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Campidoglio, paralisi sul dopo Stefàno: "A rischio validità gli atti dell'aula". E su De Vito il M5s interpella l'Avvocatura

Sull'elezione del vicario si attende un altro parere del Segretariato. Resta la spaccatura dei grillini sulla revoca di De Vito

Ancora spaccati e ancora alle prese con la soluzione del rebus dei rebus, sempre che ce ne sia una: revocare o no il presidente (sospeso) dell'Aula capitolina. A una settimana dall'addio del vicepresidente vicario Enrico Stefàno, stufo di guidare l'Assemblea senza pieni poteri e margini di manovra, sul caso Marcello De Vito spunta l'ennesimo parere, stavolta firmato dall'Avvocatura capitolina. Richiesto dalla maggioranza e fatto visionare ai consiglieri di opposizione nell'ultima conferenza dei capigruppo che si è svolta in Campidoglio, difficilmente cambierà le intenzioni dei grillini. Il suo contenuto è stato secretato, ma a quanto trapela non avrebbe rassicurato abbastanza sul rischio cause. 

Votare la revoca di De Vito - nel frattempo passato agli arresti domiciliari dopo tre mesi trascorsi nel carcere di Regina Coeli - esporrebbe a denunce i consiglieri, perché le ragioni (l'arresto per corruzione) non rientrano nell'esercizio delle sue funzioni. Così si è già espresso il Segretariato generale. In realtà c'è anche un'ampia giurisprudenza che apre a strade diverse, ma i più non vogliono rischiare di essere citati in giudizio proprio dall'ex collega indagato. Così però rinunciano a dare un segnale forte che forse la città, dopo lo scandalo giudiziario, aspettava. Senza contare il rischio di convivere presto con un paradosso: De Vito è stato espulso dal Movimento Cinque Stelle, ma potrebbe comunque tornare a guidare l'Aula capitolina da ex grillino, una volta terminate le misure cautelari.

Le opposizioni da parte loro pressano perché si arrivi al voto della revoca. Toglierebbe pure le castagne del fuoco per quanto riguarda l'elezione del nuovo vicario. Altro nodo da sciogliere. Con le dimissioni di Stefàno dallo scranno più alto dell'Aula, è subentrato in sua sostituzione Francesco Figliomeni (Fratelli d'Italia), espressione delle opposizioni. Al posto di Stefàno i pentastellati sarebbero d'accordo sul nome della consigliera Sara Seccia, ma andrebbe direttamente a sostituire Figliomeni? Il Regolamento dell'aula nulla dice a riguardo. Un primo parere del Segretariato generale, richiesto dal capogruppo del Pd Giulio Pelonzi, suggerisce l'elezione del nuovo vicario e il ripristino automatico "delle ordinarie forme di governo dell'aula". Ma il tema è delicato e il vice Figliomeni ha richiesto un ulteriore parere. Per lunedì è fissata la prossima capigruppo. 

"L’Assemblea capitolina non è paralizzata stante la presenza del sottoscritto quale presidente facente funzioni e che ha dato ampissima disponibilità a convocare l’Aula per il prosieguo dei lavori" spiega Figliomeni. Ma è pur vero che "in assenza di norme chiare sul regolamento per l’elezione di un nuovo vice presidente, non si possono rischiare contenziosi che comunque ricadrebbero sugli incolpevoli cittadini". Tradotto: a rischio ci sono tutti gli atti che verranno firmati dal vicario, perché se è contestabile la sua elezione, lo sono anche le carte che lui stesso sottoscrive. "Siamo di fronte a una paralisi - commenta il capogruppo Pd Giulio Pelonzi - la soluzione dovrebbe essere votare la revoca, sono tre mesi e mezzo che lo chiediamo. La verità è che non hanno 24 firma in maggioranza nemmeno per presentare la richiesta in aula, e questo ha implicazione ben più ampie: sono divisi, e a rischio c'è l'intera amministrazione della città". Sul piede di guerra anche il capogruppo della Lega Maurizio Politi. "E' assurdo che la maggioranza non abbia avuto ancora il coraggio di procedere alla revoca di Marcello De Vito, mettendo in difficoltà sia l'Aula che l'intera città. La situazione di Roma è sotto gli occhi di tutti: dallo stato sui rifiuti alla mobilità, la città è ferma".

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