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Politica San Lorenzo / Via dei Sabelli, 108

Tra emergenza ed eccellenza, l'appello del centro di neuropsichiatria infantile: "Servono nuovi posti letto"

Il personale: "Il numero delle emergenze in età adolescenziale si è impennata"

L'ultima parola arriva senza preavviso. "In questo posto mi hanno salvato la vita". È la voce di una ragazza, 18 anni. Si sente appena, ma il tono è sicuro. Il ‘posto’ è il dipartimento di Neuroscienze e salute mentale del Policlinico Umberto I, che ha la sua sede nel quartiere di San Lorenzo, dove ieri mattina si è tenuta una conferenza stampa organizzata dal personale della struttura, tra dirigenti, medici e operatori. Con loro anche un gruppo di genitori. “Non c’è più tempo” recita uno striscione appeso nel cortile della struttura. Ed è anche il titolo della conferenza stampa: il “motivo contingente” della convocazione, spiega il dottor Mauro Ferrara, tra i dirigenti del dipartimento, “è la vicenda relativa all’apertura di un nuovo reparto da 8 posti letto per le emergenze psichiatriche del quale attendiamo la realizzazione da ormai dieci anni”. Poi aggiunge: “È però anche l’occasione per allargare ulteriormente lo sguardo sulla situazione in cui ci ritroviamo ogni giorno”. Tra liste d’attesa da più di otto mesi, organici ridotti all’osso e in parte esternalizzati e ricoveri impossibili da programmare, “da ormai un anno e mezzo stiamo lavorando in emergenza” racconta Graziella Bastelli, coordinatrice dell’Area sanitaria di Neuropsichiatria infantile.

Il dipartimento di Neuroscienze e salute mentale è un grande palazzo a cinque piani, con l’ingresso in via dei Sabelli 108 e il corpo che si apre a ferro di cavallo in direzione di via dei Piceni. Proprio tra queste mura, negli anni ’50, lo psichiatra Giovanni Bollea rivoluzionava questa branca della medicina che per la prima volta in Italia si concentrava sullo sviluppo neuropsichico nella fascia d’età che va dagli zero ai 18 anni. Poi fu la volta degli anni ’70 con l’esperienza altrettanto rivoluzionaria di un altro grande neuropsichiatra, Marco Lombardo Radice che aprì le porte della struttura ospedaliera sul quartiere circostante. Un legame essenziale e prezioso ancora oggi quello con San Lorenzo, con l’attività dell’associazione Il Grande Cocomero che fuori dalle mura della struttura ospedaliera, sempre in via dei Sabelli ma al numero 88, organizza, in via del tutto volontaria, attività rivolte prevalentemente a minori con disturbi psichici. Graziella Bastelli, come molti altri lì dentro, lavora su entrambi i fronti. E sono molti i genitori che, senza nascondere emozione, il prossimo 25 e 26 giugno vedranno i propri figli recitare nello spettacolo della compagnia teatrale del Condominio di via dei Sabelli.

Il dipartimento, vero e proprio punto di riferimento per la regione e per molte regioni del sud, vive ormai costantemente sotto pressione. La necessità di aprire un nuovo reparto da otto posti letto per le emergenze psichiatriche in età evolutiva (11-18 anni), e più in generale di effettuare una serie di interventi nella gestione di tali emergenze nella regione, nasce una decina di anni fa, tra il 2007 e il 2008. Il governatore era Piero Marrazzo. L’iter arriva a compimento tre anni fa, quando viene approvata la delibera numero 475, del 15 settembre del 2015, che stanziava 631.804 euro. “Nel maggio del 2015, nella struttura, si presentò anche il governatore Nicola Zingaretti” ricorda Bastelli. “Eppure i lavori non sono ancora iniziati”. Di fronte alla sollecitazione del personale, la direzione generale dell’Umberto I ha fatto sapere che “i cantieri prenderanno il via il prossimo autunno, dopo i controlli previsti dal Codice degli appalti e dureranno 5 mesi”. 

La conferenza stampa è rimasta comunque. “Questo non è un attacco a chi gestisce la struttura” spiega Bastelli. “Siamo convinti che la nostra professionalità passi anche da questi momenti di confronto”. Sulle spalle una tradizione di professionalità e qualità del lavoro che dura da decenni, “che non abbiamo mai perso e che oggi è sempre più a rischio. Difendere la sanità pubbica, per noi, significa solo voler lavorare meglio”.  

