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"Vi spiego il nuovo Statuto. Grande riforma democratica: a Roma come in Svizzera"

L'intervista ad Angelo Sturni (M5s), primo firmatario della proposta di delibera per la modifica dello Statuto di Roma Capitale

Petizioni on line da discutere in Aula, referendum propositivo senza quorum, via la commissione delle Elette che diventa "mista" e cambia nome: sarà la commissione delle Pari Opportunità. E ancora il "contro referendum" dell'assemblea capitolina da mettere al voto in parallelo ai quesiti della cittadinanza, le nuove proporzioni nella parità di genere, il bilancio partecipativo. Sono i nodi chiave della proposta di delibera per la modifica dello Statuto di Roma Capitale, il regolamento che definisce principi, funzioni e organi dell'ente locale. Oggi al voto in Consiglio comunale, non ha ottenuto la maggioranza assoluta, due terzi degli eletti, prevista dalla normativa. Dovrà quindi passare per altre due sedute da convocare nei prossimi trenta giorni. Ma ha già infiammato gli scranni, con le opposizioni sul piede di guerra contro "la finta rivoluzione democratica grillina". Ce la illustra il suo primo firmatario, presidente M5s della commissione Riforme istituzionali, Angelo Sturni.  


Consigliere, cosa cambia con la sua delibera?

Sono tre o quattro i pilastri fondamentali del provvedimento. Il primo riguarda le petizioni popolari elettroniche, per quanto già esistenti Roma Capitale non le aveva mai riconosciute come possibilità nel suo statuto. La grossa novità è che i proponenti potranno venire a discuterle direttamente in aula, come avviene al Parlamento europeo o alla Camera dei Comuni inglese. Poi c'è il bilancio partecipativo, una cosa completamente nuova nello Statuto, è già esistente in altri Comuni e in grandi città come Parigi, Madrid, Barcellona. 

Ci spieghi meglio, i cittadini voteranno il bilancio? 

Non è un voto diretto al bilancio, il cittadino singolo o le associazioni e comitati potranno dare delle linee guida all'amministrazione, e potranno farlo sia on line che in incontri fisici. Si tratta di specificare dove si vorrebbe che andassero i soldi del territorio, su un asilo nido, su un'area giochi in un parco. Le proposte vengono valutate dall'aula. 

Tra i punti più contestati del provvedimento c'è il nuovo rapporto uomini-donne nella giunta comunale e in quelle municipali. Non più 50 e 50 ma 60 e 40. L'opposizione vi attacca per aver "cancellato le quote rosa"

Allora non abbiamo fatto altro che recepire la legge Delrio (n.56/2014 sulle Città metropolitane, ndr), quindi tra l'altro di un governo Pd. Il rapporto sarà 60 e 40 per il genere meno rappresentato, ma 60 possono essere anche donne. Semplicemente non c'è più l'obbligo del 50 e 50, il che non significa, intendiamoci, che non verrà tutelata la parità di genere, anzi. Viene però introdotto un criterio di merito e competenze nella scelta degli assessori, che è molto più flessibile. 

Nell'elenco delle misure pesantemente criticate c'è anche la cancellazione della commissione delle Elette, che diventa la commissione delle Pari Opportunità, composta anche da uomini. Non è un passo indietro nella rappresentanza di genere?

Assolutamente no, anzi nelle nostre intenzioni c'è proprio di ampliare il dibattito sul tema, anche a uomini. Più che cancellata prosegue il suo lavoro in maniera più ampia e approfondita. Le competenze comunque saranno simili. 

Quali novità sono previste invece per l'istituto del referendum popolare?

Ecco questo è un altro aspetto fondamentale. La delibera introdurrà il referendum propositivo accanto a quello abrogativo e consultivo già esistente, e senza quorum (tetto minimo di votanti senza il quale la consultazione è nulla, ndr). E' un istituto presente in molti altri Comuni, finalmente Roma si adegua. La proposta introduce anche la sperimentazione del voto elettronico nella cabina elettorale. 

Sempre nel capitolo consultazioni, viene introdotto quello che è stato ribattezzato il "contro referendum". Di cosa si tratta?

E' la possibilità per l'assemblea capitolina di elaborare una controproposta rispetto al quesito referendario che arriva dai cittadini, le due alternative vanno poi insieme al voto. 

Per le opposizioni è uno strumento per "azzerare il volere dei cittadini". 

E' un'accusa infondata. Garantisce maggior dibattito, facendo dialogare gli strumenti della democrazia rappresentativa con quelli della democrazia diretta. La cittadinanza prende maggiore coscienza di quello che va a votare. Funziona molto bene in Svizzera ad esempio. 

Qui la critica arriva dai Radicali, che aspettano la calendarizzazione del voto referendario sulla messa a gara del servizio di trasporto. C'è chi sospetta che sia una mossa per contrapporsi al quesito sottoscritto dai romani. 

La proposta l'ho presentata il 4 aprile. E Magi (Riccardo Magi, segretario nazionale dei Radicali italiani, ndr) è venuto anche in Commissione e non mi pare ci fossero problemi su questo. Non c'è nessuna sovrapposizione. 

Ma il referendum su Atac si farà?

Non compete all'aula ma alla giunta, quindi non è in mio potere rispondere su questo.

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