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Martedì, 19 Marzo 2024
Politica

Due anni di giunta Raggi: le pagelle degli assessori

La peggiore Rosalba Castiglione, malissimo anche Gatta e Montanari. Nella mediocrità generale uniche sufficienze per Bergamo, Montuori e Marzano

Due anni all'insegna della bufera, delle critiche, del "lasciateci lavorare", della "colpa a quelli di prima". Il vento del cambiamento promesso dalla sindaca Virginia Raggi quando è stata eletta non si alza. Colpa anche di una squadra di governo che, al netto delle porte girevoli, si è dimostrata mediocre quando non insufficiente. 

Marcello Minenna, Paola Muraro, Paolo Berdini, Massimo Colomban e Adriano Meloni hanno mollato da soli. Andrea Mazzilo e Raffaele De Dominicis sono stati fatti fuori. In totale otto cambi di casacca. Della squadra che ha iniziato sono rimasti in cinque. A tutti loro abbiamo provato a dare dei giudizi, delle pagelle per capire a che punto è il cambiamento tanto sbandierato e che in città in pochi vedono. 


Luca Bergamo - voto 5,5

E' il numero due dell'amministrazione pentastellata. Entrato nella giunta come assessore alla Cultura, nel dicembre del 2016 ha ricevuto l'incarico di vicesindaco, subentrando a Daniele Frongia. Luca Bergamo è un professionista apprezzato a prescindere dagli schieramenti ideologici. A Roma è stato, negli anni 90, il creatore del festival culturale Enzimi e successivamente è stato nominato anche capo dell'Agenzia Nazionale dei Giovani. Nel corso del recente mandato però, qualcosa si è incrinato, come mostra anche il braccio di ferro sul cinema all'aperto di piazza San Cosimato. In alcuni ambienti resta però un punto di riferimento ed è infatti lui che, gli attivisti dell'Angelo Mai, chiamano quando si trovano i sigilli alle porte. In assenza di un regolamento capitolino sul patrimonio indisponibile di Roma, la città rischia di perdere molte realtà socio-culturali importanti. Sarebbe una sconfitta per chi, tutto sommato, con quel mondo associativo ha sempre dialogato. Bergamo paga un'eccessiva timidezza nell'azione politica. Il suo ruolo, sicuramente delicato, lo pone in una zona d'ombra dalla quale dovrebbe provare ad emergere. (f.g.)

Margherita Gatta - voto 4

Raggi le assegna la delega ai lavori pubblici nell'agosto 2017. E il suo profilo social desta subito malumori tra post a sostegno delle teorie no vax e cure omeopatiche contro il cancro. Viene cancellato a poche ore dalla nomina, subito sostituito da una linea più istituzionale. Gatta, attivista grillina della prima ora, sconta subito le grana dell’emergenza buche. Cerca di rassicurare la città sciorinando cifre del famoso “piano Marshall”, ma specie a seguito di una commissione Trasparenza convocata per chiarire il dispiego di forze sui cantieri, emerge l’insufficienza di fondi stanziati e di bandi partiti: le strade restano pericolose e indegne di una Capitale europea. Ma dalle sue dichiarazioni il quadro sembra roseo. Risposte poco incisive. La realtà della manutenzione stradale è ben più dura. E i romani aspettano risposte. (g.n.)


Laura Baldassarre - voto 5 

Ha da poco inaugurato le “stazioni di posta”, strutture municipali di assistenza e supporto a senza fissa dimora e persone in condizione di fragilità. Da mesi porta avanti e sponsorizza, gli appuntamenti di #RomaiutaRoma, il percorso partecipato aperto alla cittadinanza per la riforma dei servizi educativi e scolastici di Roma Capitale. Le iniziative sui territori ci sono, ma mancano risposte sui macro temi. Sfugge alle richieste di chiarimenti sul piano rom finché rientra nelle sue competenze (poi la questione è passata al delegato alla sicurezza della sindaca). Ed è poco incisiva sull’accoglienza ai senza casa. Al centro di uno scontro acceso con la Regione per l’assistenza alle famiglie accampate in piazza Santi Apostoli - l’immobile individuato non verrà mai utilizzato - finirà nel mirino degli attacchi dei movimenti per aver introdotto la categoria delle ‘fragilità’ nel sistema di assistenza alloggiativa. Il bando per il ‘centro di accoglienza per sgomberati’ l’ha esposta a numerose critiche. (g.n.)


