questi gli ospedali interessati dall'operazione: istituto superiore odontoiatria George Eastman di Roma, compendio ospedaliero Sandro Pertini di Roma, poliambulatorio via Bresadola di Roma, ospedale CTO di Roma, azienda ospedaliera Sant'Eugenio di Roma, ospedale opera pia Santa Caterina della Rosa di Roma, presidio Sant'Agostino di Roma, presidio sanitario via San Zaccaria Papa di Roma, presidio sanitario lungotevere della Vittoria di Roma, ospedale Angelucci di Subiaco, ospedale Vittorio Emanuele di Valmontone, ospedale San Giuseppe di Marino, presidio ospedaliero Pasquale del prete di Pontecorvo, presidio ospedaliero ospedale di Acquapendente, ospedale Belcolle di Viterbo. 

La storia risale al 2001 quando la Regione Lazio con la legge numero 16, costituì la società San.In che acquistò dalle aziende sanitarie 56 complessi ospedalieri, poi ridotti a 49, stipulando con le aziende venditrici contratti di leasing trentennali con riscatto finale ad un valore simbolico di un euro. "Forse non tutti se lo ricordano, ma nel 2002 una gran parte degli ospedali del Lazio fu cartolarizzata, cioè fu venduta a un fondo immobiliare e da allora la Regione Lazio pagava gli affitti per queste strutture ospedaliere" ha spiegato il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, a margine della conferenza di presentazione dell'operazione. "Ora questa fase si è conclusa. Questa operazione è solo l'inizio". 

Non è mancata la replica degli sfidanti di Zingaretti nella corsa alle imminenti elezioni regionali. "Perchè la Regione Lazio deve pagare così tanto per riavere una piccola parte di ciò che è suo?" scrive la deputata del Movimento cinque stelle, Roberta Lombardi, in una nota. "Ma soprattutto: perchè si riprende solo 16 ospedali? Qual è la reale utilità di questa operazione finanziaria? Non c'è una prospettiva, una pianificazione, un fine logico". 

Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice e candidato alla presidenza della Regione Lazio avanza alcune proposte: "I problemi della sanità restano irrisolti. Gli studi che ho in mano dimostrano che in cinque anni si possono ridurre gli sprechi del 20%. Anche sulle liste di attesa si può incidere drasticamente, riducendole del 30%. Sono problemi che si possono risolvere attraverso l'aumento della efficienza, la razionalizzazione degli acquisti e la valorizzazione degli ospedali periferici, da trasformare in centri di eccellenza specializzati". 

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