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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Via i numeri romani dalle targhe? "No, solo dalle banche dati" 

L'assessore alla Cultura, Giovanna Marinelli, tranquillizza i romani. La giunta Marino ha approvato ieri la delibera sulla nuova toponomastica, ma le targhe delle strade non verranno toccate

"Da parte della Giunta non c'è e non ci sarà alcuna rinuncia ai numeri romani, che fanno parte della nostra storia. Posso assicurare ai cittadini che nessuna targa di travertino, indicante vie e piazze di Roma, sarà toccata". L'assessore alla Cultura Giovanna Marinelli tranquillizza i romani.

La giunta Marino ha approvato ieri la delibera intitolata "Adeguamento delle denominazioni delle aree di circolazione già esistenti ai sensi della circolare Istat". Una piccola rivoluzione toponomastica che ha subito scatenato polemiche. Via Paolo V diventerà "via Paolo Quinto"? Non è esattamente così. Le targhe di travertino delle strade non verranno toccate. 

"La delibera adottata da Roma Capitale per iniziativa del dipartimento della toponomastica, riguarda esclusivamente l’adeguamento (voluto da una legge nazionale e quindi non eludibile) dei nomi delle strade e delle piazze inseriti nelle banche dati degli indirizzi" chiariscono dal Campidoglio nella tarda serata di ieri.

"La necessità manifestata dall’Istat è semplicemente quella di avere una grafia uniforme in tutto il paese e immediatamente leggibile nelle banche dati elettronici secondo la quale ai numeri romani viene sostituita una dizione con la scritta per esteso. Allo stesso modo andranno scritti interamente alcune parti dei nomi sino a ieri siglate (S. per Santo, SS. Per Santi). Una semplice operazione di uniformità formale che rende più semplici molti dei servizi oggi assicurati attraverso le banche dati (dalla bollettazione alle indicazioni stradali)".

Non c’è insomma nessuna intenzione di modificare "una scrittura che è il retaggio culturale della lingua latina in quella italiana (come nelle altre lingue neolatine), per altro l’indicazione dei numeri ordinali con la numerazione latina è invalsa anche in molte altre lingue di ceppi diversi".
  
"Scambiare questo semplice adeguamento voluto da una circolare Istat – ha poi commenta Marinelli – con la volontà di introdurre modifiche culturali o impoverire la lingua italiana è sbagliato e temo nasconda per qualcuno la volontà di fare inutili polemiche". 


 

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