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Emergenza casa, blitz dei movimenti allo scheletro di Tor Vergata: "Serve un piano di politiche abitative"

L'azione è stata messa in campo da movimenti e Asia Usb. Ater specifica: "I lavori partiranno il 23 luglio"

“Basta rinvii” nell’elaborare un piano di politiche abitative che affronti l’emergenza romana comprese quelle “soluzioni utili a scongiurare tensioni sociali e a garantire il passaggio da casa a casa a chi è a rischio di sfratto o sgombero”. Questa mattina una cinquantina di persone dei Movimenti per il diritto all’abitare e del sindacato Asia Usb hanno protestato in via Ferruccio Ulivi, a Tor Vergata, davanto allo scheletro di un immobile di proprietà dell’Ater segnalando che i cantieri non sono ancora partiti nonostante l'annuncio di tre settimane fa. I manifestanti hanno srotolato dall’alto uno striscione con la scritta: “Ora le case”.

L’immobile, incompiuto da più di 20 anni, non è mai stato terminato anche se proprio in questi mesi è stato inserito in un progetto di riqualificazione da parte dell’azienda che gestisce parte degli alloggi popolari della città che, con un finanziamento della Regione Lazio da 5 milioni e 700 mila euro, dovrebbe portare nel prossimo anno e mezzo alla creazione di 42 nuovi alloggi popolari (il piano, in totale, prevede l'arrivo di circa 700 alloggi nei prossimi tre anni). Secondo quanto fa sapere l’Ater i lavori per la messa in sicurezza del cantiere sono già stati effettuati mentre la gara espletata nei mesi scorsi è stata aggiudicata in questi giorni. Tutto quindi dovrebbe partire, fanno sapere dall’azienda, entro il 23 luglio (qui tutta la notizia).

La mobilitazione ha però voluto sottolineare “il bisogno di casa sempre più urgente di questa città. In queste settimane abbiamo visto tante manovre tra il Comune, la Regione e lo Stato sui soldi da stanziare per ripartire dopo l’emergenza Covid 19”, hanno gridato dal megafono, “ma tra tutte le opere reputate urgenti non c’è traccia dell’emergenza abitativa. La questione della casa è completamente elusa, nonostante sia proprio la casa (dove restare in quarantena, ndr) il primo dei dispositivi sanitari richiesto per fronteggiare i contagi di Covid 19. Senza contare che l’articolo 5 (del Piano Casa del 2014, che non perette di ottenere la residenza a quanti vivono in occupazione, ndr) sta impedendo a tantissime persone di avere accesso alle cure”. 

Nei mesi scorsi dalla Regione Lazio sono arrivati due provvedimenti molto attesi in tema di politiche abitative. La regolarizzazione dei senza titolo nelle case popolari (la delibera attuativa è stata firmata proprio nei giorni scorsi dalla Giunta regionale) e la possibilità di destinare una percentuale di alloggi popolari alle famiglie in emergenza abitativa, soprattutto per dare corpo a un piano di alternative per quanti vivono nelle occupazioni. Commentano però i movimenti e Asia Usb: "Riteniamo esistere ancora forti criticità e ostacoli che vanno rimossi per la sanatoria prevista e soprattutto consideriamo ancora inadeguata e lenta la messa in opera di soluzioni da portare sul tavolo della Prefettura a fronte delle minacce di sgombero reiterate in un recente Comitato per l’ordine e sicurezza con al primo posto ancora una volta viale del Caravaggio".

Il timore è che subito dopo l’estate il nuovo prefetto di Roma, che dovrebbe cambiare proprio ad agosto, al tavolo del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, riprenda in mano il dossier sgomberi accantonato a marzo per l’emergenza Coronavirus. In cima alla lista c’è l’occupazione di viale del Caravaggio dove vivono circa 120 famiglie per un totale di oltre 300 persone. “Ci erano stati promessi una serie di incontri per risolvere i problemi e per stilare un piano di alternative per le famiglie residenti”, spiega Anna, una delle abitanti dell’occupazione di Caravaggio. “Con il Covid si è fermato tutto e oggi è ancora tutto fermo. Il nostro timore è che per stilare un piano di sgomberi ci si metta poco tempo mentre per sistemare le famiglie molto di più”.

Tra una settimana inoltre, il 15 luglio prossimo, sarà passato un anno dallo sgombero senza soluzioni alternative dell’ex scuola di proprietà comunale di via di Cardinal Capranica a Primavalle i cui ex abitanti in parte vivono ancora oggi nei centri di accoglienza, dal costo di oltre duemila euro al mese a famiglia, e in parte sono stati ospitati nelle altre occupazioni della città.

La richiesta della mobilitazione di oggi, quindi, è quella di “far ripartire politiche abitative pubbliche e gestire i processi di regolarizzazione garantendo tutti gli aventi diritto coinvolti, svolgendo quella funzione autorevole che le amministrazioni locali possono svolgere anche nei confronti delle migliaia di nuclei (a Roma sono oltre 13mila, ndr) in attesa nella graduatoria per l’accesso ad una casa popolare”.

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