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Referendum Atac, Fassina boccia i quesiti dei Radicali: "Quel modello di liberalizzazione ha già fallito"

Tra i sostenitori del No al Referendum di domenica 11 novembre c'è il capogruppo di Sinistra per Roma in Campidoglio. Contrario alle liberalizzazione dei "monopoli naturali", Fassina punta sugli aiuti dello Stato

Stefano Fassina domenica 11 novembre, voterà No ai quesiti referendari proposti dai Radicali. Guai a parlare di liberalizzare il servizio. Il trasporto pubblico, per ol capogruppo di Sinistra per Roma in Campidoglio, deve restare tale. Magari con qualche aiuto da parte dello Stato. Perchè, tra le cause del disservizio, c'è anche la conformazione urbanistica della Capitale. Troppo dispersiva per garantire un trasporto in pareggio. 

Fassina, i guasti alle stazioni metropolitane, come i bus che prendono fuoco, sono immagini con cui i romani hanno drammatiamente familiarizzato. Il servizio di trasporto pubblico non funziona e sembra paradossale in un'azienda che ha accumulato 1,3 miliardi di debiti. Ma come si è arrivati a questa situazione in Atac?

stefano fassina 2-2-2Ci si è arrivati per diverse ragioni che nulla hanno a che vedere con la natura del gestione del servizio di traporto pubblico locale. Vi si è giunti per i drammatici tagli ai trasferimenti per il trasporto pubblico locale e che in alcuni anni si è tradotto in un vero e proprio azzeramento. E già questo spiega il 90 % del debito accumulato da Atac . Ovviamente poi il debito è stata all'origine della paralisi di investimenti nella manutenzione sia dei mezzi che della rete. Questa è la prima grande causa della situazione disastrosa del trasporto pubblico a Roma. Poi c'è da dire che, a differenza delle altre grandi città metropolitane, ha una densità abitativa molto bassa e questo comporta enormi extra costi nella gestione del servizio per servire numeri ristretti di cittadini. Basta vedere com'è distribuito l'insediamento nella fascia intorno al raccordo. C'è anche un'altra cosa da sottolineare: Roma ha un problema di traffico congestionato che non è dovuto principalmete alle carenze del trasporto pubblico, ma deriva dal fatto che il trasporto sul ferro è assolutamente carente, in particoalre per quanto riguarda gli spostamenti quotidiana dalla città all'area metropolitana. Ci sono cause strutturali che prescindono dalla natura del gestore. Poi c'è il problema della gestione che è rilevante, ma che non può essere risolto con la privatizzazione con la liberalizzazione.

Tutto quello che c'è da sapere sul referendum

I radicali puntano sulla liberaralizzazione del Servizio, perchè secondo lei è un'ipotesi da scongiurare? 

Innanzitutto è una liberalizzazione che serve per poi affidare ai privati la gestione del servizio. C'è una reticenza da parte dei Radicali a chiamare le cose con il loro nome, perchè i cittadini sanno bene quali sono le conseguenze delle privatizzazioni.

Il passaggio ad una gestione privata non è quindi auspicabile. Però perchè non funziona?

E' una scorciatoia che aggraverebbe le condizioni del trasporto pubblico locale. E' il risultato dell'applicazione di quel modello che è utilizzato ad esempio per la gestione delle autostrade. Il trasporto pubblico locale è un monopolio naturale, come lo sono la gestione delle autostrade e dell'acqua. I risultati dell'affidamento di questi monopoli sono sotto gli occhi di tutti. Autostrade, come anche Aeroporti di Roma, sono stati gestiti secondo il modello che i Radicali propongono per Roma. Il risultato è che si generano extra profitti, rendite enormi di cui beneficiano i concessionari. Lo stesso vale per l'acqua che viene gestita da Acea. Il risultato è equivalente: si arriva tariffe elevate con scarissimi investimenti e pessima qualità del servizio. Nel Regno Unito che è stata la patria di queste misure di liberalizzazioni, ci sono due terzi dei cittadini che chiedono di ri-nazionalizzare. Questo modello non funziona perchè, ripeto, porta sistematicamente carenze d'investimenti, aumenti delle tariffe, peggiormento del servizio e peggioramento delle condizioni del lavoro.

Atac ha una concessione fino al 2021, l'Unione Europea dice che il servizio di trasporto pubblico debba essere messo a gara.  Se passa il No al referendum Atac quindi, l'azienda dovrà affrontare due nodi: quello del risanamento e quello dell'inevitabile messa a gara del servizio di trasporto cittadino. Come se ne esce?

Atac dovrà comunque rilanciarsi, questo è certo. Ma la gara non è necessaria, si può evitare e ci sono condizioni per farlo. Atac ha un concordato preventivo in corso per allegerire quel peso paralizzante del debito. E' chiaro poi che servono innovazioni per quanto riguarda le procedure di nomina dei vertici aziendali. Abbiamo fatto proposte precise che vanno dalla certificazione di short list di professionisti da parte dell'autorità nazionale di regolazione dei trasporti, a procedure partecipate dai cittadini a maggioranza qualificata in consiglio comunale per la nomina degli amministratori, inoltre serve potenziare l'agenzia di Roma per la Mobilità che ha il compito di pianificare il trasporto pubblico nella Capitale. Poi è chiaro che occorrono più risorse. Perchè ripeto: date le caratteristiche sciagurate dello sviluppo urbanistico della nostra città, ci sono extra costi che è necessario coprire se si vuole rendere un servizio decente.

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