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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Piano rom, il delegato di Raggi smentisce il flop: "Per noi conta giudizio positivo della Comunità europea"

Intervista a Marco Cardilli sui campi rom. Il vicecapo di Gabinetto della sindaca replica al dossier dell'associazione 21 luglio, sonora bocciatura del piano per il superamento delle baraccopoli

Nessun fallimento del piano rom per il delegato alla Sicurezza della sindaca Virginia Raggi, Marco Cardilli, figura competente in materia. "Il giudizio della Comunità europea che finanzia il piano è stato positivo" spiega a RomaToday a due giorni dall'uscita di un dossier firmato dall'associazione 21 luglio che boccia l'operato del Campidoglio su tutti i fronti. Contesta alcuni dati contenuti nel report, dalla percentuale di bimbi iscritti a scuola all'aumento del numero di insediamenti abusivi sul territorio - cifre che pur provengono da fonti istituzionali, anche capitoline - e mostra ottimismo sull'avanzamento "spedito" del piano, definendolo "innovativo, per la prima volta aperto al dialogo diretto con le famiglie". 

Dottor Cardilli, a che punto è il Piano rom per il superamento dei campi, quello presentato dalla sindaca Raggi a maggio del 2017?

Sta procedendo e sta procedendo spedito. Certo ogni tanto ha bisogno di qualche correzione e miglioria, ma prosegue secondo il cronoprogramma fissato e condiviso con la Comunità europea. È un piano innovativo. Abbiamo in corso i progetti di superamento per Barbuta e Monachina e stiamo per affidare il servizio di gestione per la chiusura anche di Castel Romano. In parallelo stiamo predisponendo il bando per operare a Salviati e a Lombroso. Stiamo facendo tutti i necessari approfondimenti su entrambe le realtà per poterlo costruire sulle specifiche necessità. 

L'associazione 21 luglio ha presentato un report alla Camera, una stroncatura di quanto fatto finora dall'amministrazione sulla questione campi rom. Poche famiglie con in mano una reale alternativa di vita e molte in strada in mini campi abusivi. Il M5s Roma ha commentato parlando di "numeri falsi". Ne ha di diversi?

Ecco facciamo chiarezza su questo, a noi risultano dei numeri leggermente diversi sì. Il lavoro sicuramente certosino e encomiabile fatto dalla 21 luglio poggia su numeri in qualche caso errati in altri fermi a mesi fa. 

Vediamo i più significativi presenti nel dossier: nel 2017 i rom censiti negli insediamenti abusivi sono 1200, nel 2019 risultano 2000, un incremento del 66,7%. Nell'anno appena terminato si contano più di 300 mini campi informali. Sono dati del ministero dell'Interno. Non le risultano?

Allora prima di tutto non è corretto attribuire il flusso in uscita al fallimento del piano dal momento che questo è attivo in due campi su undici. E quel 300 è un numero che al Viminale abbiamo fornito noi, con una lettera del 1 agosto 2019 che posso mostrarle, ma la cifra si riferisce al 2018. Le cifre al Ministero le abbiamo date noi, le conosciamo, e non ci risulta l'incremento percentuale indicato. 

Passiamo al dato sulla scolarizzazione. Meno 56% di iscritti a fronte di un calo di presenze nei campi di meno 27%. Meno bambini a scuola quindi. È un dato - proviene dal dipartimento Scuola - che non può non preoccupare. 

Abbiamo numeri diversi. La 21 luglio indica 870 iscritti nell'anno scolastico 2019-2020, a noi ne risultano 1369, 30 in più dei 1339 dell'anno 2017-2018.

Capitolo casa. Il buono mensile del Comune alle famiglie per reperire un alloggio in affitto sul mercato privato è lo strumento principale contenuto nel piano. Al Camping River solo 12 nuclei su 97 hanno trovato un alloggio in questo modo. A Barbuta e Monachina invece non risultano proprio famiglie in affitto. È giusto definire fallimentare questa misura? 

A noi tra Barbuta e Monachina risultano cinque appartamenti trovati.

È comunque un numero molto basso non le pare?