Gianni Lemmetti - voto 6 

Catapultato dal comune di Livorno dove rivestiva lo stesso ruolo di assessore al bilancio, Gianni Lemmetti, quarto titolare dei conti capitolini dall’inizio dell’era Raggi, arriva ad agosto 2017 a sostituire Andrea Mazzillo. Rispetto al predecessore, finito allo scontro con il Campidoglio, mantiene un profilo decisamente più basso. Alza la voce contro l’Oref, l’organismo di revisione delle finanze comunali, alla notizia di una prima bocciatura al bilancio consolidato 2016: “E’ un organismo tecnico che fa politica”. E spinge perché il debito a gestione commissariale, con le dimissioni di Silvia Scozzese, passi al Comune. Nota di colore: lo stile informale con cui presenzia agli appuntamenti istituzionali. Al Senato, per partecipare a un’audizione dell’Anci sulla manovra di bilancio, arriva in maglietta. Ma il dress code per gli uomini richiede camicia e cravatta. Resta fuori. (g.n.)


Carlo Cafarotti non valutabile

Ha preso il posto a inizio maggio dell’ex assessore Adriano Meloni. Ex delegato della sindaca al municipio VIII quando era commissariato, ed ex consigliere municipale, non si è ancora espresso con decisione sui temi che gli competono. Tante le sfide: dalla lotta al commercio abusivo, al piano pullman già approvato ma nel mirino di continue proteste della categoria, al trasferimento delle bancarelle secondo applicazione della nuova delibera sul commercio ambulante, ai cartelloni pubblicitari. Una valutazione sull’operato di un mese sarebbe prematura. (g.n.)


Flavia Marzano – Voto 6 

Presi dalle enormi difficoltà di una città come Roma, l’attività di Flavia Marzano è forse a volte passata in secondo piano. Ma l’assessora alla Roma Semplice è stata molto attiva in questi due anni tra convegni e iniziative. Suo cavallo di battaglia è stata l’apertura dei Punti Roma facile, per promuovere la diffusione della cultura digitale. Sua la decisione di puntare sul software libero e sulla riorganizzazione dei servizi on-line dell’amministrazione e del nuovo sito. I frutti, forse, si raccoglieranno tra qualche anno. Nonostante i continui riferimenti è difficile percepire come alcuni di questi progetti abbiano aumentato la partecipazione dei cittadini. Voto 7 per aver introdotto un tema poco battuto fino a questa amministrazione. (y.s.)

Pinuccia Montanari - voto 4 

A dicembre del 2016 Paola Muraro, l'ex dirigente di Ama che Raggi aveva scelto come assessora all'ambiente ed ai rifiuti, si dimette. La scelta arriva dopo aver ricevuto un avviso di garanzia. Al suo posto arriva Pinuccia Montanari: a lei passa il non semplice compito di traghettare la Capitale verso l'obiettivo dei rifiuti zero. L'inizio è in salita perchè Roma è invasa d'immondizia e di topi che però, nello stupore generale, lei dichiara di non aver mai visto. Non va meglio sul fronte delle forestazione urbana. I monitoraggi sulle alte alberature, ancorchè limitati a pochi municipi, non sortiscono gli effetti sperati. Gli alberi continuano pericolosamente a schiantarsi e spesso la toppa trovata è peggio del buco. Si risponde infatti con massicci abbattiment ai quali i cittadini assistono impotenti. Roma però deve diventare il giardino d'Europa e per questo vengono annunciate piantumazioni che, alla prova dei fatti, risultato di numero inferiore rispetto a quelle promesse. In alcuni casi gli alberi sono piantati anche fuori stagione. E sempre fuori stagione arriva il bando che avrebbe dovuto portare i trattori e le pecore a risolvere il problema dell'erba alta cresciuta in parchi e giardini pubblici. L'unica attenuante per Montanari è di aver trovato, come i suoi predecessori, un Servizio Giardini totalmente spolpato dalle passate amministrazioni. Però gli errori commessi sono comunque tanti. La bocciatura è inevitabile. (f.g.)


Luca Montuori - voto 6

Montuori eredita la poltrona lasciata dal professor Paolo Berdini all’indomani della chiusura dell’accordo sullo stadio della Roma. A lui, quindi, solo il compito di traghettare l’iter amministrativo. La vera patata bollente del suo assessorato sono piani di zona e affrancazioni. Sul primo punto, pur tra qualche lentezza e prudenza di troppo, ha il merito di aver iniziato a lavorare su una problematica enorme e mai affrontata da anni. Situazione simile sulle affrancazioni, tema scoppiato solo recentemente che ha messo in difficoltà gli uffici, nonostante gli annunci rassicuranti in merito. Impegnato a ricucire la città e a rimettere al centro le tante piccole opere pubbliche mai realizzate, non è riuscito ad essere incisivo sul tema più generale della rigenerazione urbana, non mettendo in campo progetti significativi in questo senso e riconoscendo ad esperienze dal basso un ruolo positivo in questi processi. (y.s.)

