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Martedì, 23 Aprile 2024
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Referendum Atac, a Roma domenica 11 novembre si vota: tutto quello che c'è da sapere

I quesiti referendari, le ragioni del 'sì' e quelle del 'no', come si vota

Referendum Atac, si vota. Domenica 11 novembre i cittadini romani sono chiamati a esprimersi con un referendum consultivo sul futuro del trasporto pubblico della Capitale. Con la consultazione ci si potrà dichiarare a favore o contro la messa a gara del servizio e alla conseguente apertura alla concorrenza del mercato. Il referendum è sulle modalità di gestione del tpl cittadino ed essendo la municipalizzata comunale Atac il principale gestore con affidamento in house (tranne il 20 per cento delle linee di superficie periferiche affidate al consorzio ‘provato’ Roma Tpl) il voto rappresenta una consultazione sulle sorti dell’azienda pubblica, per la quale è stata avviata la procedura di concordato preventivo. 

I due quesiti

Volete voi che Roma Capitale affidi tutti i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e su rotaia mediante gare pubbliche, anche a una pluralità di gestori e garantendo forme di concorrenza comparativa, nel rispetto della disciplina vigente a tutela della salvaguardia e la ricollocazione dei lavoratori nella fase di ristrutturazione del servizio?”. 

Volete voi che Roma Capitale, fermi restando i servizi relativi al trasporto pubblico locale di superficie e sotterraneo ovvero su gomma e rotaia comunque affidati, favorisca e promuova altresì l’esercizio di trasporti collettivi non di linea in ambito locale a imprese operanti in concorrenza?”. 

Il comitato promotore

Il referendum è promosso dai Radicali Italiani e di Roma, dalla lista +Europa, dall’associazione politica Movimenta e da Aduc, l’Associazione per i diritti degli utenti e dei consumatori. Presidenti del Comitato promotore Mobilitiamo Roma sono il deputato di +Europa e segretario dei Radicali Italiani, Riccardo Magi, il consigliere regionale del Lazio di +Europa, Alessandro Capriccioli, e Francesco Mingiardi della direzione dei Radicali Italiani. 

I sostenitori del ‘No’ 

Più composito il quadro dei comitati che si sono costituiti in sostegno al ‘No’. Atac bene comune, sostenuto dal deputato e consigliere di Sinistra per Roma, Stefano Fassina, e dall’ex assessore all’Urbanistica della Giunta Raggi, Paolo Berdini. Il comitato Utenti e Lavoratori in difesa del trasporto pubblico, animato da una serie di realtà tra cui l'Unione Sindacale di Base e l'ORSA, Potere al Popolo e Rifondazione Comunista, Cinecittà Bene Comune, collettivi studenteschi e comitati territoriali. Il comitato Mejo de no, composto da cittadini, attivisti, singoli e gruppi, e da una serie di amministratori locali, anche del Pd, nonostante il partito romano, in seguito a una recente votazione all’interno dei circoli, abbia deciso per il ‘sì’. A favore del ‘no’ anche i sindacati CGIL Roma e Lazio, UST CISL di Roma Capitale e Rieti, UIL di Roma e Lazio. 

L'intervista a Paolo Berdini presidente del comitato Atac Bene Comune

Le ragioni del Sì

A sostenere le ragioni del ‘Sì’ il comitato promotore Mobilitiamo Roma. Il referendum, scrivono sul sito, “darà finalmente una voce ai cittadini sul futuro della città. Dopo anni di inefficienze, sprechi e logiche clientelari votando sì potremo porre fine al monopolio di Atac e mettere a gara il servizio, a una o più aziende, sotto il diretto controllo del Comune di Roma”. Continuano: “Nelle condizioni attuali di Atac, fallita nei fatti, qualsiasi altra proposta sarebbe irrealizzabile e condurrebbe alla svendita del servizio ad un solo privato”. 

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Le ragioni del ‘no’

Diverse e composite, a seconda del comitato, le ragioni che sostengono il ‘no’. Tra queste l’esperienza di Roma Tpl, il consorzio privato che gestisce le linee bus periferiche, pari a circa il 20 per cento del servizio di superficie. A più riprese, i soggetti favorevoli al ‘no’ hanno definito il servizio “scadente” ricollegandosi soprattutto alle difficili condizioni dei lavoratori, rimasti spesso senza stipendio, e alle inevitabili conseguenze sull’utenza. Anche a Londra, sottolineano i sindacati, “nel settore metro-ferroviario si è deciso di fare un passo indietro perché il servizio non era adeguato”. Altro timore dei sindacati: “I privati hanno interesse a fare profitti e non a fornire un servizio adeguato”. 

