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Dal protocollo informatico alla mappatura satellitare, dagli architetti di Roma 9 proposte per il rilancio dell'edilizia

La lettera è stata inviata ai ministri di Infrastrutture, Innovazione e Beni Culturali, alla Regione Lazio e al Comune di Roma

Dal protocollo informatico alla mappatura satellitare continua del territorio. L'Ordine degli Architetti di Roma e provincia, in accordo con la Federazione degli Ordini degli Architetti del Lazio, ha inviato al Governo e alle amministrazioni locali nove proposte per il rilancio dell'economia dell'edilizia, anch'essa duramente colpita dalla crisi dovuta al diffondersi dell'emergenza Coronavirus. Nove proposte con tre parole d'ordine: "Digitalizzare, sburocratizzare, collaborare”. La lettera è stata inviata nei giorni scorsi ai ministri Paola De Micheli (Infrastrutture), Paola Pisano (Innovazione), Dario Franceschini (Beni culturali) e al oresidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, al sindaco di Roma Capitale Virginia Raggi, oltre a vari sindaci e assessori del Lazio. Tutti indirizzi che sottolineano come, per l'Ordine degli Architetti, sia "ormai indispensabile una maggiore collaborazione tra istituzioni centrali e territoriali".

In cima alla lista delle nove proposte c'è la formazione di una piattaforma unica per l’edilizia, "con la creazione di un vero Sportello unico per l’edilizia telematico dove far confluire tutti gli Enti che esprimono pareri e autorizzazioni nell’ambito dei diversi procedimenti edilizi". Gli architetti chiedono poi l'eliminazione del protocollo cartaceo per uno informatico "con la creazione di un archivio informatico della Pubblica amministrazione accessibile e consultabile dal cittadino". 

E ancora: "Appuntamenti telematici per le istruttorie tecniche" e "definizione dei criteri per i controlli a campione sui procedimenti edilizi, dotando i comuni di risorse economiche ed umane per gli ulteriori procedimenti". Altro punto che aiuterebbe il lavoro dei professionisti, inserito tra i nove punti, è la possibilità di un "accesso immediato e semplificato alla normativa di riferimento, alle delibere (comunali e regionali) e alle circolari di settore, con la creazione di un archivio dei casi tipo e dei relativi processi istruttori, anche con l’ausilio degli Ordini e Collegi Professionali".

Gli architetti chiedono poi la creazione "di sistemi informativi certificati digitali Gis, della cartografa esistente su tutto il territorio comunale, contenente i dati urbanistici e quelli afferenti i vincoli di varia natura". Oltre a questo: una "mappatura satellitare continua del territorio comunale/regionale e creazione di un modello tridimensionale con procedura Bim per il controllo delle nuove costruzioni  e delle infrastrutture con accesso libero".

Ultimi due punti che puntano a procedura semplificate sono la "digitalizzazione e dematerializzazione degli archivi dei progetti contenenti i titoli abilitativi delle preesistenze degli immobili, accessibili on-line da parte dell’utenza, possibilmente georeferenziati" e la "revisione dei cosiddetti 'programmi integrati o complessi' attraverso la creazione di una cabina di regia Comune/Regione, finalizzata anche alla pianificazione e programmazione del territorio mediante la redazione di Programmi Urbani e Ambiti di rigenerazione". 

A sostegno delle proprie richieste gli architetti hanno citato una serie di numeri. Infatti, "secondo quanto riportato dalla Cgia di Mestre (Associazione artigiani e piccole imprese) del 18 aprile scorso, il ritardo nella digitalizzazione e nella sburocratizzazione della pubblica amministrazione ogni anno grava sulle imprese italiane per circa 57.2 miliardi di euro. Un costo che", per gli architetti romani "risiede soprattutto nel coacervo di leggi che soffocano il paese (circa 160.000 tra decreti, decreti attuativi, circolari, ecc. contro le circa 5.500 della Germania e le 7.000 del Regno Unito), la mancata abrogazione delle leggi concorrenti e più datate e il ricorso massivo a decreti legge e con aggravio delle spese per le imprese, maggior numero di contenziosi, sottrazione di tempo alla ricerca e lo sviluppo, perdita di competitività, indebolimento dello strato produttivo (imprese, professionisti e indotto correlato), fuga degli investitori, sacche di corruzione e illegalità”.

Se viene confrontato il dato di Milano con quello di Roma, fanno sapere ancora dall'ordine della capitale, "il termine è sconfortante la Capitale ha incassato attraverso gli oneri di urbanizzazione circa 37 milioni di euro nel 2017, 31 milioni di euro nel 2018 e 38 milioni di euro nel 2019. La misura è tangibile: Milano con un’estensione di soli 182 chilometri quadrati (Roma ne misura 1.287) e con una popolazione di circa 1,3 milioni di residenti (Roma ne conta quasi 3) pianifica interventi di trasformazione del territorio tra pubblico e privato che producono introiti derivanti da permessi di costruzione quasi tre volte quelli di Roma".

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