Linda Meleo - voto 5


Linda Meleo siede sulla poltrona di assessora alla Mobilità fin dall’inizio. E questo, nella Giunta Raggi, è già un traguardo. Fin dai primi giorni ha dovuto affrontare alcuni dei dossier più caldi della città che, a distanza di due anni, sono ancora più caldi. Perché tra bus che prendono fuoco e linee che saltano, la città vive ancora un sistema di trasporto pubblico caratterizzato da numerosi disservizi. È un’assessora molto attiva e questo ha fatto di lei una delle figure più presenti dell’amministrazione Raggi. Con alti e bassi. Sul dossier del concordato Atac sembra non aver giocato un ruolo da protagonista mentre suo è il mezzo pasticcio del nuovo bando di Roma Tpl, il consorzio privato che gestisce le linee periferiche della città con il quale Meleo, tra stipendi non pagati e proteste, ha intrattenuto spesso un braccio di ferro senza grossi risultati. I ritardi degli uffici hanno portato addirittura ad una proroga, per niente gradita al suo assessore ombra, il presidente della commissione Mobilità Enrico Stefàno. Poco chiara la linea sulla metro C. Ma anche in questo caso, le decisioni non vengono tutte dalla sua scrivania. Per rispetto dei romani che usano i mezzi pubblici, il voto è 5.   (y.s.)

Rosalba Castiglione - voto 2 


Il 3 agosto del 2017 eredita la poltrona delle Politiche Abitative che, a parte una breve parentesi, era rimasta scoperta per un anno. All’attivista di Caltanissetta, va anche il Patrimonio. Fin da subito farà conti con la gravità dell’emergenza abitativa romana: gli sgomberi di via Quintavalle e di piazza Indipendenza sui quali non prenderà mai posizione e che resteranno senza soluzione. La sua principale politica è sgomberare dalle case popolari quanti più occupanti e irregolari possibili per poter proseguire con le assegnazioni. Tema sul quale è stata costruita una vera e propria campagna mediatica. In quanto al vasto patrimonio comunale molti annunci ma il piano che Roma Capitale sta assumendo in merito non è mai stato illustrato. A lei è riuscita la convocazione di un tavolo che non si vedeva da tempo al quale sono seduti i sindacati, movimenti e le associazioni dei costruttori. La ferma posizione contro le occupazioni non ha però permesso alcun passo concreto. Per lo stesso motivo restano inutilizzati i circa 190 milioni di euro che la Regione potrebbe mettere a disposizione del Comune questo tema. Un due di incoraggiamento verso l’incontro in programma per il prossimo 6 luglio.   (y.s.)

Daniele Frongia  - voto 5 

Daniele Frongia è l'assessore su cui, ad inizio mandato, erano riposte la maggiore aspettative. Eletto per la prima volta in Campidoglio nel 2013, ha fatto parte della commissione cittadina sulla spending review. Sulla scorta di quell'esperienza ha scritto, con Laura Maragnani, il libro "Ed io pago": malagestione e sprechi vengono passati al setaccio. Diventa una sorta di programma elettorale per i pentastellati che puntano, con il buon governo, a recuperare 1,2 miliardi. Il credito di cui gode è tale da ricevere la nomina di vicesindaco. La carica dura poco. L'arresto di Marra segna uno spartiacque. Frongia lascia la carica a Luca Bergamo e diventa l'assessore allo Sport ed al Turismo. Parte così una nuova avventura, tutto sommato positiva. Frongia lavora con successo all'approdo della Formula E a Roma e riesce, dopo un lungo e travagliato percorso, ad elaborare un nuovo regolamento sugli impianti sportivi comunali e municipali. Non è abbastanza però per soddisfare le aspettative che la sua elezione in Campidoglio aveva alimentato. Ha anche la delega ai grandi eventi; e proprio la gestione dei grandi eventi di questa primavera è coerente con il voto mediocre che abbiamo scelto di dargli: sette per la formula E (dove i soldi li hanno messi gli organizzatori) 3 per l'ultima tappa del Giro d'Italia. (f.g.)

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