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Referendum tpl, nasce un altro comitato per il 'no': Fassina lancia Atac bene comune

Tra le adesioni, quella dell'ex assessore all'Urbanistica Paolo Berdini

Si chiama 'Abc' e sta per Atac bene comune. E' nato ieri pomeriggio, con la prima riunione costituente presso la Casa della Città di via della Moletta, a Ostiense, il secondo comitato per il 'no' al referendum consultivo cittadino del 3 giugno promosso dai Radicali con la quale si chiederà ai romani se sono favorevoli a mettere a gara il servizio di trasporto pubblico locale. Dopo 'Mejo de no', che ha raccolto l'interesse di molti esponenti Pd, parte quindi 'Abc', promosso dal consigliere capitolino di Sinistra X Roma, ed esponente nazionale di Leu, Stefano Fassina.

Tra le sue fila, il neo comitato conta tra gli altri gli urbanisti Vezio De Lucia e Paolo Berdini, ex assessore all'Urbanistica dell'amministrazione Raggi, i rappresentanti di comitati e associazioni come Maurizio Messina (comitato Roma-Lido) e Leonardo Nascia (Sbilanciamoci). Presenti anche alcuni esponenti delle organizzazioni sindacali, anche se, a quanto si apprende, Cgil, Cisl e Uil costituiranno a loro volta un comitato a parte per sostenere il 'no'. 

I promotori di Abc spiegano che "la privatizzazione del servizio è un'illusoria scorciatoia, giocata sulle drammatiche sofferenze quotidiane di milioni di cittadini di Roma" e che "Atac va radicalmente riorganizzata e rilanciata per una efficiente gestione del trasporto pubblico". Il no alla messa a gara del servizio è invece "un sì ad un 'patto per la mobilità' tra Governo, Regione, Area metropolitana e Roma Capitale, condizione necessaria per risolvere i problemi strutturali del tpl a Roma". 

"Il nostro" ha aggiunto Fassina "non è un no ideologico ma fattuale, basato sulle esperienze di privatizzazione negli ultimi 20 anni che hanno sempre prodotto risultati negativi a partire da Londra dove è sempre più forte la domanda di ripubblicizzazione del trasporto a fronte di servizi che hanno perso qualità, con investimenti diminuiti, tariffe aumentate e posti di lavoro persi".

Per il consigliere capitolino, infatti, il problema non è la gestione pubblica: "Nel Lazio, in particolare durante la Giunta Polverini, i fondi del tpl sono stati dirottati da altre parti e si è accumulato il debito, senza contare che metà del debito aziendale deriva da crediti di Atac nei confronti di Roma Capitale che poi si sono tradotti in anticipazioni fatte attraverso istituti bancari diventando debito finanziario. Inoltre i costi pro-capite del trasporto a causa di densità e caratteristiche strutturali della città sono molto superiori alla media italiana, a fronte di dotazione finanziaria pro-capite a bilancio che è meno della meta' di quello di Milano". 

La soluzione, ha concluso Fassina, "è la mobilità sostenibile che passa per la cura del ferro, per gli investimenti su mezzi, corsie e piste ciclabili, per un ripensamento generale, insomma, della mobilità a Roma. Il nostro è quindi un 'no' che punta all'innovazione e vuole evitare l'ennesima affermazione degli interessi particolari a fronte degli interessi generali". 

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