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7 mila euro per 2 MacBook, la replica di Ferrara: "Ci servono ma non sono arrivati"

Il capogruppo replica su Facebook all'articolo di Romatoday

I computer non sono mai arrivati, parola di Paolo Ferrara. Ma l'aggiudicazione del "servizio di noleggio" per due MacBook Pro Touch Bar e per due pacchetti softwere 'Adobe Creative Cloud for teams' per una spesa totale di circa 7.400 euro, destinati alle "attività di comunicazione istituzionale" del gruppo capitolino del Movimento cinque stelle, è "definitiva". Almeno stando a quanto si legge sulla determina dirigenziale emessa dall'ufficio Gestione Reti Informatiche del 2 marzo del 2018 e sulla successiva lettera di affidamento del 20 marzo, indirizzata alla società che si è aggiudicata la commessa. Nonostante questo, il capogruppo pentastellato ha deciso di replicare pubblicamente all'articolo di Romatoday. Lo ha fatto tre giorni dopo e su Facebook, affidandosi direttamente al tribunale del popolo social e dribblando qualsiasi ulteriore contraddittorio con la redazione, che aveva preventivamente contattato il gruppo e che non è nemmeno stata informata di questa sua dichiarazione pubblica. 

Tutto parte da un articolo pubblicato sabato scorso da Romatoday dal titolo 'Video per i consiglieri grillini: spesa extra di 7 mila euro per due MacBook' redatto sulla base dei documenti sopra citati. Documenti pubblicati sul sito del Comune di Roma e confermati dal gruppo capitolino, prontamente contattato dalla redazione di Romatoday prima della pubblicazione dell'articolo. Questo quanto ci è stato riferito: "Sono stati richiesti ma non sono mai arrivati". La replica ha trovato spazio nell'articolo. Ma "solo in fondo" si lamenta Ferrara. In ogni caso la notizia non riguardava l'effettiva consegna dei computer ma la richiesta, accordata dagli uffici, di due Mac e dei relativi softwere da parte del capogruppo Paolo Ferrara per una spesa totale di 7.400 euro per 33 mesi.  

Per il consigliere grillino però si tratta di una "fantasiosa ricostruzione giornalistica". La "smentita a malincuore"  non spiega comunque perché i computer, richiesti a più riprese fin dal luglio del 2017, la cui aggiudicazione è stata approvata a inizio marzo dagli uffici preposti, non siano mai arrivati. E non ha spiegato nemmeno perché strumenti che non sono in dotazione degli uffici capitolini siano così importanti. La conclusione del post, tra l'altro, ribalta la presunta smentita iniziale e conferma, di fatto, il contenuto del nostro articolo: "In onore della verità voglio sottolineare che, come ho scritto, i computer non sono arrivati, ma faremo di tutto affinché arrivino, perché sono importanti per il nostro lavoro. Saremo i primi a farvelo sapere, il M5s non ha nulla da nascondere". 

Il post è molto più lungo ma il resto del testo non riguarda i contenuti dell'articolo: "Sapete quanto avevano a disposizione le precedenti amministrazioni per le spese dei gruppi consiliari? Con Alemanno il triplo di noi, con Marino il doppio e spendevano tutti fino all’ultimo centesimo. Spendevano soldi per le cose più assurde. Il gruppo M5s di Roma Capitale, che ha ben 29 consiglieri, in quasi due anni dei 440 mila euro a disposizione, ha speso meno di 30 mila euro, e non certo per pranzi, cene e cenette ma per far funzionare i 40 uffici dove lavorano più di 80 persone. Gli altri gruppo consiliari, in proporzione spendono più di noi. Perché non si parla delle spese fatte dagli altri partiti in passato? Perché si parla di una spesa che avremmo fatto noi, che non è mai avvenuta, e non si fanno invece le pulci alle attuali spese degli altri partiti?". 

Non manca nemmeno un impeto di democraticità. Ferrara chiede prima all'opposizione dem di "stare zitta", e poi punta il dito contro la giornalista, ricordiamolo, sempre con un post pubblico anche se senza citare la fonte, al mancato "onore della verità e della pertinenza che un buon giornalista dovrebbe tentare di perseguire". Siamo disponibili a pubblicare, per la seconda volta, la replica dei diretti interessati: Ferrara spieghi quali sono i contenuti che non rispettano "l'onore della verità" e perché. Questa volta, però, entrando nel merito e non con un post su Facebook dove il capogruppo ha incitato una discussione su un articolo che non è nemmeno stato riportato, e quindi letto da quanti si sono ritrovati a commentare la sua posizione. 

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