Il piano punta molto sul coinvolgimento diretto delle persone, di chi ha voglia di integrarsi, e vuol offrire un ventaglio di strumenti il più diversificato possibile. Il buono per l'affitto è solo uno di questi, e credo sia giusto mantenerlo. Deve prendere piede, e vale la pena proporlo. Ci sono comunque le case popolari.

Quella però è una via che esula dal piano rom, è valida per tutti cittadini in emergenza abitativa.

Sì ma mi permetta una riflessione. Era già un diritto, è vero, ma prima dell'avvio del piano il numero di persone inserite in graduatoria era decisamente inferiore, era molto basso, pur essendoci nei campi degli enti che gestivano i servizi interni. Gli operatori oggi danno una mano nelle procedure. L'integrazione passa anche e soprattutto dal dialogo con i residenti e dalla conoscenza dei propri diritti. È questa la vera novità di questo piano: avviare un confronto costante direttamente con le famiglie. 

Lei ha parlato di migliorie necessarie. Perché allora il Comune non ha partecipato nel 2019 a un tavolo di progettazione condivisa, finanziato con fondi europei, che prevedeva azioni di confronto sulle pratiche da mettere in campo per l'inclusione delle famiglie che escono dai campi? Era a costo zero per voi, e poteva portare nuove idee.

La scelta è stata quella di concentrarci sulle attività già in essere per non disperdere energie e risorse già impiegate nell'Ufficio rom. Ad oggi poi non ci risulta che il tavolo abbia dato frutti concreti. 

Tornando a migliorie e modifiche possibili, a cosa state lavorando?

Abbiamo contatti periodici con gli enti gestori (la Croce Rossa di Roma, assegnataria dei bandi per Barbuta e Monachina, ndr) che ci riportano il polso della situazione all'interno dei campi. Ci stiamo lavorando ma ancora le novità eventuali sono da definire. Di sicuro non ci fermiamo, non ci fossilizziamo. Ma vorrei fare un'ulteriore riflessione.

Prego.

Noi rispondiamo con report periodici alla Comunità europea che finanzia la chiusura di Barbuta e Monachina, dove è ora attivo il piano. Con tutto il rispetto della 21 luglio, la Comunità europea è molto esigente, se non avessimo rispettato gli impegni ci avrebbero tolto i fondi, cosa che non è avvenuta. Anzi, lo scorso settembre c'è stata una visita nei campi con i rappresentanti dell’Agenzia della Commissione Europea., li abbiamo visitati insieme e presentato un report. I loro target sono stati mantenuti. 

Se tra gli obiettivi del Piano c’è il superamento dei centri di raccolta rom, perché avete realizzato di quello di via dei Codirossoni a Torre Maura, oggetto di pesanti proteste la scorsa primavera, e perché lo strumento è previsto nel bando di Castel Romano?

Non è previsto un centro di raccolta per Castel Romano, nel caso in cui i residenti non dovessero trovare soluzioni abitative proprie e vivessero situazioni di particolare fragilità avranno accesso al circuito di accoglienza ordinario di Roma Capitale, quello a bassa soglia, tipo i centri madre-bambino. 

Con il decreto sicurezza dello scorso governo sono stati soppressi i permessi di soggiorno per motivi umanitari. Che fine faranno le persone (109 solo alla Barbuta) che, nell’impossibilità di rinnovare documento non potranno più essere accolte nei campi né far parte dei programmi assistenziali previsti nel piano?

Il ministro Lamorgese (titolare del Viminale, ndr) ha precisato proprio ieri alla Camera che a brevissimo il sistema dei permessi verrà rivisto, speriamo in novità confortanti. Comunque anche per chi non lo avrà, l'assistenza di primo livello viene garantita. 

Tra le critiche mosse al piano Raggi c'è quello di un approccio "securitario", in relazione anche al numero di sgomberi forzati sul territorio. Lo conferma il fatto che le competenze sui rom non siano più in capo all'assessore al Sociale ma a Lei che è il delegato alla sicurezza della sindaca? 

Guardi la sicurezza centra in via marginale, io sono il vicecapo di Gabinetto del sindaco, e l'Ufficio speciale rom è stato creato proprio perché il sindaco ha voluto seguire in prima persona l'attuazione del piano. Lo seguo in quanto membro diretto del suo staff. 


 

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