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Creditori e sotto sfratto: a Osteria del Curato il piano di zona mette alla porta gli 'over 75'

La presidente Lozzi: "Il Comune revochi la concessione"

Come una metastasi allargata a tutta la città, anche nel piano di zona di Osteria del Curato l'ormai nota vicenda degli 'affitti gonfiati' su appartamenti pagati in buona parte con fondi pubblici si sta trasformando nell'ennesimo problema di emergenza abitativa. Per la palazzina di via Achille Capizzano 25, nel cuore di un quartiere che nasce là dove si incrociano il Gra e la via Tuscolana, la situazione è iniziata a precipitare ormai una decina di mesi fa, alla fine del 2016, quando la società costruttrice, la Società Cooperativa Edilizia La Goletta arl, ha dichiarato fallimento. Nel gennaio del 2017 agli inquilini viene recapitata una breve raccomandata: “[...] intendiamo dare formale disdetta del suddetto contratto alla sua scadenza naturale, il 29/10/2017”. E ora che ottobre è arrivato, per la maggior parte dei 27 inquilini interessati il tempo sta scadendo. Ma una soluzione all'orizzonte ancora non c'è.

I contratti in scadenza 

Eppure i residenti di via Achille Capizzano 25, quasi tutti ultra 75enni, avevano immaginato una vecchiaia tranquilla: le palazzine in cui vivono da circa 10 anni in affitto sono state costruite su un terreno comunale e finanziate all'80% con fondi regionali (2 milioni 633 mila euro la cifra versata a fondo perduto) proprio perché destinate alla particolare categoria degli over 65 con basso reddito. “Se si considera che i lavori sono terminati nel 2005, la maggior parte delle persone vive qui da circa 10 anni” spiega Cristina, stringendo tra le mani una corposa cartellina con tutte le leggi di riferimento. “Sono entrati tutti con più di 65 anni, quindi oggi l'età media è davvero molto alta” continua. L'agitazione è palpabile. Immaginarsi a quest'età fuori dalla propria abitazione, alla ricerca di una casa a libero mercato, è troppo difficile da sopportare. “Abbiamo tutti più di 75 anni, viviamo tutti di pensione” raccontano quasi in coro i residenti riuniti nella sala comune per fare il punto della situazione. “Io ho 87 anni. Cosa devo fare? Pensi che ben due inquiline hanno più di 90 anni”. 

Gli 'affitti gonfiati'

La loro odissea è iniziata ormai anni fa. Prima del rischio di essere sfrattati, infatti, ci fu la battaglia per la revisione degli affitti. “Chi abita in appartamenti da 45 metri quadrati ha pagato per anni più di 500 euro, gli appartamenti più grandi, quelli da 60 metri quadrati, arrivavano anche a circa 700 euro”. Nell'ottobre del 2013 il Comune di Roma chiude il procedimento 'in autotutela' di verifica dei prezzi massimi di locazione. “Con la nuova tabella l'ammontare degli importi crolla e passa da un minimo di 96 euro a un massimo di 136 euro”. Ripensare ad anni di affitti “a cifre anche cinque volte più alte del dovuto” suscita rabbia. “E pensare che l'abbiamo scoperto per caso, per un passaparola: un residente di un altro piano di zona venne qui a dirci che si erano accorti di quanto stava accadendo”. Da lì è iniziato un calvario fatto di avvocati e proteste presso il Comune e la Regione che ha portato, nel 2013, alla  rideterminazione delle tabelle con i prezzi massimi di cessione. 

Inquilini creditori

È così che gli inquilini oggi sono tra i creditori della cooperativa in fallimento. C'è chi ha versato oltre 39 mila euro più del dovuto, chi 38 o 34 mila. La maggior parte vanta un credito che si aggira attorno ai 28 mila euro. Su un totale di 27 appartamenti, “la differenza tra quanto versato a titolo di canone di locazione e quanto effettivamente dovuto a seguito della rideterminazione dei canoni”, si legge nel documento depositato in Tribunale, ammonta ad oltre 724 mila euro. 

