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Ama, braccio di ferro sul nuovo dg: a rischio la conferma di Bina

La nomina del direttore generale Stefano Bina, ben visto da una parte del M5S, scade il 31 gennaio. Sul tavolo anche il curriculum dell'ex dirigente Acea Luciano Piacentini

Il nome del nuovo direttore generale di Ama dovrebbe arrivare domani. Scade infatti il 31 gennaio il mandato di Stefano Bina, il dirigente venuto da Voghera per traghettare la municipalizzata dei rifiuti nell'era a Cinque Stelle, in attesa di una gara pubblica per la selezione del nuovo dg. La sua carica sarebbe dovuta scadere il 31 dicembre scorso ma venne prorogata di un mese. Bina è ben visto da una buona parte del Movimento, Casaleggio in primis, che punterebbe alla sua riconferma.

L'esito, a 24 ore, appare però tutt'altro che scontato. Sul tavolo dell'assessore alle Partecipate, Massimo Colomban, e di quello ai Rifiuti, Pinuccia Montanari, sono arrivati diversi profili. E non è un caso che l'attuale presidente dell'Ama, Antonella Giglio, anche lei nominata ai tempi di Paola Muraro, vede in Stefano Bina una presenza ingombrante e preferirebbe che non venisse riconfermato. Che i due non fossero in piena sintonia, si era già capito a metà dicembre quando Bina minacciò di lasciare perché in disaccordo con l'organigramma messo a punto da Paola Muraro e firmato da Giglio poco prima che l'ex assessore rassegnasse le dimissioni. 

Come riporta il Corriere della Sera, oltre a Bina sarebbero in lizza per la poltrona l'ex dirigente Acea Luciano Piacentini, e Ivan Strozzi, lungo curriculum nel settore, il suo nome non può passare inosservato dal momento che fu per poche ore presidente di Ama. Lo nominò Ignazio Marino ma poche ore dopo la nomina lo sfiduciò in quanto scoprì che risultava indagato per traffico illecito di rifiuti. Un'inchiesta dalla quale Strozzi uscì pulito. 

Secondo quanto riporta il quotidiano romano, la scelta sarebbe tra due nomi: Bina e Piacentini. Strozzi infatti sarebbe stato escluso per ragioni di età. Spiega il Corsera: "Nel ruolo di sfidante al dg uscente, insomma, sarebbe rimasto il solo Piacenti. Che dalla sua - eccola, l’indiscrezione con la quale chiudere il cerchio sulle manovre sottotraccia - avrebbe l’appoggio non soltanto della Giglio e dell’ex assessora Paola Muraro, uscita di scena a dicembre dopo il drammatico tira e molla iniziato in estate, ma anche di Manlio Cerroni, l’ex patron di Malagrotta, eterno redivivo. Piacenti, stando agli spifferi di «radio Ama», talvolta più interessanti dei dati ufficiali contenuti nei curricula, anni fa avrebbe ottenuto il supporto della figlia del ras della «monnezza» romana nella corsa per un incarico alla Fise (associazione iscritta a Confindustria) e, soprattutto, porterebbe in dote una «contiguità» in più: lavora alla società Gesenu di Perugia, a lungo di proprietà proprio del gruppo Cerroni, per la quale lei (l'ex assessore Muraro, ndr) avrebbe svolto in passato almeno un incarico peritale ben retribuito". 

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