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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Castro Pretorio / Via Curtatone

Via Curtatone, l'accoglienza fai da te da oggi finita tra le strade di Roma

Il palazzo sgomberato oggi dalle forze dell'ordine, rappresenta uno dei simboli dell'accoglienza non ufficiale della Capitale. Occupato nel 2013, dal 2015 è sotto sequestro da parte del tribunale. Ecco la sua storia

Trentatremila metri quadri, otto piani più due sotterranei di uffici occupati abusivamente e trasformati in abitazioni di fortuna per 800 migranti. Via Curtatone, il palazzo sgomberato oggi dalle forze dell'ordine, rappresenta uno dei simboli dell'accoglienza non ufficiale della Capitale.

Accoglienza non censita e non gestita direttamente dal Governo, ma non per questo irregolare. Molti sono infatti i richiedenti asilo politico o con protezione sussidiaria. Gran parte di loro, secondo quanto si apprende, è in possesso del permesso di soggiorno. Qui, in questo palazzo che affaccia su piazza Indipendenza, a due passi dalla stazione Termini, hanno eletto domicilio in particolare etiopi, somali, eritrei.

Per dirla con il deputato Pd, Luigi Manconi, "interi nuclei familiari, regolarmente residenti nel nostro paese e per le quali, evidentemente, una città come Roma, con tre milioni di abitanti, non è stata in grado di trovare una più dignitosa collocazione".

L'occupazione va - o forse sarebbe meglio dire andava - avanti dall'ottobre 2013 e nel corso del tempo qui le operazioni di identificazione si sono susseguite periodicamente. Pochi gli irregolari allontanati o cacciati. Tutti o quasi invece hanno le carte in regola per vivere in Italia. "Talmente in regola che qui dal 2013 ad oggi molti bambini sono cresciuti ed hanno iniziato ad andare a scuola", racconta uno dei volontari accorsi appena appresa la notizia dello sgombero.

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Il palazzo occupato in via Curtatone

Costruito nel secondo dopoguerra, di impronta razionalista, il palazzo di via Curtatone è vincolato dalla Soprintendenza perché costruito su progetto degli architetti Aldo Della Rocca, Ignazio Guidi, Enrico Lenti e Giulio Sterbini e decorato con le sculture di Pericle Fazzini. Nel corso degli anni, a scandire la storia dell'Italia repubblicana, si sono succeduti vari enti: Coldiretti, Federconsorzi, l'Ispra.

Nel 2011 il fondo Omega l'ha comprato, affidandolo a Idea-Fimit. Nel 2013, ad ottobre, quindi l'occupazione. Il primo dicembre 2015, a seguito della denuncia del proprietario, il tribunale di Roma ha emesso un decreto di sequestro preventivo per occupazione abusiva. Da allora ad oggi lo spettro dello sgombero ha aleggiato a lungo, concretizzandosi oggi, oltre un anno e mezzo dopo.  

Una delle quattro occupazioni dell'accoglienza non ufficiale

Con il Salam Palace della Romanina, con via Collatina 333 e con via Vannina, il palazzo occupato di via Curtatone rappresentava uno dei simboli dell'accoglienza fai da te. Con lo sgombero odierno ne restano in piedi solo due (via Collatina e Romanina) ed anche questi sono finiti sotto la lente d'ingrandimento del Ministero dell'Interno.

In questi anni la struttura di via Curtatone è finita al centro delle polemiche e di interrogazioni parlamentari per il degrado e i problemi di sicurezza. Tanti gli interventi dei vigili del fuoco che, anche su sollecitazione dei comitati dei residenti, nel tempo, hanno portato via materiale pericoloso come bombole del gas o fornelletti.

Una struttura finita anche in inchieste giudiziarie. Nel marzo del 2016 qui furono arrestati alcuni eritrei accusati di  tratta di essere umani. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini gli arrestati avrebbero ottenuto soldi nel corso di 12 passaggi dall'Africa all'Europa del Nord, sfruttando la disperazione di migliaia di profughi. Roma in questo crocevia era la tappa intermedia. 

Leggi tutto sull'operazione del marzo 2016

La casa per centinaia di migranti

Degrado, polemiche, inchieste, ma anche, e soprattutto, una casa, alternativa al nulla o ad accampamenti improvvisati. Donne, bambini, famiglie intere ed anche giovani africani che qui hanno trovato una dimora, dandosi regole precise e cercando di trasformare questi uffici in abitazioni dignitose. Tanti oggi, sgomberati dalla polizia, hanno provato a portar via effetti personali di ogni tipo: quadri, giocattoli, qualche mobile, tanti vestiti. In molti dovranno tornare per recuperare un pezzetto di vita da portare non si sa bene dove. 

In un reportage di Repubblica del 2014, firmato da Vladimiro Polchi, si legge

"Immaginate sporcizia, urla, puzza? Sbagliato. Per essere un vecchio palazzone abbandonato, ora sovraffollato, qui tutto è abbastanza in ordine, abbastanza pulito. Ma soprattutto c'è un grande silenzio, neppure i bambini fanno rumore. "Ci siamo dati delle regole  -  spiega la nostra guida - non sono ammessi alcol, fumo, urla. Non dobbiamo dare fastidio a chi vive o lavora qui vicino. Nessuna associazione ci aiuta, andiamo alle mense della Caritas o del centro Astalli. Qualche ristorante a fine giornata ci regala il pane che avanza". L'elettricità c'è quasi ovunque, le tv sono accese, l'ascensore e i condizionatori sono rotti. L'acqua c'è, ma la pompa non
è potente abbastanza e non arriva a servire gli ultimi piani".

Da oggi questa "emergenza diventata normalità", come la definiva appunto Polchi su Repubblica all'epoca, sarà tra le strade di Roma.  Un'emergenza che lo sgombero porta alla luce del sole e che ora le istituzioni, del Comune e del Governo, dovranno gestire. 

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