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Per altri, come il comitato ‘Mejo de no’, Roma presenta un problema infrastrutturale che vede la maggioranza del servizio erogata con autobus in quanto la rete di metro e tram è limitata. “Con questa infrastruttura liberalizzare comporterebbe una riduzione del servizio”, in quanto a servizio invariato e con lo stesso problema infrastrutturale da gestire “bisognerebbe solo posizionare la produzione di debito”. Anche l’espansione incontrollata della città è “una questione strutturale che genera deficit” scrive Berdini e “che nessun assetto societario può mutare”. Ad Atac, la proposta di Usb, “devono essere date le risorse che merita”. 

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Lo schieramento dei partiti politici

Il Movimento cinque stelle al governo del Campidoglio si è da sempre schierato per il ‘no’. La stessa sindaca Virginia Raggi lo ha sottolineato a più riprese: i romani, scegliendo una forza politica come quella pentastellata, “sono già espressi due anni fa” ha affermato in più occasioni. A favore del ‘no’ nello schieramento capitolino figurano anche la sinistra di Stefano Fassina e i partiti di destra come Fratelli d’Italia. Il Partito democratico di Roma, in seguito a una consultazione che si è tenuta in tutti i circoli, ha optato invece per il ‘sì’, nonostante al suo interno figurino diversi esponenti favorevoli al ‘no’. 

Il referendum consultivo

Quello di domenica è un referendum consultivo. L’amministrazione non è quindi obbligata a seguire l’esito del voto. Il peso politico però non è irrilevante e difficilmente un’amministrazione ne può non tenere conto. La sindaca Virginia Raggi, a margine di una conferenza stampa su Atac, aveva affermato: “Il referendum ha valore consultivo. Qualunque sarà il risultato ne terremo conto per migliorare sempre di più”. 

Il quorum 

Fino al 31 gennaio del 2018 lo statuto di Roma Capitale prevedeva il necessario raggiungimento di un quorum fissato al 33,3 per cento dei cittadini aventi diritto al voto, pari a circa 650 mila persone. A partire da quella data l’Assemblea capitolina ha introdotto una modifica togliendo la soglia del quorum. Sempre il 31 gennaio è stato proclamato il referendum. Secondo quanto affermato dall’amministrazione, per il referendum dell’11 novembre vale il vecchio statuto, ed è quindi necessario il quorum. Il comitato promotore invece sostiene che vale il nuovo regolamento perché “fa fede la data di celebrazione”. Per questo, ha fatto sapere il segretario dei Radicali Italiani Riccardo Magi, “valuteremo se sottoporre la questione al Tar”. 

Il voto e le schede

Agli elettori verranno consegnate due schede di colore diverso, una per ciascun quesito. Su ognuna di queste schede sarà riportato il quesito formulato nella richiesta di referendum, letteralmente riprodotto a caratteri chiaramente leggibili, e due rettangoli con all’interno le diciture ‘Si’ e ‘No’. Il voto avrà inizio alle ore 8 di domenica 11 novembre 2018 e terminerà il 20 dello stesso giorno. Lo scrutinio partirà immediatamente dopo la chiusura delle urne. 

La campagna referendaria

La campagna referendaria è iniziata il 12 ottobre, trenta giorni prima della data stabilita per lo svolgimento del referendum e termina alle 24 di venerdì 9 novembre. Oltre questa ora sarà vietata ogni forma di propaganda. 

Chi può votare

La votazione si svolge a suffragio universale e vi potranno partecipare tutti i cittadini iscritti nelle liste elettorali di Roma Capitale, nonché coloro che, appartenendo ad una delle categorie previste dall’art. 6 dello Statuto, si siano appositamente registrati tra l’1 ottobre e il 31 dicembre dell’anno precedente a quello di svolgimento dei referendum.

Ecco le categorie che, solo se registrati entro il 31 dicembre 2017, possono votare anche senza residenza

• i cittadini non residenti a Roma, che godono dei diritti di elettorato attivo ed esercitano in essa la propria attività prevalente di lavoro;

• gli studenti non residenti a Roma, che godono dei diritti di elettorato attivo ed esercitano in essa la propria comprovata attività di studio, presso scuole o università;

• gli stranieri che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età, legittimamente presenti nel territorio nazionale e residenti a Roma o ivi aventi il domicilio per ragioni di studio o di lavoro.

Possono votare anche i cittadini residenti all’estero, informati a decorrere dal 45esimo giorno precedente alla votazione, con apposito avvisto pubblicato sul sito di Roma Capitale. Per esercitare il diritto al voto, l’elettore dovrà presentare un documento valido e la tessera elettorale nella quale però, essendo un referendum cittadino, non verrà posto alcun timbro. 

Dove chiedere la tessera elettorale

I cittadini sprovvisti di tessera elettorale valida, che, pur avendone diritto, siano stati esclusi dalla compilazione delle liste elettorali, possono presentare domanda di ammissione alla Commissione Elettorale Comunale presso l’ufficio elettorale di Via Petroselli 50 tutti i giorni lavorativi nei normali orari di apertura al pubblico e, nel giorno della votazione, con orario 8:00 – 20:00.

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