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Officine Zero cambia casa: siglata lettera d'intenti con Bnl, Regione e Comune

Oz: "Speriamo che diventi un modello replicabile"

Ora è ufficiale. Officine Zero cambia casa. A oltre un anno di distanza dal primo tavolo con Bnl-Bnp Paribas, che ha comprato all'asta le officine ex Rsi di via Partini a Portonaccio, la Regione Lazio e il Comune di Roma ieri è stata siglata la lettera di intenti. "Finalmente si è giunti a mettere nero su bianco gli impegni reciproci che su quel tavolo erano stati posti", scrive in una nota la multifactory. "Si è trovata una soluzione che non solo evita l’ennesimo sgombero di una realtà sociale auto organizzata, ma consente di proseguire questa esperienza in uno spazio consono per il lavoro e per lo sviluppo del progetto, con la collaborazione di tutte le parti in causa", continuano. 

Così Oz Officine Zero uscirà a breve e definitivamente dalle ex RSI, il luogo che lo ha visto nascere, "sebbene ancora uno spazio alternativo non sia stato individuato (nonostante i numerosi tentativi fatti ma non andati ancora a buon fine), ma con l’impegno, da parte del soggetto privato, di continuare a supportare il progetto in questa delicata fase di transizione e, comunque, fino all’individuazione della nuova sede". Nel frattempo Oz avrà "una nuova collocazione provvisoria e funzionale in uno luogo temporaneo adeguato alla continuità lavorativa". 

Da Oz commentano così: "Vogliamo essere fiduciosi, vogliamo puntare all'individuazione di uno spazio invece definitivo all’interno del tessuto urbano, che sia attraversato e attraversabile da persone e idee, aperto alle contaminazioni e alla voglia di fare, uno spazio di lavoro e per il lavoro dove al centro siano le persone e non il profitto". L'ultimo appello è rivolto alle "parti pubbliche, in particolare la Regione Lazio che ha da tempo attestato il suo apprezzamento per il nostro percorso" affinché continuino "a sostenere il progetto così come ipotizzato nel corso di questa lunga interlocuzione. Solo con il pieno coinvolgimento degli enti locali, infatti, è possibile concretizzare quell’utilità pubblica grazie a cui un progetto sociale può dirsi tale. E vorremmo che il nostro fosse un “precedente”, un modello replicabile che veda sempre di più l’interazione (virtuosa) tra realtà sociali, pubblico e privato".

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