rotate-mobile
Politica

Ama taglia il porta a porta, M5s protesta. Raggi sta con l'azienda: "Tornare ai cassonetti? Dipende dai bilanci"

Sia la delegata ai rifiuti che alcuni consiglieri in commissione Ambiente avevano protestato per la scelta di Ama di smantellare la raccolta domiciliare in alcuni quartieri della città

"Dobbiamo vedere i bilanci, prima di dare altre risposte. Zaghis sta facendo un grande lavoro sui conti aziendali. Cerchiamo di capire meglio". Così la sindaca Virginia Raggi a margine della conferenza stampa sulla guerra agli "zozzoni", non sembra escludere la possibilità di rinunciare alla raccolta porta a porta in alcuni quartieri di Roma. 

Ad anticiparlo già l'amministratore unico di Ama nell'ultima seduta di commissione Ambiente. Tiburtino Terzo, Colli Aniene, Torrino mezzocammino, Decima, tutte in IV e IX municipio le zone dove si sta già tornando ai cassonetti stradali. E se la delegata di Raggi Valeria Allegro, presente in commissione, aveva provato a fare muro - "non intendiamo retrocedere sul porta e porta, c'è una ferma volontà politica" - la sindaca non mostra altrettanta fermezza. "Prima di dare altre risposte dobbiamo vedere i bilanci" dichiara tagliando corto. 

Già, perché Ama è indietro di tre anni, con tre documenti contabili ancora da approvare. E senza piano industriale. Un quadro dove difficilmente si può investire su nuovi servizi, e dove anche quelli storici ora risultano troppo costosi. Oltre che in specifici quartieri poco efficaci e poco sicuri per gli operatori Ama, secondo quanto spiegato dallo stesso Zaghis. Insomma, non convengono, e in generale per estendere la raccolta domiciliare all'intera città, non ci sono le risorse: "Se si vuole portare il porta a porta su tutta Roma non lo si può fare a saldi invariati. Bisogna variare i saldi" ha detto ancora Zaghis. Tradotto: servono fondi aggiuntivi. 

Un'evidente retromarcia - che l'azienda definisce semplicemente "rimodulazione" - in contrasto con quanto fissato dalla deliberazione giunta capitolina n.47 del 30 marzo 2017 quando a guidare l'assessorato c'era Pinuccia Montanari. "Per il raggiungimento delle percentuali di raccolta differenziata sopra enunciate (il 70% nel 2021, cifra che si è poi dimostrata irraggiungibile, ndr) e per la massimizzazione della qualità dei materiali raccolti occorre estendere la raccolta porta a porta, anche laddove non vi sono idonei spazi per il posizionamento di bidoncini e mastelli". 

E invece niente, non solo il porta a porta è fermo e non si estende, ma su alcuni quartieri (a Colli Aniene il servizio era in piedi dal 2007, una delle prime sperimentazioni in città) viene bocciato e cancellato. 

Contro la scelta di Ama però ci sono gli stessi grillini. Sempre in commissione la consigliera Alessandra Agnello non le ha mandate a dire: "Eliminare il porta a porta è come tornare indietro di sette anni". Sul piede di guerra anche le opposizioni. Del capogruppo di Fratelli d'Italia Andrea De Priamo un'interrogazione alla sindaca per capire se la cessazione del servizio nei quartieri indicati sia temporanea o definitiva, e quali vantaggi economici ci siano per gli utenti e per l'azienda. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ama taglia il porta a porta, M5s protesta. Raggi sta con l'azienda: "Tornare ai cassonetti? Dipende dai bilanci"

RomaToday è in caricamento