Il fallimento

La Società cooperativa edilizia La Goletta arl, dopo la revisione delle tabelle, ha dichiarato fallimento. Nel febbraio del 2015 viene avviata la gestione commissariale, il 24 settembre dello stesso anno la società è posta in liquidazione e il 23 dicembre del 2016  lo “stato passivo” approda i Tribunale. Il debito principale è verso il Comune di Roma, che non ha ancora ricevuto quanto dovuto: in totale 920.323 euro. Di questi 404.966 euro per “opere di urbanizzazione”, per 483.595 euro per “indennità di esproprio” e 31.762 per “indennità di occupazione d'urgenza”. Vanta un credito di 587.104 euro anche la banca Intesa San Paolo, con la quale era stato contratto un mutuo, solo in parte restituito. A questo si aggiungono anche le cifre non dovute ma versate dagli inquilini: 724.437 euro che la cooperativa ha incassato nonostante i 2 milioni e 633 mila euro di fondi regionali  ricevuti che avrebbero dovuto abbattere l'ammontare degli affitti. 

Case in vendita?

“E adesso dove andiamo?”. Al fianco dei più anziani, anche i figli. “Cosa accadrà se le nostre case verranno vendute?” si chiede una signora. La domanda apre un fronte pieno di incertezza. Come si apprende dal documento che la presidente del VII Municipio, Monica Lozzi, ha inviato alla commissione capitolina di inchiesta sui piani di zona, proprio sulla situazione di Osteria del Curato, “dal verbale della riunione del 22 marzo del 2017 […] si evince che il commissario liquidatore ha intenzione di chiedere alla Regione l'autorizzazione alla vendita degli immobili singolarmente (cosa che secondo la Deliberazione di Giunta Regionale del Lazio n.411 del 4 agosto del 2015, può avvenire solo previa restituzione del contributo regionale)”. Se così fosse, le case potrebbero finire per essere vendute a prezzi di mercato con il rischio di mandare per strada gli attuali, anziani, inquilini. 

“Revocare la concessione”

“La strada migliore da intraprendere ora è la revoca della concessione” spiega a Romatoday la minisindaca Monica Lozzi. “Lo prevede l'articolo 15 della convenzione: in caso di fallimento l'Amministrazione potrà dichiarare la decadenza della concessione del diritto di superficie. Il Comune, assumendosi l'onere di pagamento del mutuo, potrebbe preservare i fini sociali per cui sono nati questi quartieri ed entrare in possesso di 31 immobili di recente costruzione e ad un prezzo irrisorio da destinare alla categoria degli anziani fragili” continua la presidente. “Per di più 4 di questi 31 appartamenti sono vuoti e sarebbero già disponibili per una nuova assegnazione”. Il fascicolo è da tempo sulla scrivania dell'assessore all'Urbanistica, Luca Montuori, e su quello della commissione capitolina istituita ad hoc, presieduta dal consigliere del M5S Pietro Calabrese. “Il percorso è in fase di istruttoria” ha spiegato Lozzi. L'attesa è tutta verso il prossimo passo dell'amministrazione Raggi. 

“Ripristinare la legalità”

Il tempo non è molto. Anzi. “Questa situazione è la dimostrazione di come sono stati gestiti i piani di zona fino ad oggi” commenta Angelo Fascetti di Asia Usb, il sindacato che insieme all'avvocato Vincenzo Perticaro ha sostenuto fin dall'inizio gli inquilini dei piani di zona in numerose denunce. “Ricordiamo che l'unica modalità per preservare le finalità sociali per cui è stato realizzato questo quartiere è la loro assegnazione ad affitti calmierati, non la vendita”. Continua il sindacalista: “Il Comune deve ripristinare la legalità applicando la legge. E di fronte al fallimento, l'unica strada per farlo è proseguire con la revoca delle concessioni. Non capiamo perché viene continuamente disattesa”. 

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