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Politica Esquilino / Via Torino, 153

Una sede unitaria nel cuore di Roma, per Confcooperative un palazzo storico in via Torino

Presentato questa mattina il palazzo ristrutturato in via Torino 153

Due palazzi, a pochi passi l’uno dall’altro. Una sede unica. Confcooperative ha scelto il cuore di Roma, una via Torino alle spalle della stazione Termini, per la sua nuova sede della direzione nazionale. I nuovi locali, frutto di un’operazione di acquisto e ristrutturazione di un palazzo ottocentesco al civico 153 della strada che collega Santa Maria Maggiore a piazza della Repubblica, sono stati presentati questa mattina dal presidente Maurizio Gardini e da Alessandro Cambi, partner di It’s architettura, alla presenza dell’assessore all’Urbanistica Luca Montuori.

“Per la prima volta nella storia della nostra organizzazione abbiamo tutti gli uffici in un luogo” ha affermato Gardini. Un obiettivo che ha portato “a decidere di vendere la storica sede di Borgo Santo Spirito all’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (Apsa, ndr) e ad avvicinare la nuova sede agli uffici di via Torino 146” dove sono stati realizzati anche una mensa e una palestra. “Così oggi le centinaia di dirigenti che arrivano da tutta Italia possono raggiungere la sede in pochi minuti senza dover arrivare con i mezzi pubblici in zona San Pietro” ha spiegato ancora.

Non solo. “Abbiamo anche avviato un processo di rigenerazione urbana in tutta la via che ha visto anche la riapertura di un albergo proprio di fronte alla nostra sede”. Un vero e proprio ‘quartier generale’ dislocato su due immobili dove lavorano circa 150 persone e che riuniscono gli uffici centrali e i dipartimenti di Confcooperative, delle federazioni, del Credito cooperativo e di Assimoco, la compagnia assicurativa “di bandiera”. L’operazione ha impiegato circa due anni, 7 mesi per la ristrutturazione della nuova sede, per un costo di circa 20 milioni di euro. 

Sede Confcooperative via Torino

Gli spazi interni all’immobile si estendono per circa 4 mila metri quadrati totali ed è dislocato su sei piani. “L’intervento” ha spiegato Cambi “ha cercato un equilibrio rispetto ai tempi che convivono nell’edificio, creando una dialettica tra tracce originarie e segni contemporanei”. Un carattere che emerge, per esempio, anche dal materiale scelto per la ristrutturazione interna che affianca le mura storiche a pareti di vetro, un ‘classico’ pavimento in marmo a rivestimenti in alluminio riflettente. 

“I lavori di valorizzazione e restauro “sono stati portati avanti con una serie di accorgimenti. L’approccio Bim (Building Information Modeling), per esempio, che ha consentito una diagnosi precoce dello stato dell’edificio e la possibilità di lavorare con un’attenta programmazione. E l’installazione di impianti di domotica, come l’accensione delle luci e della climatizzazione in presenza di personale, che permetteranno una miglior gestione energetica dell’edificio. Abbiamo immaginato la ristrutturazione di questo edificio” ha spiegato ancora Cambi “in una visione di riqualificazione per la città. Per esempio abbiamo ottenuto l’autorizzazione a dipingere la facciata esterna di bianco quale segno distintivo per il quartiere”. 

Attenzione all’impatto urbanistico è arrivata dall’assessore Montuori: “Riqualificazione e recupero funzionale degli edifici attraverso un pensiero attento alle nuove esigenze di chi abita i luoghi, attivando innovative relazioni tra tecnologie e manufatti storici, modernità e contesto. Questi oggi i temi da cui non si può prescindere per un ragionamento su cosa significhi fare realmente rigenerazione urbana nella nostra città”. 

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