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Martedì, 16 Aprile 2024
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"Patata bollente": Libero condannato per il titolo su Virginia Raggi

Respinto il ricorso di Vittorio Feltri. Il titolo, come ha sottolineato il Consiglio di disciplina dell'Ordine dei giornalisti, presenta "evidenti richiami sessuali" e un "dileggio" sessista

Tribunale di Milano e Ordine dei Giornalisti hanno condannato il quotidiano Libero per il titolo messo in prima pagina il 10 febbraio 2017, "Patata bollente", sulla sindaca di Roma Virginia Raggi. Poi in occhiello "La vita agrodolce di Virginia Raggi" e sotto una foto del primo cittadino della Capitale. La V sezione civile del Tribunale di Milano ha confermato con sentenza di primo grado la delibera del Consiglio di disciplina dell’Ordine nazionale dei Giornalisti contro Pietro Senaldi, direttore responsabile della testata guidata da Vittorio Feltri, del quale il giudice ha respinto il ricorso, condannandolo anche al pagamento delle spese legali, circa 20mila euro.

"Una patata bollente può bruciare Virginia", titolava Libero a pagina 3. Con questo sommario: "La Raggi ha mostrato un debole per un dipendente comunale e gli ha dato l’aumento: meglio il Cav che pagava di tasca propria". Come ha sottolineato il Consiglio Nazionale di Disciplina dell’Ordine, il titolo del quotidiano presenta "evidenti richiami sessuali", un "dileggio" sessista proprio perché la sindaca "è donna" e si parlava delle sue vicende personali, legandole alla notizia dell’inchiesta in cui era stata coinvolta la sindaca Raggi.

Il Tribunale di Milano ha respinto così la versione del "doppio senso, inteso con un’accezione affettuosa" sostenuto da Senaldi nella sua difesa al Consiglio della Lombardia. Titolando così, infatti, il quotidiano accostava Virginia Raggi alla vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi e delle "olgettine".

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Il caso è tornato di attualità in questi giorni quando il vicepremier e leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio ha citato proprio questo titolo di Libero per giustificare gli attacchi di alcuni esponenti del M5s ai giornalisti colpevoli, a loro dire, di "sciacallaggio" su Virginia Raggi tanto più perché donna. Ma proprio dall'Ordine dei giornalisti, che i grillini vorrebbero abolire, è partita la procedura che ha portato alla condanna in Tribunale.
 

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