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Casa, allontanamento dall'Italia per un'attivista dei movimenti: la storia di Madalina

La Prefettura: "Non si è integrata". Madalina: "Colpita per l'attività politica"

“Con questo provvedimento non mi stanno giudicano per la mia vita privata ma per quella collettiva. Colpiscono me per reprimere gli attivisti dei movimenti, soprattutto i migranti. È un atto politico”. Madalina Gavrilescu, 39 anni, attivista dei movimenti per il diritto all’abitare, è arrivata dalla Romania dieci anni fa. Il 15 gennaio scorso le è stato notificato un provvedimento di “allontanamento dal territorio nazionale per motivi di sicurezza non imperativi”. Dovrà lasciare l’Italia entro 30 giorni e non potrà rientrare prima di 5 anni. Il provvedimento è stato rilasciato dalla Prefettura di Roma sulla base di un rapporto redatto dai carabinieri e da varie segnalazioni di polizia il 27 febbraio del 2018 ma, dal momento che la validità del documento si estende fino al 14 novembre del 2020, le è stato notificato solo a metà di questo mese.

Le motivazioni addotte consistono in una serie di denunce “in stato di libertà” relative a invasione di terreni o edifici, violazione delle norme in tema di riunioni in luogo pubblico, radunata sediziosa. In un paio di casi compare la dicitura “resistenza a pubblico ufficiale”. Per la Prefettura sono tutti comportamenti che “evidenziano la mancanza di integrazione sociale”. Per questo Madalina va allontanata. 
“Eppure, si tratta di azioni che ho portato avanti in un contesto di lotta collettiva. Le manifestazioni sotto le istituzioni per rivendicare politiche abitative, le occupazioni simboliche per denunciare lo stato di abbandono di molti immobili cittadini a fronte di un crescente disagio abitativo”. Per queste attività “non ho mai subito un processo, non sono mai stata condannata”.

Un provvedimento “politico” indirizzato a tutto il movimento, per Madalina, che però va a colpire anche la sua vita privata. “Puntano sul fatto che sono straniera, sostengono che io non mi sono integrata senza tenere minimamente in considerazione che il mio percorso di vita in questo Paese racconta tutt’altro”. Quando Madalina è arrivata in Italia aveva già un diploma superiore. “Ho preferito però conseguire anche un titolo di studio italiano. Non solo per essere facilitata nella ricerca di un lavoro. Avevo deciso di vivere in Italia e volevo imparare a esprimermi bene, non solo a farmi capire, volevo saper leggere e scrivere senza problemi in questa lingua”. Così ha preso la licenza media, “tre anni in uno”. Poi, “siccome ero intenzionata a lavorare nel settore del sociale, mi sono iscritta anche al liceo anche se per esigenze lavorative non sono riuscita a terminarlo”. 

Fino all’aprile del 2018, infatti, Madalina era impiegata presso una cooperativa di pulizia. “Poi ha chiuso e ho ricevuto la disoccupazione fino a novembre. Insomma conduco una vita normale, non sono una delinquente. Quelle denunce sono tutte inerenti alla mia attività politica. Ora invece mi ritrovo ad essere considerata un’immigrata che non è riuscita ad integrarsi”. 

Per Madalina l’intento è chiaro: “Stanno facendo pressione su una cittadina migrante, anche se comunitaria, perché nelle occupazioni vivono tantissimi migranti che temono sempre di più che sostenere questa battaglia per i loro diritti li porti a perdere il permesso di soggiorno”. E lo stesso timore, sottolinea Madalina, “vale per chi è iscritto ai sindacati”. 

C’è un altro elemento del quale non c’è traccia nel provvedimento di allontanamento della Prefettura. Madalina è molto attiva socialmente anche all’interno dell’occupazione nella quale vive, quella di Casal Boccone. “Dal 2014 ho contribuito ad attivare spazi dedicati ai bambini, abbiamo attivato una piccola biblioteca aperta a tutto il quartiere. Nella palestra, ogni sabato, dopo la scuola, si tengono lezioni di teatro danza. A settembre abbiamo inaugurato ‘Teatro Caos’ ed entro al primavera presenteremo un programma di eventi. Stiamo preparando uno spettacolo con i più piccoli. Mi sono sempre impegnata per rendere l’occupazione un luogo aperto, non solo un tetto sulla testa ma anche uno spazio culturale. Non bisogna dimenticare che le persone decidono di andare a vivere in un’occupazione perché non possono pagare un affitto. Perché hanno bisogno di recuperare dignità dopo sgomberi e sfratti che li buttano in mezzo a una strada. E in questa città le alternative sono sempre di meno. Non siamo criminali”. 

Mentre Madalina prepara il ricorso contro il provvedimento di allontanamento, verso il quale verrà chiesta anche una sospensiva, cresce l’attenzione verso il suo caso. Un gruppo di esponenti del mondo scientifico, impegnati nel campo della ricerca sulle migrazioni e sui processi di integrazione, ha lanciato un appello per chiedere la revoca del provvedimento. 

“Gli atti e i comportamenti contestati sono stati tutti compiuti nella sua attiva partecipazione al movimento” si legge. “Madalina da oltre dieci anni vive, studia e lavora precariamente a Roma; comunica in tre lingue, consolida legami sociali e cultura della solidarietà” continua. “La più aggiornata letteratura scientifica internazionale e le stesse istituzioni nazionali e internazionali indicano nel percorso della partecipazione sociale e politica uno dei requisiti più importanti nel valutare i processi di integrazione delle persone immigrate. Indicare nel percorso biografico di Madalina una ‘mancata integrazione’ significa, a nostro avviso, smentire quanto affermato con forza dalle stesse istituzioni italiane e internazionali”. Il primo febbraio alle ore 17 nell’occupazione in via di Casal Boccone 112 si terrà un’assemblea pubblica in suo sostegno. 

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