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Spin Time, il gesto del cardinale accende il dibattito. Lojudice: "L'incolumità delle persone viene prima della legge"

Parolin: "Comprendere il gesto". Don Bux: "Un incentivo alla disobbedienza"

Gesto caritatevole o atto disobbediente e al di fuori della legalità? Se il gesto dell’elemosiniere del Papa, Konrad Krajewski, che sabato scorso ha riattaccato la corrente al palazzo occupato di via Santa Croce in Gerusalemme 55, nonostante i sigilli posti da Areti per una morosità di oltre 300 mila euro, ha diviso la politica, anche il mondo religioso non è rimasto a guardare. "L'incolumità delle persone viene prima di qualsiasi regolamento o norma. Davanti a situazioni di pericolo per una persona non c'è legge che tenga", la posizione chiara di monsignor Paolo Lojudice, vescovo di Roma per il Settore Sud della diocesi, che in passato, più volte, si è espresso in sostegno della situazione di famiglie senza casa, occupanti per necessità. 

Nel caso di Spin Time Labs, circa 450 persone, 150 famiglie, tra cui un centinaio di bambini erano senza corrente e senza acqua da 6 giorni. Il dialogo tra il Comune e la proprietà non aveva portato ad alcun passo avanti, così il cardinale si è calato nel tombino del contatore e ha riallacciato senza permesso l’elettricità. "Premettiamo che l'elemosiniere è un cardinale e quindi, al di là di quanti lo vorrebbero incriminare, gode di una immunità diplomatica per cui non è incriminabile. Preso in sè, si tratta di un gesto derubricato, che non si era mai visto, ma c'è stata una chiara presa di posizione per cui si è ritenuto che l'incolumità venga prima di qualsiasi regolamento. Il punto è che se c'è qualcuno in difficoltà, anche se mi arrestano o mi fanno una multa, io lo devo salvare: non c'è discussione”. Lojudice ha poi replicato a Salvini, che nei giorni scorsi aveva chiesto alla Chiesa di pagare le bollette anche ad altre famiglie in difficoltà: “Non sa in quanti casi, a Roma ma in tutta Italia, parrocchie e centri di ascolto ogni giorno si fanno carico delle spese, anche con i soldi dell'8 per mille".

Sul tema è intervenuto anche il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano: "Ho visto che ci sono state tante interpretazioni e tante polemiche: personalmente, credo che lo sforzo dovrebbe essere quello di capire il senso di questo gesto, che è attirare l'attenzione di tutti su un problema reale che coinvolge persone, bambini, anziani". 

A sostegno del cardinale Konrad Krajewski anche il Centro Oratori Romani: “Un gesto che non può lasciarci indifferenzi: l’esempio di questo pastore smuove le nostre coscienze di catechisti. Conosciamo un po’ la realtà di questo palazzo occupato, alcuni bambini hanno frequentato l’oratorio estivo della parrocchia Santa Croce in Gerusalemme. Il gesto “squilibrato” - come lo definirebbe Papa Francesco (cfr. discorso all’Assemblea Diocesana del 09.05.19) – dell’elemosiniere ci rende meno sordi al grido di quei bambini e ci provoca a vivere il Vangelo di Gesù nella radicalità di cui finora non siamo stati capaci”. 

Non sono mancate, però, voci critiche. Come quella del teologo e liturgista don Nicola Bux che ha definito il gestro del cardinale “un incentivo alla disobbedienza”. Il motivo lo ha spiegato così: "Un prelato, e pure un alto ecclesiatico non deve dimenticare che è chiamato a portare agli uomini la luce di Cristo, del Vangelo. Oggi però credo che questo sia stato dimenticato e si sia diventati una sorta di agenti socio-sanitari”. Poi ha aggiunto: “La Chiesa non è chiamata ad entrare nel campo della politica o di ogni altro campo, questa è invasione di campo. La Chiesa deve fare la carità senza invadere le leggi dello Stato”. 

Sulla stessa linea anche lo storico Roberto Matteo, presidente della fondazione Lepanto, l’associazione internazionale che lavora in difesa dei principi religiosi della cristianità: "Un gesto simbolico molto più grave di quanto non si immagini, al di là degli aspetti  giuridici. Così si incoraggia l'illegalità e il passo per arrivare a giustificare gli espropri proletari di triste memoria è davvero molto breve". Poi ha aggiunto: “Sarebbe stato molto meglio se si fosse fatto economicamente carico lui di pagare le bollette, anziché 'canonizzare' il principio per cui è lecito violare la legalità per fini di carattere etico-politico”. 

Intanto, come riporta il quotidiano La Repubblica, la Procura della Corte dei Conti ha aperto un fascicolo sulla situazione di Spin Time Labs, proprio come accaduto per l’immobile di Casa Pound. I magistrati di viale Mazzini vogliono capire se la proprietà abbia fatto tutto ciò che poteva per tutelare l’immobile. Gli ex uffici Inpdap sono infatti nel fondo immobiliare Fip, gestito da InvestiRe sgr, e promosso dal ministero dell’Economia e delle Finanze nell’ambito di un processo di valorizzazione di beni pubblici tramite il trasferimento nel fondo. Il palazzo di via di Santa Croce in Gerusalemme 55 è occupato dal 2013. Una parte di un’indagine più ampia che cercherà di far luce sul possibile danno erariale generato dallo stato di abbandono di 161 stabili inutilizzati, il 36 per cento dei quali di proprietà del Comune, finiti in un elenco elaborato dalla Prefettura. 

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