All’interno della struttura trovano spazio due reparti di degenza: quello neurologico da 8 posti, per circa 500 ricoveri all’anno, quello psichiatrico da 6 posti più 2 per le emergenze, dove i ricoveri durano di più, se ne contano circa 100 all’anno. E ancora. Spazi per i cosiddetti ‘diurni’; un ambulatorio generale e tre specialistici con una media di 15 visite al giorno. “Il numero dei pazienti adolescenti che accedono tramite il pronto soccorso, quindi che arrivano presso la struttura in condizioni emergenziali, è aumentato esponenzialmente” l’analisi del dottor Mauro Ferrara. Aumentano i casi di autolesionismo tra adolescenti. Si sono incrementati anche i casi di tentativi di suidicio. Nell’ultimo anno e mezzo, “siamo passati da un paio di consulenze su pazienti ‘gravi’ a settimana a una ventina. Numero che si traduce in 3 o 4 potenziali ricoveri ogni giorno” continua. 

Gli attuali posti letto, riportano i documenti contenuti nella cartella stampa diffusa ai giornalisti, “sono costantemente riempiti con le emergenze del pronto soccorso”. Un dato su tutti rende chiara la situazione: nel reparto degenza di psichiatria su 47 pazienti accettati nel periodo tra gennaio e maggio del 2017, 47 sono passati dal ‘Dea’. I tempi di attesa per una prima visita “arrivano anche a più di otto mesi” con la conseguenza che anche “pazienti non gravi, se non seguiti, possono raggiungere situazioni di emergenza”. Difficile programmare i ricoveri. Fare prevenzione. “Senza presidi su territorio si fatica inoltre ad arginare le ricadute a breve termine”.

Gli organici “sono all’osso”. In parte precari. “Abbiamo 2 medici Co.co.co rinnovati annualmente da 15 anni e altri precari come medici specialistici visto che i 23 strutturati sono diventati 8”. Tre infermieri “sono andati in pensione solo l’ultimo anno e non sono stati sostituiti”. Le terapiste “sono solo quattro”. C’è poi il personale esternalizzato. “I dipendenti della cooperativa Osa, ormai organico indispensabile da anni, sono 9 infermieri e 9 ausiliari”. Personale “ormai altamente formato che non è possibile rischiare di perdere ad ogni cambio di appalto”.

Come se i numeri fossero inseriti in una catena, lo sguardo si allarga ben oltre San Lorenzo.  “A Roma ci siamo solo noi e il Bambin Gesù. In Italia addirittura sette regioni non hanno proprio posti letto” specifica Ferrari. È in questo quadro che si inserisce l’attesa del nuovo reparto. “Il nuovo reparto ci permetterà di creare un vero e proprio polo regionale per la prevenzione, il trattamento e la riabilitazione del disagio psichico adolescenziale” aggiunge il dottor Ignazio Ardizzone, altro dirigente della struttura. "Siamo di fronte ad un bivio: o diventiamo un polo unico in Italia e in Europa o rischiamo di chiudere”. Un’eccellenza, che ora però ha di fronte un’estate che si preannuncia calda. “Speriamo che l’iter per l’avvio dei lavori vada a conclusione, nel frattempo cercheremo di sopravvivere mantenendo un’offerta dignitosa come abbiamo sempre fatto”.

“In questo luogo salvano la vita dei nostri ragazzi”. Ora è una madre che lo conferma. Anche la sua voce è decisa e il sorriso con cui lo racconta non impedisce ai suoi occhi di riempirsi di lacrime. “Quando mi rivolsi a questa struttura per una consulenza per mia figlia, nell’autunno scorso, ho ottenuto una prima visita dopo sei mesi”. Non è servita. “Perché mia figlia ha tentato il suicidio prima di quella data. Gli adolescenti, ormai, ne parlano sui social. Ha assunto una dose altissima di antidolorifici. Così siamo passate dal pronto soccorso. Cinque giorni di attesa senza un letto disponibile. Poi il ricovero”. E il ritorno alla vita. 
 

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