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Emergenza abitativa, il piano del Campidoglio slitta a giugno: sgomberi in stallo

La Giunta Raggi lo ha sancito con una delibera

La Roma dei senza casa, dei baraccati e degli sfrattati dovrà aspettare. La Giunta di Virginia Raggi si prende altri sei mesi di tempo. Come stabilito da una delibera approvata il 28 dicembre scorso, il via libera in Assemblea al piano del Campidoglio per "la realizzazione del programma straordinario per l'emergenza abitativa", atteso per la fine del 2017, arriverà entro il 30 giugno prossimo. 

Tutto fermo quindi. A partire da quel piano per sgomberare i circa 100 immobili occupati della capitale che si è bloccato dopo le operazioni di polizia in via Curtatone e in via Quintavalle. La prefetta Paola Basilone dovrà attendere. Il motivo è sempre lo stesso. Si legge anche nella delibera capitolina che ha sancito il rinvio: la circolare emanata dopo i fatti di piazza Indipendenza dal Viminale che ha determinato lo stop a qualsiasi operazione di sgombero senza alternative alloggiative per quanti vivono all'interno. Perché a parte un gruppo di donne con bambini, con i mariti rimasti per strada, il Campidoglio non è riuscito a collocare quanti sono rimasti senza un tetto. In piazza Santi Apostoli è rimasta una tendopoli dove da cinque mesi vivono circa 60 famiglie. Dopo l'ondata di polemiche, del bando per i prefabbricati, gli ormai famosi container Ikea montati presso la sede della Croce Rossa, non se ne è saputo più nulla. E la possiblità di utilizzare un immobile messo a disposizione dalla Regione si è arenata nel consueto braccio di ferro tra Regione e Comune sul tema tanto che martedì scatta la protesta. 

Slitta il piano, slitta anche l'applicazione della delibera regionale del 2014 che stanzia 290 milioni di euro per reperire alloggi popolari e che prevede che un terzo degli immobili siano destinati anche alle occupazioni. Un punto sul qualche il Campidoglio non ha mai voluto cedere, certificato anche dall'ultima delibera che definisce questo passaggio del provvedimento inapplicabile per "parere dell'Avvocatura" in quanto destina alloggi popolari a famiglie "extra graduatoria". 

Resta appesa anche la situazione dei residence. Dopo che il bando per reperire a prezzi di mercaro 800 alloggi da destinare al nuovo servizio Sassat è andato semideserto il processo di chiusura è in fase di stallo.

Guido Lanciano segretario dell'Unione Inquilini commenta: “Mentre i cittadini romani continuano a soffrire la precarietà abitativa subendo sfratti, sgomberi e difficoltà nell'assenza assoluta di qualsiasi assistenza, a distanza di soli 5 mesi dalla presentazione delle proposte con cui la Giunta comunale assicurava di risolvere il problema casa a Roma, la stessa Giunta con 2 diversi provvedimenti ha certificato l'impossibilità di attuare quanto previsto. Tutto viene rimandato a fine giugno”. Il sindacato ribadisce "che la soluzione è possibile, e chiede l'immediata convocazione di tutti i soggetti, e la pubblicazione dei risultati finora prodotti dalla commissione prefettizia prevista dalla circolare Minniti sul censimento degli immobili vuoti. A Roma ci sono oltre 50.000 case vuote che sarebbero sufficienti a risolvere il problema casa”.

Per ora, però, a continuare sono solo le assegnazioni di case popolari che restano libere o che vengono sgomberate. Nel 2017 sono state circa 500 su oltre 11 mila in attesa. Ma non solo le liste. Come ammette la Giunta nella stessa delibera, "il territorio di Roma Capitale è interessato da una situazione di grave emergenza abitativa, con punte di criticità che hanno dato luogo a conseguenze quali, l'incremento esponenziale dei provvedimenti di sfratto per morosità, l’espansione, nelle aree urbane, di alloggi di fortuna e baraccopoli". Per ora, però, non resta che attendere. 

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