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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Roma non sa accogliere, così piazza Indipendenza ha svelato l'incapacità della Capitale

Dallo sgombero di sabato agli idranti: cronaca dei cinque giorni in cui Roma ha scoperto di non essere in grado di dare accoglienza

Il tappeto e la polvere, dove il tappeto è il palazzo di via Curtatone e la polvere è l'incapacità di una città e di una nazione a gestire l'accoglienza dei rifugiati. Tolto il tappeto è venuta fuori la polvere. E' la metafora più semplice per spiegare quanto accaduto negli ultimi 5 giorni a Roma e che oggi, a piazza Indipendenza, ha avuto un epilogo già scritto, già noto, e che nessuno ha provato a cambiare.

Proviamo a ripercorrere quindi le tappe di questa vicenda, cercando di a capire quello che è realmente successo. 

Il palazzo occupato di via Curtatone 

La storia inizia nel 2013 quando un gruppo di eritrei occupa il palazzo ex Ispra di via Curtatone. Si tratta di una struttura tutelata dalla soprintendenza e che dal 2011 era inutilizzata. Di proprietà del fondo Intesa, gestito da Fimit, il palazzo diventa la casa di 800 / 1000 rifugiati. I proprietari ovviamente non ci stanno, sporgono denuncia e il tribunale, a dicembre 2015, mette sotto sequestro l'immobile. Nel frattempo i residenti protestano perché ritengono quell'occupazione pericolosa. I vigili del fuoco intervengono più volte, portano via bombole e ne segnalano la pericolosità perché, ovviamente, non è adatto per vivere.

Le persone che abitavano in via Curtatone erano tutte regolari in Italia

Contemporaneamente la polizia effettua più identificazioni, emettendo pochissimi decreti di allontanamento. Le persone che la abitano sono infatti tutti rifugiati politici, provenienti dal corno d'Africa. Molti hanno permessi di soggiorno regolari, molti i rifugiati, richiedenti asilo politico o destinatari di protezione sussidiaria. Molti quelli che lavorano. Tanti i bambini che vanno a scuola. Insomma tutti sono regolarmente in Italia, ma nessuno viene inserito in un programma come avviene negli altri paesi europei. Nessuna alternativa: o l'occupazione o gli accampamenti di fortuna da dove in effetti provengono tanti di quelli che quattro anni fa hanno occupato.  Nel palazzo si coaugula una comunità già di suo molto coesa. Lo spettro dello sgombero però aleggia. 

Lo sgombero di sabato in via Curtatone 

Sabato lo sgombero, giunto in maniera quando nessuno se lo aspettava. Con la città ancora in ferie, all'alba 25 blindati delle forze dell'ordine hanno fatto il loro ingresso in piazza Indipendenza. Obiettivo liberare il palazzo. Missione compiuta, rifugiati portati a via Patini, identificati e ovviamente, essendo tutti regolari, tutti rilasciati. Il Comune, completamente assente, si palesa solo con i mezzi Atac che accompagnano gli sfollati a Tor Cervara.

"Ed ora dove andranno?", si chiedevano tutti. Facile prevederlo. Il film infatti era di quelli già visti, precisamente in via delle Messi d'Oro, a Ponte Mammolo. Sgomberati da lì, i migranti finirono in strada. Anche qui stessa sorta. Le aiuole di piazza Indipendenza sono diventate il loro letto, il cielo il tetto. Solo ai nuclei familiari e alle fragilità le forze dell'ordine hanno concesso di restare nel palazzo, al primo piano. 

Il Comune silente e l'alternativa che non c'è

A gestire tutto sono le forze dell'ordine. Il Comune latita, tace, nonostante l'assessore alle politiche sociali, Laura Baldassarre, provenga dall'Unicef. "Contraddice la sua storia", ha detto infatti oggi il portavoce dell'associazione. Un silenzio che dura due giorni. Solo lunedì infatti, con un comunicato, informa che verrà avviato un censimento. Sempre dal Comune si apprende oggi che quel censimento "non era stato possibile effettuarlo prima a causa dell’opposizione degli occupanti". 24 ore dopo si conoscono i numeri: sono 107 le persone da assistere. 

Il blitz di mercoledì: spunta l'alternativa

Dove mettere queste persone? La Prefettura mette tutti attorno ad un tavolo. Spunta la soluzione: una parte sarà assistita dal Comune nei centri di prima accoglienza, un'altra dai proprietari dell'immobile, per sei mesi, in palazzine di proprietà nella zona di Rieti. Tutto risolto? Non per i rifugiati per i quali la soluzione non è adeguata. In primis si contesta il fatto che venga smembrata la comunità. Inoltre si fa presente la temporaneità dell'accoglienza a Rieti, pari a sei mesi. E infine, per i centri di prima accoglienza si sottolinea il ritorno al punto di partenza, agli stanzoni e ai letti a castello dove solitamente viene accolto chi sbarca in Italia. Si resta all'aperto e per la Prefettura a questo punto la questione diventa di ordine pubblico. 

Gli idranti all'alba per sgomberare la piazza

Il resto è storia di oggi. La polizia interviene in piazza Indipendenza. Obiettivo sgomberare la favela. Gli eritrei resistono, ne nasce un lancio d'oggetti, di bombole del gas. Arrivano gli idranti e l'occupazione viene spazzata via. Le forze dell'ordine salgono al primo piano e prelevano donne e bambini, portandole in Questura. "In seguito allo sgombero delle persone ancora presenti nell’immobile di via Curtatone e nelle vie limitrofe", informa il Campidoglio, l’amministrazione capitolina si è attivata immediatamente per erogare assistenza e supporto a tutte le persone coinvolte. In particolare gli operatori della Sala Operativa Sociale (SOS) sono intervenuti garantendo priorità a tutte le fragilità: famiglie con minori, anziani non autosufficienti e disabili. Durante le procedure effettuate presso l’Ufficio Immigrazione della Questura, in via Patini, sono stati forniti viveri e bevande a tutti i presenti". 

Cosa accadrà adesso? 

Di fatto i rifugiati eritrei sono "dispersi" in città. Già oggi hanno inscenato una nuova manifestazione a Termini. I "deportati" a via Patini non si sa dove alloggerano. Dei rifugiati che dormivano in strada non si ha notizia. Il prefetto Laura Basilone ha lanciato un appello: "La completa riuscita dell'operazione, con la sistemazione alloggiativa delle persone "fragili", richiederà la pronta attuazione delle soluzioni condivise nella riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica svoltosi nella mattinata di ieri. Richiamo quindi l'attenzione di tutte le Istituzioni coinvolte sulla necessità di tenere fede agli impegni assunti".

Riflettori puntati poi su sabato, quando è in programma una manifestazione dei Movimenti per il diritto all'abitare. Nel frattempo però si spera che chi sinora è stato fermo e zitto trovi delle soluzioni senza ricorrere a nessun tappeto.

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