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Asili nido, da dicembre 2010 parte la privatizzazione: RdB-USB dice no

L'unione sindacale di base annuncia una nuova mobilitazione e una campagna d'informazione alle famiglie. I rischi maggiori della privatizzazione: minore qualità dei servizi, controlli più difficili e meno tutele per insegnanti e bimbi

A partire da dicembre 2010, sei asili nido della capitale saranno dati in concessione ai privati. Si tratta delle strutture di via di Valcanuta nel XVIII Municipio, via Selva Nera nel XIX, via Flora al V, Torrino 1 e Torrino 2 al XII e via Newton nel XVI, per un totale di 469 posti. Rdb-usb non ci sta ed annuncia nuove proteste a partire da settembre.

"Questi sei nidi - si legge in una nota dell'unione sindacale di base - sono già costati ai cittadini romani oltre 10 milioni di euro, mentre altri 5 milioni saranno destinati alla futura gestione che per scelta della giunta Alemanno verrà affidata ai privati". "Oltre a sprecare soldi pubblici Alemanno decide di affidare la responsabilità educativa ai privati - dichiara Caterina Fida, rappresentante RdB-USB del Comune di Roma - così la qualità dei servizi all'infanzia del Comune di Roma andrà a farsi benedire definitivamente, saranno più difficili i controlli e ci saranno meno tutele per quei 469 bambini e per le lavoratrici che dovranno accudirli". "Queste ultime - prosegue Fida - oltre ad avere stipendi da fame, dovranno seguire un numero imprecisato di bambini grazie ad una delibera di Giunta (la 209 del luglio 2010), che aumenta il rapporto educatrici/bambino".

La rappresentante RdB-Usb conclude: "Nidi e scuole dell'infanzia sono il frutto del lavoro di tante lavoratrici e dell'investimento che i cittadini romani hanno fatto in questi decenni, rappresentando così un bene prezioso per la nostra città che non può essere demolito a favore di una miope e distruttiva logica di mercato. Siamo inoltre convinti che ampliare l'offerta dei nidi comunali a Roma non può trasformarsi in una riduzione delle regole e dei diritti. Per questo, da settembre, RdB-Usb ripartirà con una campagna di informazione per le famiglie, che saranno messe a conoscenza dei rischi che corrono i loro bambini con la privatizzazione del servizio, e con una mobilitazione generale del personale dei nidi che coinvolgerà il settore pubblico e quello privato", conclude Fida.

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