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Regionali 2018, Zingaretti trionfa: "Straordinaria rimonta, ora rigeneriamo il centrosinistra"

Il presidente entra vittorioso al Tempio di Adriano al termine di un pomeriggio pieno di incertezza

Quando intorno alle 22 Nicola Zingaretti entra nel Tempio di Adriano la sala stracolma lo accoglie con un tripudio di applausi, cori e abbracci. Fino a pochi minuti prima, nonostante le percentuali sempre più rassicuranti trasmesse sugli schermi della sala, nessuno si era lasciato andare. Il risultato è stato incerto per tutta la giornata e anche in quel momento, anche se l'esito è ormai chiaro, lo scrutinio è ancora aperto. "Scusate il ritardo" ha spiegato Zingaretti al suo arrivo. "Abbiamo ritenuto opportuno attendere tutte le valutazioni delle case demoscopiche". Poi l'annuncio: "C'è stata una straordinaria rimonta". 

Impossibile trattenere gli applausi, la sala è stretta attorno a Nicola Zingaretti che è arrivato là dove nessun altro governatore del Lazio era riuscito ad arrivare: farsi riconfermare al secondo mandato. Un risultato storico che suona ancor più "incredibile" se si considera il giorno in cui è stato raggiunto: "Lo stesso della più devastante sconfitta del centrosinistra nella storia di questa repubblica". Nonostante gli exit poll favorevoli della sera precedente, per il centrosinistra nel Lazio la giornata è iniziata sotto il peso di uno svantaggio ottenuto alle nazionali di oltre 200 mila voti rispetto al Movimento cinque stelle e di oltre 270 mila rispetto al centrodestra. "Siamo fiduciosi" afferma nel pomeriggio, senza sbilanciarsi, il vicepresidente uscente, Massimiliano Smeriglio. 

Intorno alle 17, la quinta proiezione del consorzio Opinio per la Rai, che assegna a Zingaretti un 34 per cento, viene accolta con un boato in sala. Ma alle 18, l'ultima proiezione del Lazio per Swg/la7 dà Zingaretti in testa rispetto a Stefano Parisi per meno di un punto percentuale. Troppo rischioso lasciarsi andare. 

Intanto la conferenza stampa di Matteo Renzi, proiettata sul maxischermo, viene ascoltata in religioso silenzio dalla sala. Solo quando il segretario del Pd annuncia la volontà di dimettersi scatta un mezzo applauso ma viene fermato sul nascere. I commenti sono concentrati sul risultato elettorale regionale. Si attende il dato reale ma gli scrutini, iniziati alle 14, procedono a rilento. Alle 19.30 con circa un quinto delle sezioni scrutinate, Zingaretti è in testa con il 32,10 per cento e Stefano Parisi, forte della roccaforte della circoscrizione di Latina, dove il candidato del centrodestra ha sforato il 40 per cento, lo segue con un 31,86. Il candidato del centrodestra parla dal suo comitato elettorale: "La partita è ancora aperta" si sente dal maxischermo.  

La sala inizia a riempirsi sempre di più. Ci sono i candidati consiglieri, molti dei quali hanno già fatto parte della maggioranza negli ultimi cinque anni. Ci sono ex deputati, come Umberto Marroni. Il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci è rimasto per tutto il pomeriggio. Arrivano anche le presidenti dei municipi I e II, Sabrina Alfonsi e Francesca Del Bello, vere e proprie roccaforti dem nella capitale a Cinque Stelle. Ad animare l'attesa l'arrivo del 'Commissario Montalbano', il fratello del governatore, Luca Zingaretti. Subito attorniato dal flash dei fotografi.

Al termine di un pomeriggio con il fiato sospeso, Zingaretti decide di sciogliere ogni riserva a di annunciare la propria rimonta "che oscilla da 250mila a 300mila voti" dice ad una sala che si trattiene a fatica. "Un fatto democraticamente di grande rilevanza". Ringrazia i cittadini romani, determinanti nel voto, "che hanno sostenuto con generosità il mio governo". Rivendica la scelta isolata quanto vincente di scendere in campo con una "larga, plurale, ricca alleanza" che oltre ad una serie di liste civiche e della formazione di Emma Bonino è riuscita a coinvolgere anche Leu. Zingaretti, sopravvissuto allo tsunami pentastellato e all'ondata populista che un po' in tutta Europa "ha premiato i partiti all'opposizione", lancia un'Opa sulle macerie del Pd: "Si apre una nuova fase in cui la nostra 'alleanza del fare' deve dare il suo contributo culturale per ricostruire e rigenerare il centrosinistra". 

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